Gli extrasciocchezzai

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che il concetto di “extraprofitto” è legato a regimi dittatoriali, e non è adatto alla situazione italiana. “Invece di imporre una tassa sulle banche, che spaventerebbe i mercati e gli investitori, il governo ha optato per un accordo con gli istituti di credito. Questo accordo permetterà allo Stato di ottenere liquidità senza penalizzare le banche, soprattutto quelle più piccole, e senza aumentare le tasse, una posizione che Forza Italia ha sempre sostenuto”. Tajani ha sottolineato che questa soluzione è stata concordata con buon senso e rappresenta un segnale positivo per l’economia. (dal quotidiano “La Stampa”)

I casi sono due: o Antonio Tajani crede che gli italiani siano stupidi oppure… Guai a chi oserà dire che ho dato dello stupido a Tajani. Stupidità a parte, la questione della tassa sugli extraprofitti è stata risolta alla Pappagone, giocando sulle parole.

Innanzitutto bisogna chiarire che una tassa è il corrispettivo che un privato deve a un ente pubblico per la fornitura di un bene o di un servizio specifico (ad esempio, le tasse scolastiche). Si distingue, perciò, dall’imposta, che rappresenta un prelievo privo di corrispettivo, rivolto a finanziare esigenze pubbliche di carattere generale. L’eventuale prelievo sugli extraprofitti di banche, assicurazioni, aziende farmaceutiche ed del settore energetico sarebbe quindi stata un’imposta.

Si è preferito trasformarla in un contributo volontario da concordare con gli interessati (stando alle indiscrezioni sarebbe tra l’altro non versato a fondo perduto, ma versato sostanzialmente a titolo di prestito in conto imposte differite), che peraltro si sono immediatamente dichiarati disponibili a trasformare il fisco in una entità con cui si scambiano favori finanziari o in una stranissima fondazione a scopo benefico: mentre per loro questo scambio di favori altro non è che un modo brillante per fare i propri interessi, sembra una solenne presa per i fondelli per quanti le imposte le pagano a prescindere dalla loro volontà, dal loro potere lobbistico e dal loro buon cuore. Se è vero, come è vero, che numerose aziende hanno fatto lauti affari in conseguenza dell’emergenza Covid, sembrerebbe oltremodo equo che pagassero un’imposta sugli utili straordinari realizzati. Il concetto di extraprofitto non è legato a regimi dittatoriali, ma ad un regime di equità fiscale come quello delineato dalla nostra carta costituzionale.

Le imposte poi non dovrebbero terrorizzare nessuno se non gli elettori del centro-destra a cui si sono fatte demagogiche promesse: se una forza politica si accorge di avere sparato promesse alla viva il parroco, o ha il coraggio di ritirarle o almeno di correggerle oppure bisogna procedere immediatamente a cambiare il parroco inopinatamente festeggiato. Come si possa fare a garantire l’incolumità fiscale a scatola chiusa è tutto da dimostrare e ancor più strano è come si possa fare a crederci dal momento che milioni di persone sono cascati nel tranello.

Sullo spavento dei mercati e degli investitori torniamo daccapo: o Antonio Tajani crede che gli operatori finanziari e i loro clienti siano dei cretini patentati oppure…  Guai a chi oserà dire che ho dato del cretino a Tajani. Cretinaggine a parte, le aziende beneficiate dal governo, che con loro non userà lo strumento fiscale ma il cesto delle elemosine, brinderanno assieme ai loro azionisti. Lasciamo perdere i mercati che c’entrano come i cavoli a merenda e gli investitori che dovrebbero essere spaventati da un governo che dice e combina simili corbellerie.

Sul fatto che questa vergognosa scappatoia, escogitata per salvare la faccia tosta trasformandola in faccia di bronzo, sia frutto di buon senso e rappresenti un segnale positivo per l’economia sono sinceramente strabiliato e torno daccapo: o Antonio Tajani crede che gli operatori economici siano incompetenti oppure… Guai a chi oserà dire che ho dato dell’incompetente a Tajani. Incompetenza a parte, il sistema economico andrà avanti o indietro a prescindere dalle penose performance governative, che più che al buon senso sembrano ispirate al buon divertimento.

Non posso credere che l’elettorato di centro-destra, in particolare quello sedicente più ragionevole, moderato e liberale, facente riferimento a Forza Italia, possa farsi incantare dallo sciocchezzaio tajaniano, che fa il paio con quello salviniano e con quello meloniano. Non mi illudevo, ma tutto dovrebbe avere un limite, invece una sciocchezza tira l’altra. Ritorno daccapo. Guai a chi oserà accusarmi di avere dato degli sciocchi a Tajani, Salvini e Meloni. Caso mai gli sciocchi utili idioti sono quanti li hanno votati, soprattutto quelli che non avevano interessi precisi e magari inconfessabili per farlo.