Gli intellettuali organici al regime bellicista

Nel bel mezzo delle bufere belliche che stiamo attraversando sono tentato di bypassare i numerosi quanto insipidi commenti snocciolati dai media, tanta è la loro routinaria e pigra superficialità.

L’invasione dell’Ucraina è bloccata sulla criminalizzazione di Putin, sulla indispensabilità della difesa di Zelensky e sul meritorio quanto strumentale appoggio occidentale alla reazione resistenziale dell’Ucraina. Le cause che hanno portato all’odierna situazione si sono perse per la strada, la mancanza di prospettive in uscita dal tunnel non vengono nemmeno prese in considerazione: prevale la rassegnazione bellicista.

Sulla drammatica situazione arabo-israeliana, anche i migliori e più obiettivi esperti di geopolitica si fermano alle soglie dei problemi, non osano affondare la lama e si limitano a due argomentazioni lapalissiane: l’orrore provocato dall’aggressiva, sproporzionata e sconclusionata vendetta israeliana nonché l’auspicio per un intervento americano che possa mettere in riga Netanyahu e c. Nessuno va oltre l’orrore di cui i bambini palestinesi e libanesi non sanno che farsene e nessuno tenta di capire perché gli Usa si limitino a qualche puntura diplomatica di spillo nei confronti della follia israeliana.

Per non parlare della irrilevanza europea sullo scenario internazionale, data per scontata e considerata, con ironica quanto stucchevole supponenza, come un male insuperabile e inguaribile. Nessuno prova a cercare il filo dell’ingarbugliata matassa europea come se noi fossimo marziani capitati sulla terra per puro caso in fervente attesa di fare ritorno su un altro pianeta.

In filigrana si intravede il leitmotiv delle sbrigative analisi: la vergognosa omertà statunitense di cui però non si prendono in considerazione i perché. Nessuno osa approfondire il discorso affaristico-massonico che lega Israele a tutto il mondo occidentale: guai a parlar mal di Israele! Prevale una sorta di complesso della Shoah, che porta a legittimare i crimini di guerra di chi ne ha subiti troppi in passato. Si arriva persino a proibire le pubbliche manifestazioni che possono disturbare la narrazione filo-israeliana. Nessuno stigmatizza la dipendenza elettorale statunitense dalla fortissima lobby ebrea, meglio attestarsi sulla sclerosi galoppante di Biden e sulle improbabili novità del suo successore chiunque esso sia.

Il più bell’orror non fu mai detto e scritto: l’omertà non è l’anticamera della complicità? E allora smettiamola di versare lacrime di coccodrillo e andiamo al sodo delle responsabilità occidentali dirette e indirette, coperte dal lenzuolo della Nato sotto il quale si sono svolte e si svolgono le più vergognose porcherie.

L’Europa non conta niente! Perché? Forse a troppi soggetti viene bene così: agli Usa, alla Cina, alla Russia, a Israele.  Forse gli europei non credono all’Europa e, se non ci credono loro, chi mai ci potrà credere. Per favore, queste cose diciamole apertamente prima che sia troppo tardi. Possibile che non si possa fare niente al riguardo? Ne va del futuro dell’umanità!

Chi ha la responsabilità di influire sul dibattito politico-culturale si smuova dalla narrazione di comodo che ci viene propinata. La critica deve superare lo scetticismo; la denuncia deve scombinare lo status quo; gli intellettuali devono smettere di essere organici al regime bellico che ci sta distruggendo, abbiano il coraggio di dire un pezzetto di verità. Non manca infatti solo la leadership politica, manca anche quella culturale: le due mancanze si tengono assieme e si sostengono a vicenda.

L’unica voce fuori dal coro è quella di papa Francesco: troppo onesto per essere ascoltato, troppo scomodo per essere seguito, troppo in linea con il suo “bimillenario predecessore”, che, per aver detto la verità sul potere giudeo, finì in croce accompagnato dall’omertà del regime romano. Che differenza c’è fra la realpolitik del Sinedrio di Caifa e c. e quella della Knesset di Netanyahu e c.? Che differenza c’è fra l’omertoso Pilato che si lava le mani e il tira e molla del barcollante Biden? Che differenza c’è fra gli Zeloti della Palestina del primo secolo e gli odierni seguaci di Hamas e Hezbollah? Che differenza c’è fra i farisei scrupolosi osservanti della legge mosaica e i difensori dell’attuale equilibrio (?) internazionale? Che differenza c’è fra i Nicodemo e i Giuseppe d’Arimatea e gli intellettuali di oggi che criticano ma non si schierano? Che differenza c’è fra gli apostoli che scappano quando si fa brutta e i cristiani che sanno solo bisbigliare parole del vogliamoci bene.

In estrema sintesi il segno della più assoluta continuità storica consiste nella strage degli innocenti. Anche allora la gente era manipolata e non ci capiva niente. Che cosa è la verità? Meglio continuare la menata delle balle che occupavano e occupano tutto il posto a disposizione.