La mia prima reazione ai sorprendenti ma positivi risultati del ballottaggio elettorale francese è stata quella di un senso di vergona per la timidezza elettorale italiana nei confronti della destra nostrana, non certo meno pericolosa ed inquietante di quella francese.
I francesi invece di rassegnarsi, si sono fatti su le maniche, sono andati a votare, hanno espresso un voto contro la destra ma anche a favore della sinistra: ne esce un Parlamento che ha una maggioranza di centro-sinistra a guida sinistra. Esattamente il contrario del Parlamento italiano in cui abbiamo una maggioranza di centro-destra a guida destra.
Ora il risultato elettorale dovrà trovare un conseguente e coerente governo: entrerà in gioco la politica, che non potrà stravolgere l’indicazione delle urne, ma dovrà comunque trovare una combinazione agibile nei numeri e nei programmi.
Il discorso avrà sicuramente un effetto a livello europeo dove si ridimensioneranno le velleità patriottiche ed euroscettiche. Sembrava che Macron fosse spacciato e invece ha dato un colpo di reni, che si è rivelato se non vincente almeno tale da riaprire i giochi anche in vista delle elezioni presidenziali del 2027.
L’illusione meloniana di sostituirsi tout court al pilastro franco-tedesco viene riportata alla realtà: mentre infatti gli italiani hanno deciso di fare i conti con la destra di Meloni, i francesi hanno rimesso in un angolo Le Pen. Non ho idea se il risultato del ballottaggio francese potrà influire psicologicamente e politicamente sulla definizione degli incarichi istituzionali europei.
Viene sconfitta anche la scorciatoia populista, strumentale, filoputiniana e fintopacifista messa in campo dal Front National: la pace non si persegue a colpi di tattica teatrale, ma con la pazienza della diplomazia europea. Anche Donald Trump non esulterà, perché non avrà quel punto di riferimento francese che poteva essergli utili.
È giusto che il Fronte popolare festeggi una storica vittoria elettorale, ma c’è da augurarsi che non si faccia prendere dalla tentazione di una radicalizzazione parlamentare, preludio ad una pericolosa ingovernabilità. Il risultato elettorale dovrà essere gestito politicamente con coerenza ed equilibrio senza sprecare quello spirito unitario che ha consentito di sbarrare il passo alla destra e senza esorcizzare la risuscitata area centrista macroniana. Auspico un compromesso storico francese ai più alti livelli sociali possibili.
Mi godo al momento questa affermazione della sinistra, poi si vedrà. Il peggio è stato scongiurato, il meglio è stato prospettato, il massimo andrà calibrato. Non intendo fantasticare, ma almeno prendere un brodo servito dai nostri cugini.
La convivenza degli italiani con i cugini francesi e viceversa non è mai stata troppo facile e serena: ci si odia cordialmente. Ricordo come mia sorella, nella sua solita schiettezza di giudizio, una volta si lasciò andare e parlò di “quegli stronzoni di Francesi”: forse non sbagliava di molto. Speriamo che l’evento elettorale di cui sopra possa ridimensionare questa latente conflittualità. Dobbiamo avere l’umiltà di rivedere lo schema ed accettare una lezione politica, istituzionale, democratica ed antifascista che ci arriva dalla Francia. Forse qualcosa sta cambiando!? In Gran Bretagna stravince una sinistra molto moderata, ma sempre sinistra è; in Francia vince una sinistra spinta, ma sempre sinistra è. Speriamo che questa tendenza non diventi una pia illusione. Ora dovrebbe toccare all’Italia…