Il potere è in guerra col pacifismo

In questi giorni mi sto ponendo due domande tra loro collegate: quanto ha influito sul voto europeo il malcontento popolare verso il clima di guerra imbastito dai poteri costituiti o comunque tollerato da essi? perché tanta ostilità, per non dire ostracismo, verso le idee riconducibili al pacifismo peraltro e purtroppo sempre più flebile?

Da tutti i sondaggi è emerso nel tempo che la gente rigetta ogni e qualsiasi tipo di guerra, ma lo fa superficialmente, in modo generico ed istintivo e non riesce ad esprimere ed incanalare politicamente questo sentimento: è contro la guerra, ma non è pacifista; subisce la guerra come una sorta di male necessario, influenzata dalla narrazione mediatica, attestata rigorosamente in difesa degli schemi di ragionamento bellicisti.

Probabilmente nell’astensionismo dilagante c’è anche in filigrana la presenza, a volte addirittura inconscia, di questa protesta. Credo che la protesta sia addirittura sboccata nel voto estremista di destra dal momento che la sinistra non riesce ad intercettarla. È un paradosso che mi disturba e mi angustia. Faziosamente stupida è la contestazione a chi di sinistra (come il sottoscritto) si trova a convergere sul tema della pace con formazioni politiche di destra: pur di evitare la guerra non mi faccio scrupolo a prendere un caffè pacifista persino col diavolo.

Il potere costituito, direttamente o indirettamente, irride alle ragioni della pace, ma sotto-sotto le teme e quindi scatena contro di esse tutti i cani mediatici per silenziarle, per squalificarle in partenza, per combatterle scorrettamente. D’altra parte cosa potrebbe fare se è vero come è vero che attorno alla guerra girano interessi enormi e fondamentali per il sistema e che sostanzialmente viviamo in regimi fondati sulla guerra, che detto fra parentesi la nostra Costituzione ripudia. Gli sporchi interessi valgono bene un’amnesia costituzionale!

Faccio due esempi: la candidatura nelle liste del PD di Marco Tarquinio e la presentazione della lista “Pace, terra, dignità” di cui è stato promotore Michele Santoro. Tarquinio è stato letteralmente massacrato in modo sleale a livello mediatico, facendolo passare per visionario, banalizzando e falsificando le sue tesi, mettendolo in ridicolo, considerando insanabile il contrasto con l’opinione prevalente, se non addirittura unica, del partito che gli concedeva ospitalità. Durante lo spoglio delle schede elettorali si percepiva chiaramente come tutti, più o meno, stessero gufando e si augurassero il suo flop, per mettere a tacere una voce scomoda. Fortunatamente Marco Tarquinio è stato eletto, ma con quante difficoltà!

La lista di Santoro, nonostante la notorietà del promotore, è stata quasi ignorata dalla stampa e dai media di regime e il suo scarso, anche se significativo risultato è stato accolto con un sospiro di sollievo e con atteggiamento grilloparlantesco.

Chi di pacifismo ferisce, di bellicismo perisce. Il tritacarne della guerra non risparmia chi si permette di dissentire. Guai ai pacifisti! E purtroppo non c’è alcuna differenza fra destra e sinistra: i partiti politici, persino i verdi in Germania, sono tutti, con rarissime eccezioni, allineati e coperti a sostegno delle guerre in atto. In Italia il movimento cinque stelle, che si è distinto sul discorso del reiterato invio di armi all’Ucraina e che ha inserito la parola “pace” sulle schede elettorali, è stato punito, probabilmente non solo per quello e in quanto il pacifismo non basta dirlo ma occorre saperlo fare e non strumentalizzarlo. Se permettete però un ragionamento assurdo, preferisco di gran lunga chi strumentalizza la pace a chi strumentalizza la guerra. La lista Santoro, pur mettendo in campo l’argenteria del pensiero pacifista, ha pagato l’inevitabile prezzo alla improvvisazione e al silenzio mediatico.

Torno per un attimo alla rilevanza della guerra sul comportamento elettorale dei cittadini europei. Probabilmente la gente non si rende ancora conto dei rischi che sta correndo l’intera umanità: stiamo viaggiando sul filo del rasoio di un conflitto nucleare, ma o non percepiamo questo catastrofico rischio o preferiamo rimuovere dai cervelli e dalle coscienze questo problema. Nemmeno il Papa, che gode, almeno superficialmente, di attenzione e simpatia, riesce a bucare il video e a scalfire la tesi della necessità della guerra.  Non lamentiamoci poi se l’Europa non conta un cazzo, se gli Usa fanno i cazzi loro, se la Nato pretende di fare i cazzi nostri (scusate la volgarità, ma quanno ce vo’ ce vo’).