“Mi fanno ribrezzo le persone che speculano su vicende di questo tipo, ma so di essere in netta minoranza anche all’interno del centrodestra. Oggi ho visto le dichiarazioni di un ministro di Forza Italia che di fatto, scarica Toti, dimenticando la storia del fondatore del suo partito e la persecuzione che subì. Queste cose non riesco a capirle e non le sopporto più”.
Sono un atto di accusa le dichiarazioni rilasciate in un’intervista, pubblicata oggi dal quotidiano La Stampa, dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Un atto d’accusa rivolto non all’opposizione, cosa che non sarebbe una notizia, ma all’interno della maggioranza di governo, o, per meglio dire ad un partito della maggioranza e nello specifico ad un suo esponente, membro dell’esecutivo. Non fa nomi e cognomi, il ministro Crosetto, ma parla esplicitamente di un ministro di Forza Italia, dicendo, che le persone che speculano sulla vicenda giudiziaria che nell’ultima settimana ha travolto la Liguria e il suo presidente Giovanni Toti “gli fanno ribrezzo”.
Da quando il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti – oggi in Noi Moderati, ma in passato esponente di primo piano di Forza Italia – è stato posto agli arresti domiciliari nell’ambito di una maxi-inchiesta per corruzione della Procura di Genova, lo scorso 7 maggio, il ministro Guido Crosetto ha sempre assunto una posizione garantista e molto “scettica” nei confronti delle tempistiche con cui si è svolta la vicenda, ponendosi in “netta minoranza all’interno del centrodestra”.
Ma a chi sono rivolte le parole al vetriolo del Ministro della Difesa? Come dicevamo nell’intervista non viene fatto nessun nome, ma, i ministri di Forza Italia nell’attuale Governo sono cinque: il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, le ministre Elisabetta Casellati (Ministra per le Riforme Istituzionali) e Anna Maria Bernini (Ministra Università e Ricerca), poi ci sono il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin e infine il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo.
Ebbene, riavvolgendo il nastro delle dichiarazioni rilasciate da esponenti di Forza Italia nella giornata di ieri – 11 maggio 2024 – l’unico ministro ad aver rilasciato dichiarazioni sul cosiddetto “Caso Toti” e sull’inchiesta di Genova, sembra sia stato il ministro Zangrillo. Potrebbe essere lui il destinatario delle accuse del Ministro Crosetto, o si riferiva a qualcun altro? Ma cosa ha detto nello specifico il ministro Paolo Zangrillo sul caso del governatore Toti?
“Non c’è assolutamente alcun dubbio sulla trasparenza del lavoro dei magistrati, e dobbiamo farli lavorare con serenità”. Ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che poi ha aggiunto: “Sul caso Toti non c’è nessuna tensione. Noi siamo concentrati sul governo del Paese. Osserviamo con attenzione le vicende che stanno emergendo a Bari, a Torino e adesso a Genova, pensiamo che la magistratura debba fare il suo lavoro, e aspettiamo con fiducia che lo faccia. Poi ognuno è libero di esprimere le sue posizioni. Quello che mi auguro è che in tutti questi cantieri aperti si possa presto capire che cosa è successo”.
Sono state queste le dichiarazioni che hanno fatto arrabbiare il Ministro Crosetto? Per onore di cronaca bisogna, però, anche sottolineare una generale freddezza delle dichiarazioni di solidarietà nei confronti del governatore Toti da parte di buona parte del centrodestra e non solo da parte di Forza Italia.
(da Tag24 Quotidiano Online e TELENORD.IT)
Il concetto etico, brutalmente espresso da Guido Crosetto, mi trova perfettamente d’accordo. Non ho mai sopportato e non sopporto chi prende opportunisticamente le distanze dagli amici in odore di peccato o di reato. Il discorso vale in tutti i campi e soprattutto in politica. Però non è accettabile neanche chi, per partito preso, li difende a costo di insinuare dubbi e di fare illazioni sulla magistratura inquirente.
Cosa sta succedendo infatti nel centro-destra: si risponde autorevolmente (ministri e alti esponenti di partito) alle inchieste, esprimendo scetticismo sulle tempistiche della vicenda giudiziaria, sia per quanto riguarda la vicinanza delle elezioni che per quanto concerne l’arresto disposto ad annosa distanza dall’inizio dell’inchiesta e ad alcuni mesi di distanza dalle richieste formulate dalla procura della Repubblica.
Nel merito dei capi di imputazione si prospetta una difesa fondata sul fatto che le dazioni liberali ottenute dal governatore Toti sarebbero state tutte regolarmente dichiarate come prevede la legge sul finanziamento dei partiti. Mi sembra un ragionamento semplicistico ed omertoso: lasciamo che sia il magistrato ad approfondire il contesto e verificare la correttezza dei comportamenti.
La concomitanza con la celebrazione del congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati ha innescato anche attacchi piuttosto forti alla Magistratura in materia di responsabilità civile dei magistrati stessi ed in materia di separazione delle carriere. L’Anm ha risposto ribadendo l’assoluta e imprescindibile difesa dell’indipendenza della Magistratura ed esprimendo quindi la propria contrarietà alla riforma in discussione.
Mi permetto di formulare di seguito alcune brevi considerazioni.
Mi sembra che la politica (in primis i ministri) dovrebbe osservare un religioso silenzio durante le inchieste a suo carico, senza ricorso manicheo a garantismo e giustizialismo. Invece purtroppo le galline cantano, dando l’impressione di aver fatto l’uovo o di voler speculare sulle presunte sporcizie del pollaio: tutti parlano e sparlano non facendo tra l’altro alcun piacere al collega finito sotto battuta.
In secondo luogo chi viene sottoposto ad indagini rilevanti in merito al ruolo istituzionale ricoperto dovrebbe dimettersi immediatamente per sgombrare il campo da ogni e qualsiasi confusione, per difendersi in modo appropriato e allontanarsi dalle invettive degli avversari, che magari speculano vergognosamente, dalle amicali difese politiche d’ufficio, che non valgono nulla, e dalle petulanti prese di distanza da parte dei grilli parlanti casalinghi, che valgono ancora meno.
In terzo luogo, per quanto riguarda i punti caldi della riforma della Magistratura, faccio riferimento all’autorevole parere del professore, avvocato ed ex senatore Giorgio Pagliari, espresso in occasione dei referendum sulla giustizia del giugno 2022, che partiva dalla necessità di una vera e radicale riforma e che, pur nella mia ignoranza, condivido pienamente.
“La situazione non può essere più tollerata per le troppe disfunzioni oggettive, che rendono inefficienti tanto la giustizia civile, quanto la giustizia penale. E per un contesto che porta troppa parte della Magistratura – in specie, quella inquirente – a pensare che autonomia e indipendenza significhino impunità e comunque libertà di usare gli strumenti a sua disposizione fino al confine dell’”abuso del diritto”.
I magistrati, infatti, sono gli unici dipendenti pubblici, che, in buona sostanza, non devono rispondere della loro azione sul piano della responsabilità civile. E, tra l’altro, questo consente, contro logica e principi, che la pubblica accusa, possa avviare indagini, chiedere l’arresto di persone e/o il sequestro preventivo di beni, senza essere chiamata a rispondere delle proprie azioni, che incidono sulla vita delle persone financo più delle sentenze definitive, neanche quando le stesse iniziative siano giudicate errate, prive di fondamento giuridico, da sentenze dei giudici penali.
Quanto alla separazione delle carriere appare, nel quadro attuale, l’unico rimedio possibile per creare le condizioni di un’effettiva indipendenza tra la magistratura inquirente e la magistratura giudicante., così da assicurare un vaglio vero da parte di quest’ultima delle richieste dei PM, troppo spesso oggi senza un filtro vero.
La Magistratura, attestandosi sulla difesa ante litteram della propria indipendenza e autonomia, rischia di ridurre ed impantanare i discorsi in un deleterio scontro istituzionale. L’Associazione Nazionale Magistrati si scaglia contro la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati: «La separazione delle carriere non è funzionale a garantire la terzietà del giudice, ma appare uno strumento per indebolire in modo sostanziale il ruolo del pubblico ministero e lascia presagire che venga agitata come strumento di ritorsione e minaccia nei confronti della magistratura. Non si può e non si deve pensare alla responsabilità civile come uno strumento di intimidazione per le toghe, perché magistrati intimiditi non sarebbero una garanzia per i cittadini sia quando si occupano di corruzione, sia quando indagano su mafia e terrorismo».
Il governo, dal canto suo, riduce tutto a una sorta di guerra contro la magistratura. Guido Crosetto, ministro della difesa vede “i Pm politicizzati che stravolgono le leggi”; Matteo Salvini, ministro degli Interni, afferma: «Vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato»; Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, afferma: «Da 30 anni la magistratura avanza in spazi non suoi, se avanza la magistratura arretra la politica, che ha perso autorevolezza delegando alla magistratura compiti propri politica. O recuperiamo l’orgoglio dell’esercizio della politica, o ricordiamo che è la politica che fa leggi o la magistratura avanza su un terreno non suo».
In conclusione, tutti dovrebbero darsi una “calmata costituzionale”, tutti dovrebbero rientrare rigorosamente nel proprio ruolo istituzionale, tutti dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, tutti dovrebbero chiacchierare meno e lavorare di più per il bene della società e dei cittadini, frastornati e sempre più lontani dalla politica.