L’articolo 54 della Costituzione italiana recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Alle mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni contro la ministra Daniela Santanchè e il ministro, nonché vice-presidente del Consiglio, Matteo Salvini, gli interessati e i loro sodali governativi e parlamentari hanno risposto canticchiando la famosa aria di Falstaff nell’opera di Giuseppe Verdi, rivolta ai suoi scagnozzi, che avevano osato rifiutare i suoi ordini, accampando motivi di onore, assimilando quindi i parlamentari dell’opposizione ai buffi e goffi servi Pistola e Bardolfo e la Camera dei deputati all’Osteria della Giarrettiera.
L’onore!
Ladri! Voi state ligi all’onor vostro, voi!
Cloache d’ignominia, quando, non sempre, noi
possiam star ligi al nostro. Io stesso, sì, io, io,
devo talor da un lato porre il timor di dio
e, per necessità, sviar l’onore e usare
stratagemmi ed equivoci, destreggiar, bordeggiare.
E voi, coi vostri cenci e coll’occhiata torta
da gatto-pardo e i fetidi sghignazzi, avete a scorta
il vostro onor! Che onore? che onor? che onor! che ciancia!
Che baia! Può l’onore riempirvi la pancia?
No. Può l’onor rimettervi uno stinco? Non può.
Né un piede? No. Né un dito? No. Né un capello? No.
L’onor non è chirurgo. Ch’è dunque? Una parola.
Che c’è in questa parola? C’è dell’aria che vola.
Bel costrutto! L’onore lo può sentire chi è morto?
No. Vive sol coi vivi?… Neppure: perché a torto
lo gonfian le lusinghe, lo corrompe l’orgoglio,
l’ammorban le calunnie; e per me non ne voglio!
Ma, per tornare a voi, furfanti, ho atteso troppo.
E vi discaccio.
Miglior commento alle spudoratezze di questi squallidi personaggi non saprei trovare. Fanno i furbi, abbozzano, evitano la seduta parlamentare, si mettono la Costituzione sotto i piedi, si occupano degli affari loro, tanto hanno i voti e il Parlamento non conta nulla, si sentono al di sopra di ogni sospetto, hanno un cosiddetto becco di ferro, in situazioni analoghe o addirittura molto meno gravi chiedevano a gran voce le dimissioni di loro colleghi/avversari, non hanno il minimo senso istituzionale.
Per tornare all’opera Falstaff, ricordiamoci che termina con una fuga sulle seguenti parole:
Tutto nel mondo è burla.
L’uom è nato burlone,
la fede in cor gli ciurla,
gli ciurla la ragione.
Tutti gabbati! Irride
l’un l’altro ogni mortal.
Ma ride ben chi ride
la risata final.
Al posto del mondo mettiamo pure l’attuale governo italiano, sicuri purtroppo che la risata finale non ci potrà essere, perché ci rimarrà in gola.