È un complotto, detta in soldoni. L’apertura delle inchieste ai danni di Roberto Vannacci per danno erariale: solo un modo per provare a mettergli i bastoni tra le ruote, per rovinargli la reputazione. Lo pensano in parecchi nella Lega, lo pensano le persone più vicine al generale. La vicenda, per certi versi, conferma la narrazione fatta di sé dal militare stesso: un personaggio scomodo, che dice cose semplici ma scomode per le élite; quindi da provare a silenziare, in un modo o nell’altro. (dal quotidiano “La Repubblica”)
Non c’è che dire, un esempio di rispetto per le Istituzioni che in questo caso si chiamano Ministero della Difesa. Non esiste più alcuna religione istituzionale, nemmeno uno straccio di galateo politico: un partito di governo e il suo leader (la Lega e Matteo Salvini) sconfessano apertamente l’operato di un Ministero al cui vertice sta un esponente di altro partito di governo (Crosetto di Fratelli d’Italia). Il tutto avviene per difendere l’eventuale candidatura al Parlamento europeo di un generale, che scrive per vendere cazzate ai qualunquisti bontemponi, che parla per dare aria ai denti.
Il comunicato del Quirinale sulle cariche della polizia antisommossa contro gli studenti che venerdì manifestavano in favore della Palestina è uno dei più duri pubblicati da quando il governo sovranista è in carica. «Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni», si legge nella nota pubblicata ieri nel primo pomeriggio. (…)
«Le parole del presidente si leggono ma non si commentano». Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini ha preferito non ingaggiare uno scontro con il Quirinale il giorno dopo le dure parole del presidente Sergio Mattarella che ha criticato l’operato del Viminale e delle forze dell’ordine di venerdì scorso a Pisa e Firenze. «Certo è sempre meglio che non ci siano scontri. Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza. Se mio figlio andasse a urlare “sbirro coglione” poi se la dovrebbe vedere con me, ha aggiunto Salvini a margine della scuola politica della Lega dove era intervenuto. «Chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente», continua Salvini. E conclude: «Quello che non accetto è la messa all’indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori. Anche perché, se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, senza sputare senza spintonare, non si ha nessun tipo di problema. Bene ha fatto Piantedosi a dire “faremo tutti gli approfondimenti del caso”». (dal quotidiano “Domani”)
Non c’è che dire, una volgare presa di distanza dal Capo dello Stato e una aprioristica e controproducente difesa d’ufficio delle forze di polizia. Anche in questo caso Matteo Salvini piscia fuori dal pitale governativo dal momento che il suo collega ministro degli Interni condivide le parole di Mattarella e la Polizia di Stato ha aperto un’inchiesta sui fatti di Pisa.
Viene spontanea una domanda: Matteo Salvini c’è o ci fa? Questo signore, volenti o nolenti, è ministro della Repubblica e addirittura vice-premier del governo attualmente in carica e si permette il lusso di sparare continuamente cavolate politiche.
I cortigiani del duca di Mantova, quando Rigoletto osa protestare clamorosamente per il rapimento e lo stupro della figlia, dicono: “Coi fanciulli e coi dementi meglio giova simular…”. L’antefatto è diverso: Salvini è lui che stupra la Costituzione e poi protesta se qualcuno la difende. Probabilmente uguale la reazione disincantata di amici e avversari, di chi cioè lo ritiene un fanciullo o un demente.
La Lega di Salvini sta diventando un fenomeno folkloristico da baraccone ben lontano dal movimento indipendentista delle origini ai bei tempi di Bossi e c. Ma costoro governano il Paese, programmano grandi investimenti infrastrutturali, riformano la Costituzione, svolgono un ruolo a livello europeo ed internazionale. Interpretano un comune sentire degli italiani anche se poi non ne raccolgono significativamente il voto.
Non so sinceramente se sia più pericolosa la verve di Matteo Salvini o quella di Giorgia Meloni. Una bella gara! Agli italiani piace più la seconda ed ecco allora che Salvini deve accentuare ancor più i toni della sua musica. Dice e disdice in continuazione, straparla interpretando tutti i peggiori “malpancismi”, si candida a rappresentare il qualunquismo più colorito e becero. Non riesco a capire se si accontenta di svolgere il ruolo di buffone di corte, che tuttavia raccoglie qualche favore dal principe o dalla principessa, oppure se, come si suol dire, fa lo stupido per non pagare dazio.
Al momento lo lasciano fare: forse lo usano come paravento goliardico o come cane da attacco. Gli amici di partito lo sopportano anche se li sta portando alla rovina: resta un mistero la muta accondiscendenza degli Zaia e dei Giorgetti sul piano politico, di una certa fascia di imprenditori del nord sul piano sociale e di una diffusa dirigenza sul piano pubblico amministrativo.
A proposito della rappresentanza territoriale, che dovrebbe avere un significato di radicamento della Lega, le recenti debacle, sarda e abruzzese, la mettono seriamente, forse addirittura drammaticamente, in discussione (la Lega nazionale si sta rivelando strada facendo un autentico fallimento politico-identitario), anche se qua e là occorre rilevare un modo di fare politica perfettamente in linea con Salvini, che non è poi così isolato e tanto meno un battitore libero.
«In via Mosso c’erano transessuali che sputavano sangue infetto alle forze dell’ordine». Hanno scatenato una bufera politica le frasi pronunciate da Samuele Piscina, consigliere comunale della Lega a Milano. L’esponente locale del Carroccio, che ricopre anche il ruolo di segretario provinciale della Lega, stava commentando durante una seduta del consiglio comunale i fatti avvenuti nei giorni scorsi in via Padova, dove ci sono stati alcuni tafferugli tra polizia e manifestanti dei centri sociali. Carlo Monguzzi, consigliere di centrosinistra, ha definito la zona di via Padova «un modello di integrazione». Parole a cui Samuele Piscina ha replicato così: «Considerare via Padova un modello di integrazione è un’aberrante mistificazione della realtà. In via Mosso una amministrazione a guida Lega e centrodestra ha voluto una cancellata che abbiamo dovuto imporre, perché c’erano i transessuali che sputavano sangue infetto alle forze dell’ordine. Questo era quello che succedeva. C’erano spaccio e prostituzione». (agenzia “Open”)
Quanto agli alleati, che potrebbero usarlo come molosso da combattimento, facciano attenzione, perché a volte i cani sbranano i loro padroni che ne sottovalutano la ferocia. Può darsi che il leader leghista abbia addirittura attaccato e sbranato la coalizione in occasione della recente consultazione elettorale in Sardegna in difesa del suo identitario Christian Solinas.
Qualcuno sostiene che Salvini sia anche un po’ volpe, quando si dice contrario al blocco del terzo mandato che distoglierebbe Luca Zaia dal ruolo di governatore del Veneto: lo farebbe solo per tenerselo lontano ed evitare una pericolosa concorrenza alla guida del partito. Quanto al discorso dell’autonomia regionale differenziata sembra un furbesco alibi storico verso le origini separatiste e nordiste della Lega prima maniera, riprese in considerazione dopo il misero tramonto dell’ipotesi di un partito nazionale.
Giorgetti imprigionato nel disastro dei conti pubblici, Zaia confinato in Veneto, la pancia leghista accontentata nel migliore dei casi con la deriva regionale autonomistica e nel peggiore dei casi con la volgarità dei razzismi e dei bullismi, Meloni costretta ad abbozzare per non perdere i voti leghisti consistenti a livello parlamentare anche se in disastroso calo nelle urne, tutto ciò considerato Salvini può tentare di continuare a fare il suo gioco. Rien ne va plus! Anche se il Corriere della sera ha recentemente titolato così: “Lega, mugugni a Nord-Est «Cambiamo segretario». E già si parla di Fedriga”.