Fiori e slogan ai funerali di Navalny, la folla urla: “Russia libera!” e Putin assassino!”. La folla circonda la chiesa e urla “Navalny! Navalny!”. Tutti intorno alla chiesa dell’icona della Madre di Dio a Mosca, dove si sono svolti i funerali di Alexei Navalny. Presenti almeno 2-3 mila persone che hanno atteso fuori e nelle strade circostanti poiché l’ingresso in chiesa è stato consentito solo a poche persone, oltre ai familiari. Urlati slogan contro Putin. Alcune persone hanno lanciato fiori verso la bara al momento dell’uscita dalla chiesa dopo il funerale, mentre la folla intonava slogan come “la Russia sarà libera”. La folla ha poi seguito la bara al cimitero, che le autorità hanno disposto fosse uno diverso da quello richiesto dalla famiglia e distante circa mezz’ora a piedi. (dal quotidiano “La Repubblica”)
In una puntata del programma televisivo “otto e mezzo” su La 7, andata in onda nel marzo del 2022, è apparso un importante sacerdote russo ortodosso, padre Giovanni Guaita, coraggiosamente schierato contro l’aggressione russa all’Ucraina (una posizione contro-corrente rispetto alle storiche compromissioni ortodosse col potere sovietico prima e russo oggi. “Brutta gente” sentenziava mia sorella…). Lilly Gruber al termine del suo intervento gli ha chiesto quali fossero le sue speranze. Lui ha risposto con la speranza “debole” che la situazione economica costringa Putin a più miti consigli a cui ha aggiunto, con ammirevole discrezione e convinzione, la speranza “forte” che Dio non ci abbandoni e ci aiuti ad uscire dal tunnel. Il discorso di questo autorevole e per certi versi profetico sacerdote ortodosso lasciava chiaramente intendere come in Russia l’area del dissenso a livello culturale e politico fosse estremamente debole al limite della irrilevanza.
Ho continuato in questo periodo a osservare, da lontano e con gli occhi purtroppo offuscati dalla propaganda russa, la situazione, per scrutare se emergesse qualche spiraglio nella contrarietà a questa autocrazia sanguinaria, feroce e mafiosa. Mi è parso che l’opposizione sia purtroppo inconsistente e/o mediaticamente ovattata e/o brutalmente repressa. È indubbiamente difficile valutarne la presenza quando essa viene costretta alla clandestinità con misure di vera e propria persecuzione.
La morte di Navalny e i suoi funerali hanno probabilmente spinto le voci contrarie a farsi coraggiosamente sentire. L’omicidio di questo esponente dell’opposizione e i tentativi maldestri di occultare la verità stanno a dimostrare una certa qual debolezza del regime. Non so se possa costituire la preparazione o addirittura l’inizio di una riscossa, ma qualcosa di nuovo sta succedendo. Il sangue dei martiri mette sempre in difficoltà i detentori del potere oppressivo e spesso costituisce una sorta di scintilla da cui può scoppiare un vero e proprio incendio libertario e democratico. Speriamo sia così.
Come può l’Occidente favorire questo latente movimento contrario al regime? Ospitare la battaglia della moglie di Navalny è cosa buona e giusta, ma occorre certamente molto di più. Gl Usa e i Paesi Nato sono tutti presi dalla necessità di armare l’Ucraina per farne un avamposto di resistenza rispetto ai pericoli derivanti dall’estrema aggressività di Putin. Lo strumento delle sanzioni economico-finanziarie si è rivelato poco efficace se non addirittura controproducente. La strada diplomatica è stata poco battuta anche se sarebbe, nonostante le obiettive difficoltà, l’unica da perseguire convintamente, pazientemente ed operosamente. Rimarrebbe il discorso dell’appoggio alla resistenza interna alla Russia: discorso molto delicato e difficile, ma da non scartare. I pubblici poteri e le opinioni pubbliche occidentali possono e devono aiutare, senza presunzione di avere la verità democratica in tasca, coloro che in patria vogliono combattere questo regime.
Resto dell’idea che Putin vada stretto in una formidabile morsa diplomatica e politica più che continuare a puntare sulla guerra e sulle minacce, che fanno il suo insensato gioco, vale a dire quello del “muoia Putin con tutti i Russi, gli Ucraini e chi più ne ha più ne metta”.