Poltrone per gli amici: così Meloni ha piazzato parenti e fedelissimi. “Basta amichettismo”, aveva detto in tv la premier attaccando la sinistra. Ma tra le nomine fatte dal governo spuntano sessanta nomi con la tessera a destra. Nel salotto accogliente di Quarta Repubblica sull’altrettanto canale amico di Rete 4, Giorgia Meloni a favore di telecamere ha così detto (urlato per la precisione): «Ho dato inizio alla stagione del merito che pone fine a quella dell’amichettismo. È finito il mondo nel quale per le nomine pubbliche la tessera del Partito democratico fa punteggio. Ora conta il merito e le carte le do io». (dal quotidiano “la Repubblica” – Antonio Fraschilla)
Da bambino ho chiesto ripetutamente a mio padre di darmi alcuni ragguagli su cosa fosse stato il fascismo. Tra i tanti me ne diede uno molto semplice e colorito. Se c’era da scegliere una persona per ricoprire un importante incarico pubblico, prendevano anche il più analfabeta e tonto dei bottegai (con tutto il rispetto per la categoria), purché avesse in tasca la tessera del fascio e ubbidisse agli ordini del federale di turno. «N’ éra basta ch’al gaviss la tésra in sacòsa, po’ al podäva ésor ànca un stupidd, ansi s’ l’éra un stuppid, ancòrra méj…». A quel punto chiesi: «E tu papa, ce l’avevi quella tessera lì?». «Ah no po’!» mi rispose seccamente.
Nel medioevo i papi, o qualsiasi persona del clero, praticavano il nepotismo (da “nepos” nipote) e dicevano che i loro figli, proibiti se si era un uomo di chiesa, in realtà erano dei nipoti. Ad esempio, se un dirigente o politico assume o promuove un parente piuttosto che un estraneo alla famiglia più qualificato, quel dirigente (o politico) sarà accusato di nepotismo. Alcuni biologi hanno suggerito che la tendenza al nepotismo sarebbe istintiva, ereditaria, una forma, a loro dire, di selezione parentale. (da Vikipedia – L’enciclopedia libera)
Si tratta quindi di un male antico di cui non c’è da scandalizzarsi più di tanto, anche se questo costume è particolarmente presente nei regimi totalitari dove non c’è controllo e il potere è concentrato in poche mani.
Cosa infastidisce quindi dei comportamenti dell’attuale governo? Non tanto l’amichettismo in sé e per sé, ma il volerlo far passare per il buco della serratura della meritocrazia. Giorgia Meloni ha purtroppo (in primis per chi l’ha votata, ma anche per tutti gli altri tra i quali mi onoro di essere) tutti i peggiori difetti della politica italiana senza averne alcun pregio. É perfettamente inutile che voglia fare il fenomeno: ai difetti tradizionale della politica aggiunge lo stile della presunzione e dell’arroganza. Oltre tutto vuole negare l’evidenza.
Gli italiani lo vedono benissimo, ma al momento non hanno il coraggio di ammettere di essersi clamorosamente sbagliati e, se mai lo facessero, finirebbero per ingrossare le fila degli astensionisti, nascondendosi dietro un “così son e fan tutti”. “Putost che votär la Meloni è mej stär a ca o votär scheda bianca”. Sono perfettamente d’accordo! Però bisognerebbe stare un pochino più attenti prima (stando magari a casa, quello che faccio io da un po’ di tempo a questa parte), anziché buttare la sacerdotessa nella merda dopo.