Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è incorso in un’altra gaffe nel corso dell’ultima domanda a cui ha risposto dopo aver parlato alla Casa Bianca. Parlando della situazione a Gaza, Biden ha confuso il presidente del Messico con quello egiziano Al-Sisi. “Come sapete – ha detto – inizialmente il presidente del Messico Sisi non voleva aprire l’accesso per permettere l’ingresso di materiale umanitario. Gli ho parlato, l’ho convinto ad aprire l’accesso”. In realtà il riferimento era al presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi.
Biden, visibilmente arrabbiato, ha affermato di non avere problemi di memoria, dopo che il rapporto di un procuratore speciale lo ha ritratto come un uomo anziano “con una cattiva memoria”. “Sono un uomo anziano e so quello che faccio. Non ho problemi di memoria”, ha affermato l’ottantenne leader, denunciando aspramente il fatto che il rapporto affermi che ha dimenticato la data della morte di suo figlio Beau. “Come osano?”, ha commentato.
Sulla situazione a Gaza, Biden ha sottolineato che la risposta militare di Israele nella Striscia di Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas è stata “sopra le righe”. “Sono del parere, come sapete, che la condotta della risposta a Gaza, nella Striscia di Gaza, sia stata sopra le righe”, ha detto.
Joe Biden “non è adatto” a fare il presidente, ha dichiarato lo speaker della Camera dei Rappresentanti dopo il rapporto del ministero della Giustizia che ha scagionato il presidente da qualsiasi illecito nella gestione di documenti riservati e lo ha descritto come “un vecchio ben intenzionato” ma “con una brutta memoria”. “Un uomo del tutto incapace di assumersi la responsabilità di aver gestito in modo improprio informazioni riservate non è certamente adatto allo Studio Ovale”, ha tuonato Mike Johnson, stretto alleato del probabile rivale di Biden nelle elezioni di novembre, Donald Trump.
Il rapporto del procuratore speciale ha rimosso una bella tegola per Biden ma ha sganciato una vera e propria bomba, ovvero ha detto che, nella sua indagine, ha trovato Biden con capacità mentali così ridotte da non ricordare le date della sua vicepresidenza sotto Barack Obama e la morte di suo figlio Beau per cancro nel 2015. (AGI – Massimo Basile e Luca Mariani)
Non voglio essere troppo malizioso, ma sarà proprio un caso che la squalifica di Biden per arteriosclerosi arrivi in concomitanza con la sua sacrosanta sfuriata contro Israele? Una cosa è certa: negli Usa la battaglia politica in vista delle elezioni presidenziali è senza esclusione di colpi. Se questa è democrazia… Oltre tutto la magistratura americana non è per niente autonoma e interferisce in modo clamoroso nella politica. Ci pensi bene chi, in Italia, vuole ridimensionare l’autonomia dei giudici (da intoccabile a zerbino del potere politico la distanza è troppa…) e chi intende trasformare la nostra in una repubblica presidenziale o in qualcosa che le assomiglia molto, con tutti i difetti e nessun pregio di questa forma di governo.
C’è però qualche chicca da aggiungere in merito alla candidatura di Donald Trump. Propongo di seguito una breve notizia.
É presto per la sentenza definitiva. Ma i giudici della Corte Suprema chiamati a decidere sull’eleggibilità alla Casa Bianca dell’ex presidente Donald Trump, escluso dalle liste elettorali del Colorado per il ruolo nell’assalto a Capitol Hill del 2021, paiono orientati ad accoglierne il ricorso. Decisione che legittimerebbe la candidatura del tycoon alle elezioni del 5 novembre: un verdetto chiave, che potrebbe arrivare prima del “super martedì” del 5 marzo che è decisivo per le sorti dei due sfidanti. (dal quotidiano “Avvenire” – Angela Napoletano)
Come mai tanto accanimento contro Biden e tanta comprensione verso Trump? Il primo avrà certamente commesso errori politici, ma il secondo ha violato clamorosamente le regole democratiche e si è macchiato di numerosi reati di vario tipo, tali da rendere sostanzialmente paradossale una sua reiterata presidenza. Come mai il rigorismo etico anglosassone, che in passato ha raggiunto persino il livello del bigottismo, è improvvisamente sparito per aprire la strada ad un candidato impresentabile per chiunque abbia un minimo di sensibilità politica? Molti si esercitano nell’analizzare le cause della simpatia americana verso Trump. Forse l’arteriosclerosi non ce l’ha Biden, ma una gran parte del popolo americano.
Il tutto rientra nell’ulteriore conferma della incontenibile aria autoritaria e populista che sta spirando nel mondo, Italia compresa, naturalmente in favore di Trump e contro Biden.
Trump non agisce da solo. Assistiamo a segnali di allarme derivanti dall’arretramento democratico liberale e dalla rinascita autoritaria di Paesi come India, Ungheria, Venezuela, Turchia, Argentina, mentre leader forti in Russia, Cina, Iran, Corea del Nord e Arabia Saudita sono diventati più repressivi in patria e più inseriti in reti di alleanze internazionali. L’unica democrazia araba (Tunisia) ha subito un colpo di Stato esecutivo, la più promettente democrazia africana (Ghana) si è silenziosamente deteriorata sotto il peso di una crescente corruzione e disaffezione, e potremmo continuare. (MicroMega – Nicolò Bellanca)
E gli americani faranno come sempre gli americani. E gli italiani invece pure.