Quando anche da fonti Usa veniva dato per imminente l’ok di Netanyahu all’accordo con Hamas, in serata il premier israeliano ha gelato ogni speranza, rifiutando come «delirante» la proposta di tregua nella guerra contro Hamas. «Siamo sulla strada della vittoria totale. La vittoria è a portata di mano», ha dichiarato il primo ministro motivando la decisione, giunta dopo che in mattinata vi era stato uno scontro al calor bianco non appena si è appreso che il capo del governo stava per fornire un via libera di massima, senza aver prima consultato il gabinetto di guerra.
«Solo una vittoria totale ci permetterà di ripristinare la sicurezza in Israele, sia a nord che a sud», ha detto Netanyahu aggiungendo che «Hamas non sopravviverà a Gaza». I fondamentalisti avevano proposto un cessate il fuoco per quattro mesi e mezzo, durante i quali tutti gli ostaggi sarebbero stati rilasciati, Israele avrebbe ritirato le sue forze dalla Striscia in vista di un successivo accordo sulla fine della guerra. (dal quotidiano “Avvenire” – Nello Scavo – inviato a Gerusalemme)
Non capisco e, se capisco, condanno fermamente l’atteggiamento di Netanyahu. Non c’è ragione che tenga, anche l’autorevole segretario di Stato americano Blinken si è preso un secco “no” sui denti. I casi sono due: o è impazzito o vuole difendere a tutti i costi il suo premierato. Le due ipotesi peraltro non sono in contraddizione: il mantenimento del potere può diventare infatti una follia. Credo che questa decisione bellicista sia contraria in primis agli interessi dello Stato di Israele e si espanda a tutti gli equilibri internazionali. Chi può, in Israele e in tutto il mondo, si faccia sentire, a tutti i livelli, anche perché in fin dei conti Netanyahu non penso possa permettersi di andare contro tutti.
Il grande Giorgio La Pira così scriveva nel 1958 a Ben Gurion, illustre predecessore di Netanyahu: «La pace in Palestina è ciò che Dio vuole per tutti: per ebrei, per musulmani, per cristiani: per tutti i popoli della terra: è il sintomo e quasi il preannunzio di quella pace piena che potrebbe fiorire su tutto lo spazio della terra: la pace – al limite! – di cui parla Isaia: una pace che è insieme grazia, luce, prosperità, amore! Un sogno? No: un limite, certo; un ideale, certo: ma un ideale che può benissimo avere realizzazioni “approssimate” sulla faccia della terra: benedixisti Domine terram tuam, avvertisti captivitatem Jacob, come dice il salmista. Ora la premessa di questa pace è la pace in Palestina! Una pace possibile? Certo: la buona volontà apre ogni porta: e già qualche porta è, anzi, aperta».
Non è una realizzazione approssimata la proposta di cessate il fuoco sul tappeto? Non è una porta socchiusa quella dei fondamentalisti che l’hanno formulata? Non è un segno del collegamento con la pace su tutta la terra il pur debole segnale degli Usa che stanno mediando fra le parti in guerra?
Se è vero che dietro l’intransigenza di Netanyahu si nasconde il radicalismo dei capi religiosi ebrei si cerchi di mettere questi signori davanti alla volontà di Dio che non può volere le carneficine in atto. L’Europa unita chieda con forza ad Israele di accettare una tregua: non è un segno di debolezza, semmai di forza morale e politica, mentre Netanyahu dimostra di essere estremamente debole su entrambi questi piani.
Giorgio La Pira provocava i potenti facendosi accompagnare dalla preghiera dei monasteri di tutto il mondo. Mi permetto di aggiungere i rosari e le invocazioni di tutte le persone, anche le più umili che pregano per la pace. Sappia Netanyahu, così come Hamas, che queste sono forze irresistibili e chi cerca di opporvisi è destinato a fare una gran brutta fine. Si può dire “no” a Blinken, ma a Dio non è possibile, o meglio è possibile salvo sprofondare nell’inferno in terra e nell’aldilà. E alle soglie dell’inferno ci siamo già…
Il Consiglio di Sicurezza, il principale strumento per la pace nel mondo, è in un vicolo cieco a causa delle spaccature geopolitiche». Criticando le divisioni senza precedenti del Cds, Guterres ha sottolineato che «durante la Guerra Fredda, meccanismi ben consolidati hanno contribuito a gestire le relazioni tra le superpotenze, ma nel mondo multipolare di oggi tali meccanismi sono assenti. Il nostro mondo sta entrando in un’era di caos». E «vediamo i risultati: un pericoloso e imprevedibile tutti contro tutti, nella totale impunità», ha denunciato ancora, dicendosi preoccupato per una nuova proliferazione nucleare e lo sviluppo di «nuovi mezzi per uccidersi a vicenda e per annientare l’umanità». (ancora dal quotidiano “Avvenire” – Nello Scavo – inviato a Gerusalemme).