Le catastrofi naturali e belliche fanno spettacolo e audience mentre la fame e la miseria fanno pubblicità: non voglio essere troppo dissacrante, ma guardando la TV si passa continuamente dalle immagini di macerie da terremoti, trombe d’aria, alluvioni (se non ci sono si ricordano quelle del passato) alle immagini di bambini sofferenti o agonizzanti per denutrizione e malattie contenute negli spot a favore delle varie organizzazioni umanitarie (?). Non si tratta di seri impegni divulgativi orientati alla cultura della solidarietà, ma di pietistici alibi volti a coprire le profonde ingiustizie e incapacità a monte e valle dei disastri. Ricordo che mio padre, con la sua solita e sarcastica verve critica, di fronte agli insistenti messaggi statistici sulla morte di un bambino per fame ad ogni nostro respiro, si chiedeva: «E mi alóra co’ dovrissia fär? Lasär lì ed tirär al fiä?».La storia, passata e presente, è costellata di immagini emblematiche e strazianti di bambini vittime innocenti di persecuzioni, guerre, ingiustizie e violenze. Ricordo le tre più recenti: la foto di Alan Kurdi, il bimbo siriano di tre anni, annegato nel settembre 2015 al largo della Turchia che è diventata il simbolo del dramma dei migranti nel Mediterraneo; quella del bambino ad Aleppo, seduto sull’autoambulanza con lo sguardo perduto nel vuoto, dopo essere stato estratto vivo dalle macerie dei bombardamenti, simbolo dell’orrore per la guerra e le sofferenze che provoca alle persone più deboli e indifese; ultima in ordine di tempo, quella del piccolo Mohammed Shohayet, di 16 mesi, di etnia Rohingya, annegato mentre la sua famiglia tentava di fuggire dallo Stato birmano di Rakhine verso il Bangladesh, simbolo della discriminazione culturale e religiosa portata alle estreme conseguenze (nel caso, dei buddisti verso i musulmani: una sorta di spietato, storico e ingiusto contrappasso rispetto all’intolleranza del radicalismo islamico nei confronti dei cristiani).Queste choccanti immagini, inserite nel tritacarne virale del web, rischiano però, come si diceva, di essere direttamente o indirettamente sfruttate per il loro forte impatto emotivo, capace di creare audience fine a se stessa e di diventare una facile e comoda copertura per le coscienze individuali e collettive.Ricordo di avere avuto uno scambio di battute con un caro amico a proposito della impenetrabile coscienza dei governanti. Ci chiedevamo come facesse un sindaco di una nostra città (Parma compresa) a dormire la notte, sapendo che c’era chi moriva o rischiava di morire di freddo e di stenti sotto i ponti. «Se è per quello, ribattè il mio interlocutore con realistico scetticismo verso la sensibilità umana, dormivano tranquilli o addirittura festeggiavano anche i capi nazisti durante e dopo le loro torture ed esecuzioni di massa…».Non illudiamoci quindi che queste immagini possano toccare in profondità e smuovere le coscienze dei responsabili (siamo tutti, più o meno responsabili delle disastrose situazioni a monte di queste stragi), anche se lèggere nelle coscienze non è nelle nostre possibilità e capacità.Ricordo che un altro amico (quanti ne ho avuti e quanti ne ho, per fortuna…) a volte, di fronte a queste colpevoli catastrofi umanitarie si sfogava dicendo: «Non capisco cosa aspetti il Padre eterno ad annientarci, facendo piazza pulita di tutto e di tutti».Poi però, come mi confidava un gesuita (concedendomi il perdono in nome di Dio durante la confessione), che aveva fatto importanti esperienze nelle carceri a servizio spirituale dei detenuti, nel mondo c’è tanto male, ma anche nella più desolata e bruciata terra c’è sempre un filo d’erba che spunta…Una sera, guardando in compagnia di mia sorella un telegiornale, da cui eccezionalmente emergeva un episodio di piccola ma significativa solidarietà umana, mi venne spontaneo esternare questa riflessione, che in qualche modo rispondeva all’appello giustizialista dell’amico di cui sopra: «Il Padre eterno vede tutti i disastri che combiniamo, ma ci conosce molto bene e forse sa che non siamo proprio cattivi fino in fondo e ci sopporta…altrimenti poveri noi!».Resta da sperare che quelle immagini di bambini, “raccapricciantemente delicate”, possano portare a galla quel pochettino di buono che, nonostante tutto, rimane nelle nostre coscienze.Dicevo quella sera che Dio ci sopporta. No, ha fatto molto di più, è sceso in terra ed è entrato nella schiera dei bambini messi nel mirino dalla violenza dei potenti, è fuggito, ma solo per tornare nel mirino da adulto. I potenti non lo avevano dimenticato, se la erano legata al dito e lo massacrarono. La strage degli innocenti!