È arrivata in aula con le manette ai polsi e i piedi legati. Jeans e un maglione a righe beige. Un sorriso appena accennato rivolto al pubblico, è un lieve saluto. In prima fila, il padre, giunto a Budapest dall’Italia, insieme ad alcuni amici. Dietro quello sguardo tutta la disperazione: Ilaria Salis è comparsa così in aula, questa mattina, lunedì, alla prima udienza a Budapest. La 39enne milanese, anarchica, in carcere per aver aggredito, lo scorso febbraio, estremisti di destra, resterà in carcere. Il giudice ha confermato lunedì 29 gennaio la misura cautelare ed ha aggiornato il processo al 24 maggio.
«È stato choccante, un’immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni ma vederla ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza» ha raccontato Eugenio Losco, uno degli avvocati italiani di Ilaria Salis, presente di fianco al padre Roberto. In aula anche rappresentanti dell’Ambasciata italiana a Budapest, di varie associazioni di giuristi e molti giornalisti. «È una grave violazione della normativa europea – ha aggiunto – l’Italia deve far finire questa situazione ora». (dal quotidiano “Avvenire” – Daniela Fassini)
Una immediata riflessione geopolitica riconducibile purtroppo al senno di poi: alla luce del comportamento ungherese su questa ed altre questioni sarebbe stato opportuno, prima di ammettere questo Paese nella UE, fargli qualche esamino di Democrazia. Avremmo evitato guai seri che si stanno verificando: un partner a dir poco scomodo, propenso a sfruttare i vantaggi europei, ma molto recalcitrante a rispettarne regole ed impegni.
Una seconda riflessione riguarda l’imbarazzante rapporto di “amicizia” politica tra la nostra premier e il premier ungherese: un’intesa a corrente alternata che ci isola nel contesto europeo e ci spiazza continuamente anche in vista dei futuri equilibri post elettorali. Speriamo che questa possa essere la goccia che fa traboccare il vaso dele reciproche simpatie sovraniste.
Una terza riflessione piuttosto maliziosa: quanta sollecitudine giudiziaria in difesa di gruppi di estrema destra! Sarebbe così anche a fazioni inverse? Ho qualche serio dubbio. Non vorrei che Orban pensasse di fare un piacere a Giorgia Meloni alla luce dei saluti in voga nel nostro Paese.
Una quarta riflessione riguarda il merito della questione, vale a dire il rispetto dei diritti dell’imputato secondo le norme internazionali ed europee. Le violazioni al riguardo sembrano clamorose e tali da giustificare una stringente azione diplomatica a livello italiano ed europeo. Il signor Orban, se vuole stare in Europa, ci deve stare rispettando le regole e non facendo il furbetto: qualcuno glielo dovrà pur dire chiaramente ed apertamente, lasciando magari trasparire anche qualche contromisura nel campo che a lui più interessa, vale a dire quello finanziario.
Un’ultima riflessione storico-culturale: Ilaria Salis è anarchica e gli anarchici sono sempre stati maltrattati e colpevolizzati ben oltre i loro errori e le loro responsabilità. Avevano ed hanno infatti molti nemici e nessun amico. Non mi sento un loro amico, ma un timido simpatizzante sì. Questo impulsivo e trasgressivo sentimento deriva dai messaggi educativi di mio padre che mantengono intatta la loro attualità, la loro abbondante dose di ironica, la loro graffiante e provocatoria ironia, in una gustosa miscela di anticonformismo, radicalismo, anarchia, trasgressione etc.: il tutto insaporito da una spruzzata di autentica parmigianità, molto soft, poco ostentata ma sottilmente e gradevolmente percettibile.
Mio padre, prima e più che in senso politico, era un antifascista in senso culturale ed etico: non accettava imposizioni, non sopportava il sopruso, non vendeva il cervello all’ammasso, ragionava con la sua testa, era uno scettico di natura, aveva forse inconsapevolmente qualche pulsione anarchica, detestava la violenza. Ce n’è abbastanza? Il problema è proprio l’uso della violenza. Ilaria Salis si dichiara non colpevole, ma purtroppo potrebbe collocarsi in quel terreno idealmente condivisibile, ma metodologicamente equivoco, tipico dell’azione anarchica.
Non la voglio fare troppo lunga. Non è il momento di sottilizzare. Si faccia di tutto, a tutti i livelli, per difendere i diritti di Ilaria Salis a cui vorrei tanto inviare un messaggio di azzardata simpatia politica e di convinta umana solidarietà. Semmai riprenderemo il discorso quando sarà finita questa triste vicenda giudiziaria. A presto!