«Il ministro dell’Economia e delle finanze avrebbe interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico-finanziario. Ma per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni mi è sembrato evidente che non fosse aria per un’approvazione, per motivazioni non soltanto economiche». Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti rispondendo ai giornalisti fuori da Palazzo Madama dopo l’approvazione in Senato della legge di bilancio.
Dichiarazione sibillina che mi lascia molto perplesso e mi induce ad ulteriori riflessioni sull’argomento che avevo “momentaneamente” ed ironicamente accantonato.
Non intendo assolutamente sparare sul pianista, anche perché ritengo Giorgetti una persona seria che ragiona con la sua testa (non è poco in questo periodo di sfrenato opportunismo), un politico equilibrato (non è poco in una fase in cui si assiste alla corsa a chi la spara più grossa), un ministro abbastanza competente (non è poco in un momento storico che si caratterizza per ignoranza, dilettantismo e inadeguatezza di chi governa), un componente del governo che sa stare al suo posto (non è poco in mezzo a gente che dimostra di non avere alcun rispetto per le istituzioni a livello europeo e nazionale), un leghista sui generis (non è poco in quanto riesce a resistere con una certa eleganza e nonchalance alle tentazioni barricadere salviniane).
Lo vedo imbarazzato quando presenzia alle sedute parlamentari dai banche del governo: non è a casa sua e ostenta sorrisetti a metà strada fra il senso di superiorità (ci vuol poco vista la compagnia in cui è inserito) e un rassicurante messaggio agli italiani (del tipo “non fatevi impressionare dalle parole di chi non sa e non conta un cazzo”). In conclusione mi è simpatico e nutro nei suoi confronti una certa umana tenerezza più che una certa stima politica. Non so fino a quando potrà resistere…
Ritorno però alle sue criptiche dichiarazioni. Da qualsiasi parte si prendano, dovrebbero portare alle sue dimissioni o almeno costituire un preludio in tal senso. Cosa vuol dire infatti che il ministro dell’Economia e delle finanze avrebbe interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico-finanziario? Presumo che non si tratti di interesse personale, ma di interesse nazionale. E allora?
Cosa vuol dire che per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni mi è sembrato evidente che non fosse aria per un’approvazione, per motivazioni non soltanto economiche? Penso che la politica stia andando oltre la realtà dei fatti per stravolgerla ad uso e consumo propagandistico. E allora?
Cosa vuol dire con la seguente affermazione: «Fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili non vedo perché lasciare. Come ho già detto, l’opposizione ha tutto il diritto di dare suggerimenti, anche graditi, poi però decido io»? È un avvertimento? A chi? Al governo? Alla Lega? A chi pensa di legargli le mani?
Se devo essere sincero, i progetti seri, credibili e sostenibili non li vedo affatto e quindi su di essi il buon Giorgetti non può fare affidamento alcuno. La questione è e rimane tutta politica. A Giorgetti sta stretta la Lega e sta stretto questo governo. Lo posso capire, ma cerchi di non tergiversare. Più aspetta e più gli sarà difficile continuare questa esperienza o uscirne dignitosamente. A meno che non aspetti il ritorno di Mario Draghi…