Elly Schlein ha rifiutato di partecipare ad un dibattito alla festa di Fratelli d’Italia. Maurizio Landini ha indetto uno sciopero più o meno generale contro la politica economico-sociale del governo così come emergente dalla manovra di bilancio (e non solo).
Finalmente due atteggiamenti di chiara contestazione alla destra sgovernante il Paese. Elly Schlein sta forse provando a fare la donna di sinistra, Maurizio Landini sta faticosamente provando a fare il sindacalista. Sono perfettamente consapevole della relatività dei due fatti, ma proviamo a immaginare il contrario. Se la Schlein fosse andata alla festa di Atreju si sarebbe presa una sfilza di critiche al limite dell’improperio: che razza di sinistra è mai quella che accetta di dialogare educatamente con l’avversario di estrema destra. Se Landini si fosse limitato a protestare senza scendere in piazza gli avrebbero rinfacciato una eccessiva e inspiegabile correttezza politica al limite della timidezza.
Mi auguro che siano due fatti emblematici della volontà di provare a lottare contro questa destra, certo non alla viva il parroco, ma nemmeno alla viva il Parlamento che non esiste. Non basta dire “no”, ma bisogna anche saper dire qualche “no”. Servirà a poco, ma forse a smuovere un pochettino le acque dell’indifferenza e della sfiducia totale.
Come al solito si alzerà il coro dei politologi chic e dei commentatori snob che ritengono non pagante un’opposizione barricadera e ideologica. Ho messo in parata le due posizioni di Schlein e Landini perché una è frutto di chiarezza ideologica e di identità antifascista, l’altra di concreta protesta sui problemi che toccano nel vivo gli italiani. Non credo che gli autori delle due iniziative si siano accordati, ma, tutto sommato, i loro espedienti tattici vanno abbastanza d’accordo. Oltre tutto si potranno fare molte critiche, ma i due personaggi sono sinceri e leali.
Due piccoli segnali che possono spegnersi in fretta, ma che potrebbero anche innescare qualche processo politico virtuoso. Non sono mai stato un fanatico sostenitore della strategia di massa e di lotta, non provengo da quella cultura e da quella storia anche se mi sento sostanzialmente molto più di sinistra di tanti personaggi sulla scena politica e sociale. Mi sembra però giunto il momento di fare qualcosa di sinistra altrimenti andiamo tutti alla festa di Atreju a bere l’amaro calice e non se ne parli più.
Lo sciopero è uno strumento superato e qual è lo strumento moderno di protesta popolare? L’antifascismo è una battaglia vecchia e fuori dal tempo e qual è la battaglia nuova contro il fascismo di oggi?
Mio padre si fidava del prossimo con una giusta punta di scetticismo; a chi gli forniva un “passaggio” in automobile era solito chiedere: “Sit bón äd guidär”. Naturalmente l’autista in questione rispondeva quasi risentito: “Mo schèrsot?!” E mio padre smorzava sul nascere l’ovvia rimostranza aggiungendo: “Al fag parchè se po’ suceda quel, at pos dìr dal bagolón”.
Se il potere in mano alla destra dovesse mai portarci in una vera e propria deriva antidemocratica, potremo almeno dare dei bagoloni a quanti oggi lasciano intendere di saper guidare il Paese ed a quanti si lasciano da essi abbindolare. Soddisfazione magra, ma di alto profilo politico.