Non mi è mai piaciuto infierire sui personaggi in evidente difficoltà per motivi personali: troppo facile e troppo ingiusto approfittare dei traballamenti altolocati per sfogare rabbia e risentimento.
È il classico momento in cui il gatto è in difficoltà e i topi cercano di ballare. La squallida manfrina che si è scatenata sulle vicende sentimentali di Giorgia Meloni, fatte le debite differenze, mi fa ricordare due episodi molto significativi di un passato ormai remoto. Quando il dottor Alessandro Duce, presidente della Cassa di Risparmio di Parma, si candidò al Senato della Repubblica e fu beffardamente trombato dopo una frettolosa illusione di avercela fatta, i suoi beneficiati, dipendenti dell’importante istituto di credito, brindarono nascostamente al siluramento elettorale del loro patron: non ero mai stato un amico politico del dottor Duce, ma in quel momento mi diventò simpatico. Quando Bettino Craxi cadde in disgrazia, alcuni nani e ballerine, suoi raccomandati di ferro, si presentarono in Tv a commentare alcuni spezzoni di discorsi del leader in auge, che in quel frangente apparivano ridicoli: il leone invecchiato insolentito dai petulanti ex amici. Cose vomitevoli: in un certo senso si stanno ripetendo in capo a Giorgia Meloni ad opera di chi farebbe meglio a starsene buono e zitto.
Non sono stato e non sono tenero verso la premier italiana, a volte ho persino il timore di esagerare con le critiche, ma nel caso del suo naufragio matrimoniale (?) mi fermo con rispetto e discrezione. Non posso però esimermi da due considerazioni, una di carattere istituzionale e una di tipo psicologico.
Una persona impegnata ai massimi livelli istituzionali non può permettersi il lusso di sbattere in prima pagina le sue vicende sentimentali, che dovrebbero rimanere riservate. Questo non per perbenismo ipocrita, ma per rispetto verso chi giustamente pretende che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche abbiano il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Anche perché d’ora in poi con quale credibilità Giorgia Meloni agirà in difesa dell’istituto famigliare? La premier non è stata né indisciplinata né disonorata, ma si è messa impropriamente in una situazione delicata e imbarazzante e, sta cercando di uscirne con mezzi impropri (i social) e utilizzando un certo vittimismo peraltro tardivo e frutto di una sua sovraesposizione mediatica.
Vengo quindi alla seconda considerazione. È a dir poco contraddittorio che un personaggio pubblico costantemente e pesantemente alla ribalta, quando gli comincia ad arrivare qualche fischio si scandalizzi e faccia il mestolo. Si direbbe: chi la fa l’aspetti o chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Fino a ieri tutto il clamore mediatico faceva brodo, era addirittura cercato se non imposto dall’alto, oggi le eventuali stoccate e gli attacchi strumentali diventano reati di lesa maestà e occasioni di stucchevoli lamentazioni.
Speriamo che la lezione possa servire a tutti: alla premier per farla rientrare alla normalità dopo un periodo di contagiosa esaltazione (probabile concausa della disavventura sentimentale), ai cittadini per riportarli ad un giudizio serenamente ed oggettivamente critico verso i governanti senza alcun bisogno di sbirciare dal buco della serratura. Per i media il discorso è talmente scontato, ma talmente grosso, da non meritare le mie solite velleitarie filippiche.