Se qualcuno, come il sottoscritto, è stanco di subire una politica fatta di mera polemica trionfalistica da parte del governo e superficiale da parte delle opposizioni, gli consiglierei di leggere l’intervista che Vincenzo R. Spagnolo del quotidiano “Avvenire” ha fatto alla Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović. Ne riporto di seguito alcuni passaggi puntuali e significativi.
Dopo la sua visita in Italia, durata cinque giorni con tanto di verifiche sul campo e di incontri con tutti i soggetti responsabili, ha indirizzato alcuni importanti e ficcanti richiami all’Italia, ad alto contenuto critico, così sintetizzabili: “L’Italia non ostacoli le ong e deve smetterla di mettere in pericolo la vita e la sicurezza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti facilitandone l’intercettazione e il ritorno in Libia, dove subiscono diffuse e gravi violazioni di diritti umani”.
“Ogni attività di cooperazione con Paesi terzi, compresa la Tunisia, deve essere subordinata alla salvaguardia dei diritti umani. In assenza di tale salvaguardia, tali attività finiscono per condurre solo a maggiori sofferenze umane”. Inoltre, prosegue la commissaria, “è responsabilità dell’Italia e della nostra comune Europa fermare la tragedia umana nel Mediterraneo. È giunto il momento di intraprendere un’azione collettiva per porre fine alla perdita di vite umane in mare, anche attraverso la condivisione delle responsabilità per un’adeguata capacità di soccorso” e il trasferimento in sicurezza”.
Ed è “fondamentale che le Ong possano continuare a svolgere il proprio lavoro salvavita. La criminalizzazione delle loro attività va contro gli obblighi dell’Italia ai sensi della legge internazionale”. Sull’isoletta siciliana di Lampedusa, meta di sbarchi pressoché quotidiani, la commissaria ha preso atto degli sforzi di autorità locali, organizzazioni internazionali e società civile per far fronte alla difficile situazione. “È necessaria una pianificazione a lungo termine a livello nazionale per garantire la sostenibilità dell’accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in condizioni dignitose in tutta Italia. Un supporto adeguato dovrebbe essere fornito alle autorità e agli abitanti di Lampedusa, che continuano a prodigarsi offrendo generosamente assistenza a chi arriva sull’isola, nonostante tutte le difficoltà”.
“Alla luce delle recenti scoperte della missione d’inchiesta indipendente dell’Onu sulla Libia, che ha fornito prove della commissione di crimini contro l’umanità contro i migranti, ho esortato le autorità italiane a sospendere la cooperazione con il governo libico sulle intercettazioni di barconi in mare. Inoltre, ho fatto presente con rammarico che il decreto legge 1/2023 sulla gestione dei flussi migratori è stato convertito in legge a marzo e che le sue disposizioni, abbinate alla politica di assegnazione di porti lontani per lo sbarco, continuano ad essere applicate. Ancora, ho ribadito l’invito a sospendere qualsiasi politica o pratica che ostacoli il lavoro salvavita delle Ong in mare”.
“C’è la necessità di risolvere problemi di lunga data e persistenti. E ciò dovrebbe essere fatto passando da risposte emergenziali alla pianificazione a lungo termine e a misure più strutturali. In questo contesto, come ho spesso ripetuto, il lavoro della società civile è cruciale e non dovrebbe essere ostacolato. Le autorità dovrebbero cooperare con loro per trovare e attuare soluzioni in grado di migliorare il rispetto dei diritti umani dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Ciò si tradurrebbe in una politica di migrazione e integrazione meglio gestita”.
Ha poi affermato che “le persone con responsabilità politiche dovrebbero dare l’esempio e rispettare le norme sui diritti umani, quando parlano al pubblico di argomenti relativi alla migrazione. Il modo in cui parlano di migranti, richiedenti asilo e rifugiati ha un impatto sulla percezione della situazione da parte della società. Troppo spesso, le questioni migratorie vengono utilizzate come veicolo per ottenere vantaggi elettorali, è un modo sbagliato e pericoloso di affrontare la questione”.
Ha quindi aggiunto correttamente come “l’Italia e gli altri Paesi che accolgono migranti, abbiano bisogno di maggiore solidarietà. Non si tratta di una questione nazionale, ma europea. Naturalmente i singoli Stati hanno obblighi specifici e la dimensione europea non dovrebbe essere usata come pretesto per non rispettarli. Ma non si può negare che la solidarietà europea potrebbe essere migliorata per quanto riguarda l’accoglienza, l’integrazione, la ricerca e il salvataggio, nonché per le questioni relative al ricongiungimento familiare”.
Ha denunciato coraggiosamente “come molte delle catastrofi che sono avvenute nel Mediterraneo avrebbero potuto essere evitate, se i Paesi europei non avessero deliberatamente ignorato i diritti umani delle persone in mare. Nonostante essi abbiano chiari obblighi di ricerca e soccorso, ai sensi del diritto marittimo e dei diritti umani, il diritto alla vita di coloro che sono in mare è spesso in pericolo perché le richieste di soccorso vengono ignorate, gli interventi sono ritardati, il coordinamento non è garantito e il lavoro delle Ong, che colmano il divario nella capacità di soccorso, è reso sempre più impossibile”.
Il governo Meloni non ha quindi di che vantarsi e viene chiamato in causa con molta precisione ed equilibrio, quello che purtroppo è mancato nelle critiche dell’opposizione. Mi permetto solo di fare poche riflessioni al riguardo.
Smettiamola di illuderci che il problema migratorio si possa risolvere con i respingimenti ante litteram (illusionismo leghista e non solo). Le paradossali teorie del ministro Piantedosi gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini con un minimo di cervello e di cuore.
Prendiamo atto come sia stato un gravissimo fallimento il tentativo di contrattare con i Paesi africani di transizione la gestione del fenomeno: abbiamo promosso indirettamente la costituzione di veri e propri lager di cui dovremmo vergognarci (responsabilità del ministro piddino Marco Minniti e del governo Gentiloni che fecero un tentativo disperato di contenere il flusso dei migranti, finendo col parcheggiarli in ghetti gestiti senza scrupoli e senza prospettive).
Il problema dell’immigrazione va affrontato di concerto con la società civile impegnata al riguardo, con i territori interessati e con tutte le istituzioni pubbliche e private disponibili. Smettiamola di guardare con sospetto a chi parla e pratica il soccorso, l’accoglienza e l’integrazione, perché sono queste le parole d’ordine e non quelle della criminalizzazione, del respingimento, dei blocchi in mare e dei muri in terra.
Richiamiamo decisamente alla solidarietà tutti i Paesi europei, non per scaricare colpe e responsabilità, ma per programmare e gestire nel rispetto dei diritti umani questo fenomeno che purtroppo non è un’emergenza ma una normalità. Occorre però essere credibili e costruttivi altrimenti gli appelli si ritorceranno addirittura contro in nostro Paese.
Finalmente un personaggio che dice la verità e la pone all’attenzione di tutti. Dovremmo essere molto grati a Dunja Mijatović, per il suo coraggio, per la sua obiettività, per il senso umanitario e per le idee chiare che dimostra di avere sui diversi aspetti del fenomeno migratorio. Penso che la sua intervista possa essere considerata un’autentica lezione teorico-pratica per quanti rivestano responsabilità e funzioni in materia di immigrazione.