In questi giorni stavo facendo strane e provocatorie riflessioni sull’impiego di “mammona” a livello “devozionistico”, proprio quando il devozionismo è stato colto (almeno così sembra) in flagrante adulterio affaristico.
Mi riferisco all’uso, a dir poco improprio dei fondi dell’Unitalsi, che sarebbero stati, per importi non trascurabili, utilizzati da alcuni dirigenti pe fini personali e distratti dagli scopi istituzionali, vale a dire l’assistenza ai malati che si recano in pellegrinaggio nei santuari (soprattutto a Lourdes). L’inchiesta è apertissima, ma l’eco scandalistico è stato forte e immediato.
Quando una persona fa un’operazione oltremodo disgustosa e censurabile viene volgarmente apostrofato come uno che ruba in chiesa: ebbene, nel caso in oggetto sarebbe successo proprio così. Ognuno può trarre i motivi di riflessione che più gli sono consoni.
Dopo un irresistibile quanto stucchevole senso di smarrimento per la caduta generale di valori e di comportamenti, preferisco tornare alle mie elucubrazioni di cui sopra e da cui ero partito prima di essere fuorviato dal presunto scandalo Unitalsi.
Mi sono posto una inquietante domanda: se la Chiesa smettesse di impiegare risorse materiali e umane nel discorso cultuale e devozionistico e utilizzasse tali risorse nel servizio al prossimo, non farebbe cosa evangelicamente ineccepibile e umanamente apprezzabile? Meno mercanteggiamenti nei santuari, meno ritualismo nei templi, meno statue, meno riti, meno di tutto ciò che è riconducibile all’esteriorità delle fede. Sono convinto che Gesù avrebbe di che incavolarsi e bastonare duro se facesse un giro turistico per visionare i posti dove si prega.
Come al solito sto esagerando ed esasperando il problema. Per dirla in termini estremamente chiari e duri: meno santuari e più comunità, meno candele e più opere buone, meno attenzione alle statue e più attenzione alle persone bisognose, meno riti e più carità fraterna, meno liturgia e più pastorale.
Penso di essere stato chiaro. Forse sono fantasie di una mente malata di demagogia ecclesiale. Forse sono più scandaloso degli scandali. Può darsi, lo ammetto, ma perché non provare almeno a pensarci. Invece di scandalizzarsi per i quasi inevitabili eventi legati allo sterco del diavolo, perché non togliere lo sterco o almeno trasformarlo in “cibo per gli affamati”. Affamati di tutto: di pane, di aiuto, di consolazione, di solidarietà, di amore, di comprensione.
Secondo una dispendiosa quanto assurda pubblicità, l’otto per mille alla Chiesa Cattolica sarebbe qualcosa di più. Prendiamo in parola questo slogan e facciamolo diventare uno stile ecclesiale. Vediamo di guardare dentro questo di più e, se non c’è, mettiamocelo, togliendolo magari proprio dall’otto per mille.