Il traffico politico più incasinato che variopinto

I tedeschi si sono svegliati con un vincitore, il socialdemocratico Olaf Scholz, ma non hanno ancora un cancelliere. E vivono da oggi una nuova repubblica, che vedrà il potere fondato sull’accordo fra i partiti: non quelli grandi, stavolta il gioco è in mano ai giovani leader di Verdi e liberali, che inizieranno ad accordarsi innanzitutto fra loro. L’Spd ha dunque strappato il primo posto e Scholz ha rivendicato il mandato a costruire un governo cosiddetto ‘semaforo’. Armin Laschet, candidato del CDU/CSU, sconfitto di misura, rischia di vedere finita la sua carriera politica ed ha replicato con un invito “all’umiltà”. “Con il 25% non si può rivendicare la cancelleria”, secondo lui.

Questo il quadro politico emergente dalle elezioni tedesche così come sintetizzato dall’Ansa. Ma per approfondire il discorso faccio di seguito riferimento allo stupendo pezzo di Silvio Puccio pubblicato da La Stampa, intitolato: “Germania al voto, “Kenya”, “Giamaica” o “semaforo”: il gioco delle coalizioni per la maggioranza al Bundestag”. Puccio sostiene che le alleanze post elettorali nel Paese si riconoscono attraverso un “codice cromatico” ormai standard, basato sui colori fatti propri dai partiti. Ecco come funziona. 

Nell’era della Germania post-Merkel è ampio il ventaglio delle alleanze possibili. Per ottenere la maggioranza dopo il voto, i partiti sono adesso chiamati a formare le coalizioni di governo. Sono identificate da un gergo ben codificato che fa uso di un sistema “a colori”. Uno standard per sintetizzare le intese tra le formazioni. 

Ogni partito si riconosce attraverso un colore: 

  • Cdu/Csu (nero): All’Unione cristianodemocratica appartiene da sempre il più scuro dei cromatismi. Sono guidati da Armin Laschet.
  • Spd/Linke (rosso): I due partiti si riconoscono nel colore accompagna molte delle formazioni della sinistra mondiale. Il loro candidato è il vicecancelliere e ministro delle Finanze Olaf Scholz.
  • Fdp (giallo): Nel gioco delle alleanze per il Bundestag ai liberali appartiene il giallo. Corre per loro Christian Lindner.
  • Verdi (verde): Agli ambientalisti di Annalena Baerbock, com’è ovvio, va il colore che meglio li rappresenta. 

Il candidato cancelliere del partito con più seggi guida i colloqui. Ma non è una regola sempre valida. In passato formazioni arrivate seconde hanno avuto mandato di dirigere le trattative. Un’opzione rispolverata dal candidato liberale di Fdp nel corso della serata elettorale. I diversi scenari possibili dipendono da chi sarà chiamato a trattare: in caso di vittoria della Spd, è probabile che quest’ultima guardi a Verdi e liberali come primi alleati.

Dall’intreccio (politico e cromatico) delle formazioni nascono i nomi delle coalizioni che guideranno i lavori del Parlamento federale: 

  • Kenya (nero, rosso, verde): Apparentamento chiamato come la bandiera dello Stato africano. Si tratta di un’estensione della Grosse Koalition, cioè la Grande coalizione conservatrice-socialdemocratica che negli ultimi otto anni ha guidato il Paese. A questa si aggiungerebbe l’apporto del partito ambientalista. Far entrare i Verdi potrebbe garantire una maggioranza sicura.
  • Giamaica (nero, giallo, verde): Alleanza tra cristianodemocratici della Cdu, liberali della Fdp e Verdi. Un inedito a livello federale: nel 2017 fu proprio un crollo dei negoziati per una coalizione simile a rallentare la formazione di un nuovo governo. Il varo del governo Merkel arrivò a marzo, sei mesi dopo il voto di settembre.
    A far saltare le trattative con gli ambientalisti fu il leader Fdp Christian Lindner, che adesso punta tornare al potere. E i numeri potrebbero esserci per un ingresso in coalizione.
  • Semaforo (rosso, giallo, verde): Un’intesa tra Spd, liberali della Fdp e Verdi. Ipotesi mai sperimentata finora perché esclusa dai liberali di Fdp. Che stavolta non escludono nessuna opzione.
  • Rosso-Rosso-Verde: Alleanza che comprende Spd, Linke e Verdi. Possibile solo con una presenza rilevante di socialdemocratici in Parlamento federale. 
  • Kiwi o nero-verde: Intesa a due tra Cdu e Verdi. Al momento data per improbabile.

Nel gioco delle trattative una cosa è certa: nessuno dei principali attori politici ha dichiarato di voler trattare con l’ultradestra xenofoba di Alternativa per la Germania (AfD), al momento esclusa da tutte le trattative.

Sarebbe divertente provare un parallelismo tra il mosaico tedesco uscito dalle elezioni e quello italiano in vista delle elezioni. Impresa ardua ma non impossibile. Mi cimento con impegno.

Il nero va a Lega/Fdi: costretti a stare insieme fino a mezzogiorno, poi si vedrà…

Il rosso spetta al Pd/Leu: un rosa-rosso come del resto succede anche in casa Spd tedesca alleata della LInke.

Il giallo dovrebbe essere assegnato a Forza Italia che tanto vorrebbe essere liberale, anche perché non può più essere popolare; però a contenderglieli il ruolo vedo Italia viva di Matteo Renzi: arriveremmo ad una sorta di Forza Italia Viva (ma poco vegeta).

Il verde sono costretto ad appiccicarlo impropriamente al M5S: non lo merita perché la sua antipolitica non è ecologica ma rischia addirittura di essere inquinante. Valga di incoraggiamento per il suo strano e incoerente corso post-grillino. Resta comunque un colore che scombina un po’ tutti i possibili intrecci cromatici.

Se non sarà facile in Germania trovare le giuste combinazioni, immaginiamoci in Italia dove la tavolozza è assai meno fluida e i colori tendono a seccare prima di essere utilizzati.

La Gross Koalition ce l’abbiamo già, probabilmente arriverà piuttosto usurata alla scadenza elettorale e non sarà assolutamente riciclabile.

L’alleanza Giamaica si fermerebbe al nero-giallo mentre il verde non ce lo vedo proprio, anche se il precedente dell’alleanza Lega/M5S potrebbe lasciare aperta qualche fessura. La sempre incombente ombra berlusconiana e la ingombrante presenza meloniana farebbero comunque saltare la tela pittorica rendendola un’accozzaglia di colori degna del peggior astrattismo.

Tutto sommato l’alleanza più probabile, che potrebbe trovare una maggioranza risicata ma possibile, dovrebbe essere quella semaforica tra il rosso-rosa del Pd/Leu, il verde del M5S e il giallo più di Renzi che di Berlusconi.

La scontata alleanza giallo-nera su cui puntano gli osservatori politici, intendo l’edizione riveduta e scorretta del solito centro-destra con Berlusconi ridotto a fare la parte del paraninfo, potrebbe rappresentare lo sbocco per gli italiani in cerca di freddo per il letto. Poca fantasia pittorica, molta “scombinazione” cromatica e tanti paradossali voti di memoria anti-storica.

Pensavo di divertimi, invece esco con l’amaro in bocca: la politica è un’arte, ma non bastano i colori dei partiti, non basta la tavolozza elettorale, occorrono dei pittori e non degli imbrattatele per arrivare a un quadro da poter esporre nel salotto di casa Italia.