La metamorfosi poco kafkiana e molto salviniana

In questi ultimi giorni mi è capitato di incespicare ripetutamente nelle dichiarazioni rese da Matteo Salvini a livello mediatico. C’è da rimanere sbalorditi, non per le sparate populiste ma per le riflessioni austere con cui sta inondando la scena politica. Ne faccio una rapida sintesi: bisogna puntare al dialogo e all’unità; il governo Draghi sta lavorando bene, ha tutto l’appoggio della Lega e deve continuare nella sua azione; con il presidente Draghi c’è un proficuo confronto all’insegna della collaborazione anche sul discorso dell’immigrazione; nel centro-destra bisogna unificare le forze per offrire al Paese proposte riformatrici concrete; basta con le vuote polemiche, occorre confrontarsi sui problemi della gente.

Senza concedere alcuna credibilità a simili voltafaccia e senza farmi incantare ed illudere da precipitosi cambiamenti di linea, mi sono tuttavia chiesto a che gioco stia giocando sulla pelle degli italiani e, tra il serio e il faceto, sono arrivato a formulare alcune ipotesi.

Comincio dalla più fantasiosa. Tutti dicono che Mario Draghi non abbia la bacchetta magica per risolvere i problemi: vuoi vedere che l’ha tirata fuori e la sta sperimentando, con qualche risultato, su Salvini. Sim-Salvini-Bin per dirla col mago Silvan! Che Draghi abbia una forte personalità capace di condizionare i propri interlocutori penso sia indiscutibile, non fino al punto di “marionettizzarli”.

Continuo a fantasticare con una seconda ipotesi. Tutti dicono che Silvio Berlusconi sia finito e stia consegnando a malincuore i rimasugli del suo partito nelle mani di Salvini. Nonostante l’età e gli acciacchi vuoi vedere che sta dando un colpo di reni e sta subdolamente riprendendo in mano il centro-destra, facendo incazzare persino le sue servette sciocche: ha contagiato lo scomodo alleato leghista al punto da convertirlo ad una posizione politica ragionevolmente e democraticamente più centrista che destrorsa. Qualcosa di verosimile ci può anche essere, ma che il cavaliere abbia ancora tanto sprint mi sembra piuttosto improbabile.

Scendo sul terreno più realistico. Salvini si è reso conto di essere isolato all’interno del suo movimento, di essere in preoccupante calo di consensi a livello elettorale, di mettere a serio rischio la sua leadership nel centro-destra. Stretto insomma fra l’opportunismo dell’imprenditoria di riferimento, il pragmatismo “zaiano”, il “giorgettismo” governativo e il “melonismo” populista, ci sta lasciando le penne. E allora…meglio attaccarsi alla ciambella draghiana e abbozzare a trecentosessanta gradi: la sopravvivenza politica val bene una conversione pseudo-democratica.

Sto andando verso discorsi macabramente seri. Tutto forse dipende dal fatto che la politica sia diventata mera tattica di cattura mediatica del consenso a prescindere dai contenuti e  che i consiglieri di Salvini si siano probabilmente precipitati a indurlo ad una virata al limite dell’incredibile, ma necessaria per rimanere a galla, mettendo da parte ogni e qualsiasi residua coerenza e dignità. Il gioco mediatico sta funzionando a meraviglia: tutti gli stanno concedendo una vergognosa audience, fanno finta di contestargli le piroette, ma in realtà stanno al suo gioco (non si sa mai…).

Stringi-stringi l’aspetto più scandaloso e schifoso non è la metamorfosi di Salvini da leader populista a scarafaggio democratico, ma la falsa dabbenaggine con cui fior di giornalisti e commentatori politici stanno reagendo a questa colossale pagliacciata. In attesa del come reagirà la gente, che, tuttavia, ormai non si stupisce più di niente.