Draghi valuta i nuovi ristori selettivi, sulle riaperture si tratta con la Lega: così titola La stampa. Sotto il titolo c’è, come quasi sempre, il sommario: “Il governo studia il metodo per risarcire le attività più colpite: sul tavolo uno scostamento di bilancio di 20 o 30 miliardi. Compromesso con Salvini sull’allentamento delle misure restrittive: a metà aprile si farà un bilancio della situazione”. L’incipit dell’articolo dice: “Mario Draghi deve lavorare di compromesso. Con le imprese e i dipendenti che hanno bisogno di ristori se rimangono a casa, e con i partiti della sua variegata maggioranza che chiedono una cosa e il suo opposto. Ecco perché le prossime decisioni sulle misure di contenimento del Covid segneranno un cambiamento rispetto al passato, anche alla luce dei rinforzi vaccinali attesi ad aprile e della ripartenza che ci sarà a ridosso della stagione più calda”.
Accetto che la politica debba essere considerata un compromesso, una mediazione, ai più alti livelli possibili, tra visioni e interessi diversi, legittimamente e democraticamente rappresentati. Non è un caso se la stessa Costituzione italiana venga considerata forse come il più bello e grande degli esempi di compromesso, talmente riuscito da mantenere intatta la sua validità nel tempo.
Innanzitutto però bisogna vedere chi siano coloro che trattano per raggiungere il compromesso, verificare se si tratti di personaggi veramente rappresentativi e credibili per storia e cultura. In secondo luogo non tutto è assoggettabile a compromesso e non si può quindi mediare su tutto allo stesso modo.
Ripeto quanto ho scritto più volte, anche molto recentemente: durante le animate ed approfondite discussioni con i miei amici, uomini di rara coerenza etica e politica, agli inizi degli anni novanta si constatava come alla politica stesse sfuggendo l’anima, come se ne stessero andando i valori e rischiasse di rimanerci solo la “bottega” ed al cittadino non restasse che scegliere il “negozio” in cui acquistare il prodotto adatto alla propria “pancia”. Fummo facili profeti, cassandre che dispensavano previsioni molto realistiche. Siamo arrivati a trattare sulle misure restrittive, sulle cosiddette chiusure e/o riaperture, ma, sia chiaro, non sulla base di dati scientifici e rilevabili dagli andamenti epidemiologici, bensì sulla base di meri interessi elettoralistici.
Matteo Salvini si è auto-dichiarato alfiere degli interessi economici toccati dalla pandemia e li rappresenta in modo ultra-corporativo a prescindere da tutto. Chiede la riapertura di tutto per ottenere magari quella di una parte degli esercizi commerciali: si potrà presentare al suo elettorato potenziale, dichiarando di avere fatto e ottenuto tutto il possibile. Non importa se ciò corrisponda agli interessi generali del Paese, che, in questo caso, si chiamano salute pubblica. Se questa è mediazione politica…io la chiamo pura demagogia.
Ho l’impressione che Mari Draghi da una parte stia giustamente snobbando la tattica salviniana riducendola ai capricci del bambino che strilla e pesta i piedi per avere il regalo impegnativo salvo poi accontentarsi di una manciata di caramelle, dall’altra però sta correndo il rischio di ridurre, seppure involontariamente, la politica a bottega degli incompetenti più che a laboratorio dei competenti. Certo, il tutto per tutti non c’è e quindi bisogna trattare sulla basa delle disponibilità finanziarie e soprattutto mirando alla ripresa e non alla mera sussistenza. Certo, il ritorno alla normalità non è scontato e occorre prevederlo e programmarlo sulla base dei dati emergenti dall’osservazione degli andamenti pandemici. Queste sono le mediazioni da perseguire con autorevolezza, chiarezza e trasparenza.
Il resto è fuffa leghista: d’altra parte la dimostrazione sta nel fatto che mentre Salvini sbraita, promette e rivendica in piazza, i suoi ministri stanno al governo e fanno solo il possibile. Non so fino a che punto il gioco potrà andare avanti. A Mario Draghi il gravoso compito di quadrare il cerchio sperando che non sia costretto a dare un colpo al cerchio dei veri problemi ed un colpo alla botte delle smanie salviniane: non vorrei che la politica dalle mani dei competenti finisse, direttamente o indirettamente, nelle mani dei demagoghi. Auguri!