In ordine all’andamento della campagna vaccinale arriva un segnale negativo dal Friuli-Venezia Giulia, dove su 3.000 prenotazioni le disdette sono state mille: una su tre. Preoccupato il presidente della Regione Massimo Fedriga: «Abbiamo l’arma. Se qualcuno non la vuole usare avremo di fronte un muro insormontabile». Alta anche la percentuale delle rinunce in Sardegna, intorno al 20 per cento. E proprio ora che la regione è tornata in arancione per il rialzo dei contagi.
C’è poco da fare, la paura fa novanta e purtroppo a quella del virus si sta aggiungendo quella del vaccino, amplificata dall’emergere di casi, pochi ma piuttosto inquietanti, in fatto di reazioni negative alla somministrazione del vaccino AstraZeneca, che sta facendo, in un certo senso, da spauracchio. Piove sul bagnato e questa ulteriore pioggia ha parecchie motivazioni.
Un mio carissimo amico, per dimostrare l’imprevedibilità e la stranezza della vita, raccontava spesso uno sgradevole e curioso episodio capitatogli in giovane età. Era entrato di pomeriggio in una sala cinematografica pressoché deserta e aveva scelto, al buio ma in tutta tranquillità, la poltroncina su cui accomodarsi, pregustando una visione tranquilla e rilassante del film in programmazione. Dopo qualche istante, si mosse appena per meglio sistemarsi e si accorse di essersi seduto su una gomma americana, malignamente e goliardicamente posizionata da uno spettatore in vena di brutti scherzi: spettacolo rovinato, pantaloni da buttare, incazzatura inevitabile e persistente. Incontrai a distanza di parecchio tempo quel caro amico, che mi confidò di avere scoperto una rara e grave anomalia genetica a carico di suo figlio ancora in tenerissima età, un fatto da condizionare per sempre la vita di tutta la sua famiglia. Mi disse: «Ti ricordi quanto mi è capitato al cinema sedendomi su un chewingum? Il pazzesco e paradossale calcolo delle probabilità si è ripresentato in modo clamoroso quanto drammatico…».
Ho ricordato questa vicenda per giustificare la reazione emotiva di parecchie persone di fronte all’eventualità remota di subire una reazione nefasta rispetto alla somministrazione del vaccino: “Va bene, le probabilità sono pochissime, ma se fossi proprio io il malcapitato…”. C’è chi riesce a superare il panico ragionando, c’è chi resta paralizzato e non riesce a vincere la paura. La cosa non mi stupisce, anche perché siamo già talmente stressati e impauriti da temere che l’arma di difesa possa esplodere nelle nostre mani. Il primo motivo rientra quindi nella sfera psicologica dell’individuo e più cerchiamo di convincere i dubbiosi, più li confermiamo nei loro dubbi. Forse sarebbe il caso di tacere e lasciare decantare un po’ la situazione senza forzature e senza squalifiche.
Anche perché chi è senza peccato scagli la prima pietra. Gli scienziati non vengano a farci la ramanzina dopo avere combinato un casino pazzesco sputando sentenze in continuo e radicale cambiamento: un autentico e devastante torrente in piena contro cui non riescono a tenere gli argini della gente comune. I governanti non facciano mostra di coraggioso ed esemplare civismo dopo avere combinato disastri organizzativi e avere mancato troppi obiettivi alla loro portata: non sono stati capaci di approvvigionarsi delle dosi di vaccino necessarie, sono arrivati molto lunghi nel mettere in atto una struttura organizzativa adeguata, continuano a balbettare dalla paura di sbagliare, non hanno saputo sconfiggere speculazioni e ingiustizie. I media la smettano di fare audience sulla pelle dei cittadini: una indegna passerella di personaggi in cerca di visibilità e notorietà, roba da vomito.
Chi si è sottoposto a vaccinazione o intende farlo non faccia il bullo, non è il caso, e chi ha paura e dubita non pretenda l’impossibile. Cerchiamo insieme, con poche chiacchiere e soprattutto con l’aiuto dei medici di base, che dovrebbero conoscere le nostre debolezze fisiche e psicologiche, di combattere una battaglia molto dura e forse infinita.