13/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Giacomo 1,12-18; Salmo 93; Marco 8,14-21.

 

Riflessione personale

 

“La tentazione non viene da Dio. Ciascuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce”. Quando pensiamo alla concupiscenza, per deformazione proibizionistica, risaliamo al sesto comandamento, perché siamo stati inopportunamente abituati a individuare il peccato nella trasgressione sessuale. La mia mentalità mi porta invece a partire dalla prevalenza delle preoccupazioni materiali, che ci chiudono la mente e il cuore e ci isolano nel nostro egoismo. Abbiamo il cuore indurito e la mente annebbiata! Se ci isoliamo, soccombiamo inesorabilmente, se invece ci apriamo possiamo farcela. Come scrive Giacomo nella sua lettera, il necessario ci arriva in dono dall’alto, a noi spetta il compito di accogliere il dono. Quando riceviamo un regalo, ci precipitiamo a liberarlo dal pacco che lo avvolge, lo ammiriamo, lo collochiamo in un posto tranquillo e sicuro, facciamo progetti sulla sua utilizzazione, lo proteggiamo e lo valorizziamo, siamo soddisfatti, ci sentiamo meglio. A maggior ragione dovremmo comportarci così con i doni che ci arrivano dal “Padre della luce”, doni che non ci distraggono, ma ci illuminano e ci guidano. Purtroppo invece li banalizziamo o li trascuriamo: a caval donato guardiamo in bocca e magari pensiamo che siano inutili o almeno superflui, perché siamo tutti presi dalle nostre preoccupazioni. Abbiamo gli occhi foderati di prosciutto. Non c’è peggior ceco di chi non vuol vedere o peggior sordo di chi non vuol sentire…Per uscire da questo egoistico imbuto, bisogna pensare agli altri, aprirsi ai bisogni degli ultimi, giocare fuori casa, solidarizzare, condividere, perché il dono non è solo per noi, ma anche e soprattutto per gli altri. È lì che casca il mio asino!