12/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Giacomo 1,1-11; Salmo 118; Marco 8,11-13.

 

Riflessione personale

 

Uno dei miei tanti difetti consiste nel volere precipitare le cose, nel non avere pazienza, nel pretendere di finirle ancor prima di cominciarle. Mi sento quindi appartenente alla casta dei farisei, quando chiedono a Gesù un segno dal cielo per metterlo alla prova e pretendono di bruciare le tappe della rivelazione. E Gesù li ripaga non dando ad essi alcun segno e loro rimangono con un palmo di naso.

Giacomo, nella sua lettera di cui apprezzo l’estrema concretezza, capovolge il discorso dei farisei: prima bisogna accettare le prove della fede, che producono la pazienza, e la pazienza porta alla perfezione, alla sapienza, alla perseveranza, alla fiducia in Dio, all’umiltà, alla consapevolezza dei propri limiti.

Per Giacomo, solo apparentemente in contrasto con i messaggi paolini, la fede deve sfociare nelle opere, in un certo stile di vita, ma con la pazienza di essere dei “buoni a nulla” e non con la presunzione di essere dei “capaci di tutto”.

Difficilissimo! Ma Giacomo ci viene in soccorso: «Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data». Non mi resta che seguire questo prezioso consiglio, anche se spesso chiedo e non ho risposta. Giacomo aggiunge: «La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare mossa e agitata dal vento; e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore un uomo che ha l’animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni». Mi ritrovo nella fotografia critica di Giacomo: sono impaziente ed allo stesso tempo oscillo, sono instabile. Quanta strada mi rimane da percorrere…e c’è poco tempo, perché ne ho perso parecchio. Per fortuna Alessandro Manzoni fa dire a Lucia: «Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia». Non mi resta che essere manzoniano anche perché Giuseppe Verdi lo chiamava “il santo” e io sono verdiano, manzonian-verdiano…