02/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Malachia 3,1-4; Salmo 23; Ebrei 2,14-18; Luca 2,22-40.

 

Riflessione personale

 

Oggi si celebra la presentazione di Gesù al tempio, ma secondo la legge ebraica si trattava del rito della purificazione imposto alla madre e del riscatto del bambino. Non ho mai capito da cosa dovesse essere purificata una madre dopo il parto: tale rito rimase in vigore anche nella Chiesa cattolica, seppure sotto traccia. A giudicare da quanto scrive Erri De Luca nel suo libro “E disse”, ai tempi di Mosè e della legge a lui rivelata, le donne erano le beniamine della divinità, nascevano perfette, mentre i maschi dovevano essere ritoccati con la circoncisione. Il parto doveva essere considerato il punto più perfetto dell’arte di natura, alla donna il creatore aveva dato il compito esclusivo e preferenziale di trasmettere la vita. E allora? Fin dagli inizi prende piede l’equivoco della donna creatura di serie “b”, condannata a partorire nel dolore, impura per le mestruazioni, mentre invece la fertilità era sorgente di benedizione.

Da eretico quale sono, considero pertanto questa celebrazione come l’esaltazione della maternità di Maria, preludio alla salvezza messianica. Maria e Giuseppe si sottomisero alle prescrizioni della Legge. Maria si purificò anche se Simeone le disse che la sua vera purificazione sarebbe consistita in una spada che le avrebbe trafitto l’anima. Riscattarono Gesù offrendo una coppia di tortore, anche se il vecchio Simeone predisse che il vero riscatto lo avrebbe operato questo bambino, una volta cresciuto e diventato segno di contraddizione.

Non sono venuto per cambiare la Legge ma per darle compimento, per andare oltre, dirà Gesù. E si comincia subito. La Legge però continuerà a voler prevalere sui cuori. È infatti molto più comodo obbedire alle regole, anche perché si trova sempre il modo di aggirarle: fatta la legge, fatto l’inganno. Amare Dio e il prossimo non è una regola, è la vita stessa del cristiano. I sacramenti non sono riti, ma la massima espressione dell’amore di Dio e noi dovremmo “sacramentare” il nostro prossimo. Questo non è un ostacolo aggirabile!

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Non chiediamo di essere perdonati per le preghiere che facciamo. Un vecchio frate cappuccino, a cui avevo confessato la colpa di “perdere la pazienza” con i miei genitori anziani e malati, mi disse: «Attento! Sappia che se lei tratta male qualcuno, a maggior ragione sua madre o suo padre, potrà recitare un’infinità di rosari, ma non varranno a niente, anzi…». Se ti presenti al tempio e ti ricordi di avere un contrasto con qualcuno, lascia l’offerta in sospeso e vai prima a riconciliarti con tuo fratello: così ha detto Gesù!