30/01/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

2Samuele 18,9-10.14.24-25.30-19,4; Salmo 85; Marco 5,21-43.

 

Riflessione personale

 

Continuiamo a leggere le disavventure del re Davide. Il figlio Assalonne, che lo tradiva cospirando contro di lui, muore a causa di un incidente, ma soprattutto per la sbrigativa vendetta dei “solerti” seguaci del re. Davide non tira un sospiro di sollievo per essersi liberato di uno scomodo concorrente, ma piange e fa lutto e la sua vittoria in quel giorno si cambia in lutto per tutto il popolo. Viene spontaneo fare un parallelismo con la vicenda di tutti noi, uomini, figli-degeneri di un Padre, che piange per le nostre disgrazie pur dovute alla nostra cattiveria: Dio non può e non vuole bloccare la nostra libertà di tradirlo, ma ne soffre immensamente al punto da sacrificarsi per noi nel suo Figlio. Ci possiamo anche stupire della tremenda sofferenza a cui viene sottoposto Gesù. Non poteva il Padre trovare un modo meno cruento per salvarci e redimerci? Evidentemente sono talmente gravi le nostre malefatte ed è tanto forte il Suo dolore per i nostri assurdi comportamenti da giustificare un sì grande sacrificio redentivo. A estremi mali, estremi rimedi.  “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”: con queste parole ci scusa il Figlio di Dio, dopo che noi lo abbiamo messo in Croce. Ci vuole evitare persino i sensi di colpa. Il grande Avvocato chiede la nostra assoluzione per totale incapacità di intendere e di volere, ma, siccome non siamo incapaci ma cattivi, sconfigge e cambia sulla sua pelle la nostra cattiveria in amore. Più di così…