A ognuno il proprio mestiere

Ho letto con incredulità la notizia: messaggi di solidarietà per Luca Traini sono stati espressi in strada al suo avvocato Giulianelli, che però definisce l’azione del suo assistito come ”scellerata”. Traini è la persona che ha ferito sei immigrati intendendo vendicare il delitto di Pamela, la ragazza probabilmente sbranata da una banda di nigeriani spacciatori di droga, identificando in essa la nazione italiana rovinata dagli immigrati.

È la prima volta che sento un avvocato difensore ammettere così lucidamente e sinceramente la colpa del proprio assistito, prendendo   addirittura le distanze dalle improvvisate e assurde manifestazioni di solidarietà. Il legale così afferma: «Politicamente c’è un problema: la solidarietà con Traini è allarmante, ma dà la misura di cosa sta succedendo. Questa classe politica: destra, sinistra, centro, come ha trattato il problema dei migranti? Se questo è il risultato… La destra l’ha strumentalizzato, la sinistra l’ha ignorato e sottovalutato. Luca è la punta di un iceberg, la più eclatante, da condannare, ma la base è molto più vasta».

Non posso che complimentarmi con l’avvocato Giulianelli per la sua sintetica, impietosa ed esauriente fotografia della situazione. Dovrebbe indurre tutti a riflettere prima di sparare a vanvera. Mi sento però eticamente in dovere di aggiungere qualcosa alle parole di questo bravo professionista. Prima della politica, che effettivamente mostra tutte le sue lacune, dovrebbe venire il cervello e il cuore delle persone: per capire innanzitutto che il fenomeno migratorio non è la fine del mondo, ma è solo la normale ribellione di gente disperata che reagisce per sopravvivere; per ammettere convintamente che tutti abbiamo diritto a vivere, senza sottilizzare e senza fare distinzione fra le grida disperate che comunque ci giungono.

Egoisticamente si trova sempre un motivo per non soccorrere il prossimo disperato. Pensiamo alla parabola del Buon Samaritano: passò un levita, un ministro di culto e andò oltre, passò un sacerdote e andò dall’altra parte della strada, fecero finta di non vedere o trovarono nel loro cervello una scusa, magari dovevano andare al tempio per pregare oppure dovevano sbrigare importanti questioni. E quel poveraccio rischiava di morire se non fosse passato un samaritano, uno squallido personaggio da emarginare: un Traini a rovescio, che, invece di ammazzare o lasciar morire un uomo di altra razza considerata nemica, lo aiuta facendosene carico, senza fare tanti distinguo, senza indagare sul perché il percome si trovasse in quella disgraziata situazione.

Oggi, in coerenza con gli indifferenti della parabola, diciamo: dobbiamo prima dare lavoro agli italiani, dobbiamo innanzitutto preoccuparci dei “nostri” disperati, dobbiamo difendere la nostra identità, dobbiamo difendere la nostra religione e via discorrendo. Anche di fronte alle leggi razziali contro gli Ebrei, molti uomini e parecchi Stati si voltarono dall’altra parte: avevano problemi più importanti da risolvere…

Non scarichiamo quindi le colpe sulla politica, assumiamoci, da uomini, le nostre responsabilità e smettiamola di barare con noi stessi. Fatta questa pulizia mentale a livello personale, potremo cominciare seriamente a discutere di immigrazione. Non si può, nei ragionamenti, partire dalla fine, criminalizzando gli immigrati e solidarizzando con chi   spara loro addosso. Il legale di Traini ha già fatto un bel pezzo di strada, adesso tocca a noi. Lui ha dimostrato di saper fare il mestiere di avvocato, noi siamo piuttosto lontani dal dimostrare di saper fare il mestiere di…uomini.