“E non dimenticatevi di pregare per me!”. È il ritornello finale degli interventi di papa Francesco. Da parecchio tempo mi sono convinto che questa insistente richiesta di preghiera su di sé sia dovuta alle crescenti difficoltà della sua azione pastorale. Probabilmente si sta accorgendo che quando si tratta di passare dalle parole (accolte sempre con applausi) ai fatti (accolti con mugugni e scetticismi), la situazione si fa difficile.
Tutte le occasioni possono essere buone per ridimensionare la forza dirompente del suo messaggio. I modo sono tanti. Qualcuno sostiene che non stia dicendo e facendo nulla di nuovo, solo una difesa populista delle tesi tradizionali. Altri temono che stia svendendo i valori cristiani facendo demagogia in giro per il mondo. Altri ancora non perdono occasione per mettergli i bastoni fra le ruote per dimostrare che vive nel mondo dei sogni. Altri si stanno preparando alle rivincite, convinti che prima o poi arriverà l’occasione per tentarle.
Papa Francesco non deve mollare. Sul piano della Chiesa istituzionale deve cercare di tradurre le sue tesi innovative in riforme strutturali e procedurali. Dal punto di vista pastorale deve esigere rispetto per le sue indicazioni. Altrimenti finisce come quando Amintore Fanfani segretario della democrazia cristiana faceva coraggiosamente, in Sicilia, discorsi infuocati contro la mafia e in prima fila c’erano i mafiosi che lo applaudivano freneticamente.
La recente ripulitura di piazza San Pietro, dalla presenza dei poveracci per motivi di decoro e di sicurezza, papa Francesco non la doveva accettare. C’è sempre un motivo valido (?) per sloggiare gli accattoni. Lui li aveva aiutati, li aveva invitati alla sua mensa, ne aveva fatto una questione di accoglienza evangelica. Poi, improvvisamente, con la scusa di evitare infiltrazioni terroristiche e di restituire allo sfarzo artistico il colonnato del Bernini, gli straccioni se ne devono andare. Gli sporcaccioni in materia di affari e di sesso sono stati sopportati per anni e anni e forse lo sono ancora (il papa proprio negli stessi giorni lo ha pubblicamente ammesso), i senza dimora invece non possono restare in Vaticano o vicino al Vaticano. Strane misure…
Caro papa Francesco, faccia rientrare questo provvedimento assurdo che va in controtendenza rispetto alla sua mentalità. La metta giù dura! Non ceda il passo ai normalizzatori del cavolo. Non faccia come Giuliano Amato che, da ministro degli Interni, voleva fare la guerra agli accattoni e non era stato capace di dire nemmeno una parola contro i mercanti socialisti. Gesù ha cacciato i mercanti dal tempio, i poveri li ha toccati solo per risanarli ed aiutarli. I lebbrosi erano ben più pericolosi degli accattoni odierni e Gesù li toccava, li guariva, li riammetteva nella comunità.
Gesù è stato intransigente, non ha ceduto di un millimetro ai forti, ha concesso tutto ai deboli. Papa Francesco ha adottato questo stile, ma non deve avere ripensamenti, perché altrimenti finisce tutto. La bomba più pericolosa per il Vaticano non è quella del terrorismo islamico, ma quella del conservatorismo religioso. Chi deturpa l’immagine vaticana non sono i poveri cristi, ma certi cardinaloni e i tromboni dei palazzi.