In questi giorni la mia sensazione prevalente è quella del disagio per la confusione di ruoli che si sta creando nella nostra società. Una vera e propria commedia con le parti invertite.
Primo atto. Il giudice Carmelo Zuccaro non si è candidato (almeno per ora) a scendere in politica come parecchi suoi illustri colleghi, ma ha sollevato un vespaio basato sul dubbio qualunquistico e sulla populistica generalizzazione dell’affarismo: sta facendo discorsi squisitamente politici con assist perfetti a chi vuole speculare e strumentalizzare (Lega e M5S). E non c’è verso di farlo rientrare nel suo ruolo. Non ha prove, non ha elementi concreti, ma pontifica. La peggior (anti)giustizia che gioca a supportare la peggior (anti)politica. L’enorme e delicatissimo problema immigrazione viene ridotto a presunto scandalo allarmistico e affaristico e su di esso si costruisce una linea politica di drastico contenimento del fenomeno. Dice il procuratore di Catania Zuccaro: «Non possiamo ospitarli tutti, anche perché la maggior parte non ha diritto alla protezione internazionale. Non è il caso di evitare che le Ong continuino a svolgere attività di supplenza e la politica si prenda le sue responsabilità?». Se ad una persona ignara si chiedesse chi possa aver detto quelle parole, sono sicurissimo che le riferirebbe a Matteo Salvini, il quale quindi ha trovato un autorevole e insperato portavoce.
Secondo atto. Il Parlamento sta mettendo mano al diritto di legittima difesa, combinando un casino pazzesco, riformando in modo maldestro questo istituto giuridico e mettendo di conseguenza nei guai la magistratura che dovrà applicare queste nuove norme, tecnicamente demenziali ed eticamente inaccettabili: i giudici non sapranno come saltarne fuori. Per allargare il concetto si stanno varando norme confuse, solo per dare fumo negli occhi a chi pensa e si illude di combattere la criminalità difendendosi da solo, aizzato dalle solite gazzarre fascistoidi. La peggior (anti)politica che gioca a creare i presupposti per la peggior (anti) giustizia.
Terzo atto. I vaccini sul banco degli imputati: dubbi sulla loro efficacia e sui rischi per la salute. I politici ne vogliono sapere più degli scienziati e delle autorità sanitarie. Si scherza col fuoco, si spara nel mucchio, tutto va bene pur di creare smarrimento e malcontento. Non è proprio il caso di dare dignità e ascolto alle solite ed allarmistiche ciarlatanerie. Da parte sua, la scienza (?), quasi per difendersi dal nulla, spara in contemporanea un inattendibile e miracolistico test anti-cancro, ancora tutto da sperimentare, in grado di diagnosticare la malattia anche quando gli accertamenti più sofisticati non la riescono ancora ad individuare. La cattiva politica finisce con l’innescare l’orgoglio scientifico, che non si limita a fare quadrato intorno alle collaudate e istituzionalizzate procedure sanitarie, ma si lancia nella presentazione di premature e frettolose speranze di test anti-cancro (della serie “la miglior difesa è l’attacco”, peccato che si stia giocando con la salute della gente).
Quarto atto. Le Ong lasciano il campo e il mare inghiotte i naufraghi, la gente si fa giustizia da sola, gli scienziati abbandonano la ricerca, gli ammalati si curano secondo le proprie idee, nelle piazze e nelle strade si dà la caccia all’immigrato, D’Alema, figlio legittimo del comunismo, dà dello stalinista a Renzi che col comunismo non c’entra niente, Theresa May attacca l’Europa perché si sente messa alla porta dopo averla sbattuta, i Francesi fanno i pesci in barile e non riescono a distinguere una fascista antieuropea che si candida a governarli, gli Italiani sono fortunati, hanno Grillo e in lui si rifugiano. La commedia è finita. Cala la tela. Applausi frammisti a fischi.