A qualsiasi parte si rivolga l’attenzione si incappa immancabilmente in comportamenti e parole choccanti, non tanto per la loro eclatante originalità, ma per la loro sorprendente irresponsabilità.
Alcune sere or sono mi è capitato di ascoltare, durante un dibattito televisivo, le dichiarazioni filo-putiniane di Matteo Salvini: non faceva mistero delle sue simpatie politiche per il presidente russo fino ad arrivare ad una perentoria scelta del tipo “fra Merkel e Putin scelgo Putin”. Contestato dagli interlocutori, ha rincarato la dose sostenendo che Russia e America per lui pari sono e, badate bene, non si riferiva al fatto della caduta in basso trumpiana, ma esprimeva un tacito ed inquietante “me ne frego” della democrazia, perché ogni nazione deve guardare ai propri interessi e quindi… In quel momento se non lo avevo ancora chiaro, ho capito perché Umberto Bossi abbia preso le distanze dalle derive pseudo-culturali e politiche della Lega salviniana. Tutto infatti ha un limite.
Il giorno stesso avevo letto l’intervento del giudice di Treviso Angelo Mascolo, il quale, dopo un litigio a livello di traffico automobilistico, non solo ha deciso di girare armato, ma ha snocciolato una serie di dichiarazioni da bar del tribunale…: «Ho capito che senza un’arma oggi un cittadino è indifeso, in balia dei violenti…Se non ti difendi ti ammazzano e se ti difendi vieni rovinato dagli avvocati o finisci in galera…Non credo affatto nella capacità rieducativa del nostro sistema carcerario…D’ora in poi mi porterò dietro la pistola che fino a ieri ho tenuto vicino al letto. Gli altri si arrangino…meglio un brutto processo che un bel funerale…I delinquenti sono ovunque e di tutti i colori, anche se li arrestano, se li condanniamo, il giorno dopo scorrazzano liberi…I giudici sono come quei soldati a cui ordinano di scavare una buca e poi di riempirla subito, tanto per tenerli calmi e occupati…Fino a quando i terroristi delle Brigate Rosse colpivano poveri cristi erano “compagni che sbagliano”. Dopo che hanno assassinato Aldo Moro lo Stato ha reagito e li ha annientati. Purtroppo questo mondo va così…Non ho alcuna mira elettorale, tanto meno con la Lega. Se Salvini applaude è perché lui la pensa come me, non io come lui…La legittima difesa è un problema secondario, come asciugare l’acqua quando si rompe un tubo. L’emergenza sono le tubature, ossia lo Stato che non controlla più il territorio».
Ho affiancato queste inqualificabili boutade a quelle di Salvini non a caso, ma perché le unisce un filo, quello dell’irresponsabilità etica e di un neo-fascismo (a)culturale. Se un politico in auge, se un magistrato in carriera la pensano e la cantano così, cosa penserà la gente? Ho paura che molti, troppi, siano d’accordo con loro. Non siamo ai fenomeni di costume, al nord-est che ruggisce, al qualunquismo che batte un colpo, siamo alla demenza politica dilagante. Tutti al bar a sparare cazzate di stampo squisitamente fascista.
Mio padre era figlio dell’oltretorrente, il quartiere più polare di Parma, ne conosceva tutti gli abitanti, in esso contava moltissimi amici, ne aveva frequentato le osterie (dove si osava parlar male del fascismo e di Mussolini), le barberie (luogo allora di ritrovo e del gossip più antico e leale), aveva cantato e discusso di musica nei covi popolari e verdiani, aveva respirato a pieni polmoni un’aria sana e democratica. A proposito di osterie mi raccontava come esistesse un popolano del quartiere (più provocatore che matto) che era solito entrare nei locali ed urlare una propaganda contro corrente del tipo: “E’ morto il fascismo! La morte del Duce! Basta con le balle!”.
Ci sarà ancora qualcuno che avrà questo coraggio? Ce ne sarebbe bisogno.