Qual è il sentiment popolare che sostiene l’ondata di destra, quel sacco politico legato da Trump, che contiene molto più di Trump, vale a dire tutti coloro che ne condividono la logica populista e sovranista (detto fuori dai denti: il fascismo odierno!).
Il bisogno di sicurezza! Le classi dirigenti sfruttano questo disagio socio-culturale e lo trasformano politicamente in protezionismo, bellicismo e razzismo. Si sta formando una sorta di internazionale sovranista in cui trova posto anche il governo italiano.
Molti si chiedono perché Giorgia Meloni sia così ondivaga rispetto allo scenario trumpiano, così indecisa nell’atteggiamento da tenere rispetto agli equilibri che si stanno delineando. La risposta sta nel fatto che ideologicamente Meloni è collocata a destra e con la destra punta all’’Europa della non Europa, anche se si sforza di presentarsi come moderata e pragmatica.
Proprio in questi giorni il governo italiano ha varato il cosiddetto decreto-sicurezza, suscitando perplessità, inquietudini e contestazioni. La logica stringente di questo provvedimento è quella di devitalizzare la critica e la protesta, arrivando persino a criminalizzarle. Verrebbe spontaneo dire: trumpianamente sicuri.
L’inganno ai danni della gente sta nel farle credere che immigrazione=delinquenza, difesa=riarmo, pace= equilibrio bellico, benessere economico=protezionismo commerciale, coesistenza pacifica=legge del più forte, etc. etc.
Questo raggiro è in atto in tutto il mondo e, complice una imbelle politica da parte delle sinistre, sta letteralmente spopolando. In certe fasce sociali si tratta di disperazione, in altre di rassegnazione, in altre di illusione, in altre ancora di egoismo bello e buono.
Il paradosso consiste nello spacciare per sicurezza le più grandi e globali insicurezze. Potremmo dire che la sicurezza è inversamente proporzionale al dialogo, alla pace, alla giustizia sociale, in una parola alla politica. L’autorità diventa autoritarismo, l’amor di patria diventa sovranismo, il rispetto per il popolo diventa populismo, la difesa dei confini nazionali diventa nazionalismo, la democrazia diventa perdita di tempo. Ditemi: se questo non è fascismo…
Un po’ per alleggerire la tensione del discorso, un po’ per renderlo umanamente più assorbibile, ricorro alla saggezza e alla verve critica di mio padre.
É molto simpatica ed “anarchica” la battuta con cui fucilava l’autoritarismo dall’alto al basso e dal basso all’alto: “A un òmm, anca al pu bräv dal mónd, a t’ ghe mètt in testa un bonètt al dventa un stuppid”.
Si divertiva spesso a raccontare uno strano e paradossale episodio che lo aveva visto quale malcapitato protagonista alla stazione di Parma. Da zio affettuoso e premuroso aveva accompagnato in stazione una nipote di Genova che ci era venuta a far visita per qualche giorno con i suoi figli ancora molto piccoli. Valigie e bambini avevano consigliato mio padre a salire sul treno in partenza per poter meglio collocare il bagaglio e salutare i nipoti. Tutto fatto, scese dal treno. Ed ecco un addetto della polizia ferroviaria si avvicina e chiede il biglietto. Risposta ovvia: “Non ho biglietto perché non ho viaggiato, sono salito solo per aiutare mia nipote.” Replica: “Per me lei è un viaggiatore che scende dal treno senza biglietto, favorisca i documenti.” Spazientito ma corretto si reca con il poliziotto nel piazzale antistante la stazione, dove aveva parcheggiato la motocicletta, per esibire la patente. Verbale redatto nonostante le resistenze. Dopo qualche giorno arriva a casa una sonora contravvenzione e mio padre, inizialmente orientato a pagare e tacere si lascia convincere a ricorrere al pretore. Processo bello e buono. Il giudice capisce la situazione quasi da farsa e chiede al poliziotto: “Ma a lei non è venuto in mente che, avendo la motocicletta nel piazzale, l’imputato potesse avere raccontato una verità piuttosto plausibile?” Risposta: “Per me era un viaggiatore che scendeva dal treno ed era senza biglietto!”. Assoluzione con formula piena, nemmeno la sanzione per non aver pagato il biglietto entrando in stazione (allora per il solo fatto di varcare la soglia della stazione si doveva corrispondere un piccolo obolo), perché ormai nessuno osservava tale obbligo (cominciando dai nonni che conducevano i nipotini a vedere il treno).
La morale dell’episodio è piuttosto semplice: mio padre era rimasto vittima della…sicurezza. Per fortuna c’era stato un giudice che ragionava. Ecco perché tanta ostilità verso i giudici e quanti esercitano un contro-potere: non devono ragionare, ma legare l’asino dove vuole il padrone (si chiami Trump, Le Pen o Salvini).