La democrazia spaventata e la diplomazia spatentata

«Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità Iraniane, tutto il Governo, in primis il presidente Giorgia Meloni ed il ministro Tajani, si è mosso per farla liberare». Lo ha scritto il ministro della Difesa Guido Crosetto su X. «Ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro» ha aggiunto. «Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada». (da ilsole24ore)

La dichiarazione del ministro della difesa assomiglia molto ad un invito a non disturbare il manovratore. Senonché bisognerebbe sapere se il manovratore è capace di guidare, dove vuole portare i viaggiatori e quale prezzo intende far pagare agli utenti del servizio e a tutta la cittadinanza.

Ho sempre avuto molta diffidenza verso la diplomazia: generalmente serve a coprire il nulla. Figuriamoci con gli attuali chiari di luna, in una situazione internazionale aggrovigliata come non mai, in un disordine totale e globale. E poi, se devo essere sincero, non mi fido di chi dovrebbe tenere i fili diplomatici, vale a dire dell’attuale governo italiano: queste eventuali operazioni non sono roba da dilettanti allo sbaraglio come il trio Meloni-Crosetto-Tajani, ma operazioni di alta acrobazia purtroppo senza rete protettiva.

Se poi, come sembra, l’arresto di Cecilia Sala rientrasse in uno scambio di prigionieri in cui sarebbero coinvolti gli Usa che avrebbero chiesto all’Italia di arrestare un “bombarolo” iraniano, la questione si complicherebbe non poco e verrebbe in primo piano la sudditanza governativa dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti a cui l’incolumità di Cecilia Strada non potrebbe fregar di meno.

Tutti zitti ad aspettare che i diplomatici facciano la frittata o comunque una ciambella senza buco? Una giornalista coraggiosa, impegnata sul fronte della difesa dei diritti umani non può essere semplicemente oggetto di scambio al peggior offerente. Forse meriterebbe qualcosa di più… Sensibilizziamoci almeno sull’importanza della libertà di stampa in democrazia, che in Italia viene da una parte abusata e dall’altra parte mal tollerata e attaccata. Convinciamoci che la pace non può essere perseguita nell’equivoco e magari calpestando i diritti delle persone più deboli fra cui le donne. Impegniamoci a testimoniare che la democrazia non è morta, ma forse la stiamo uccidendo anche con la realpolitik. Siamo proprio sicuri che stare zitti sia il modo migliore per aiutare Cecilia Sala?

Non ho risposte, ho solo tanti dubbi in mezzo alla certezza che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme che si sono sperimentate finora, ed è bene che diventi sempre più un patrimonio da difendere con le unghie e coi denti da parte dei cittadini europei uniti e da rinverdire continuamente da parte dei governanti convinti europeisti.

A tal proposito l’Unione Europea, se fosse unita, forte ed incisiva, potrebbe dire all’Iran che l’arresto di Cecilia Sala è un affronto alle democrazie, una provocazione che a livello dei rapporti internazionali potrebbe significare isolamento e comportare il pagamento di costi molto alti per le istituzioni di stampo islamico che guidano questo Paese. Dopo di che potrebbero entrare in gioco le diplomazie, non al buio, ma alla luce di queste forse ingenue ma irrinunciabili premesse.