A Gaza non si combatte una «guerra» ma si compiono «crudeltà». Papa Francesco punta ancora una volta l’indice contro il governo e le forze armate israeliane – pur senza nominarle espressamente – per il massacro che stanno compiendo nei confronti della popolazione palestinese di Gaza.
L’occasione è stata fornita, ieri mattina, dal tradizionale discorso in Vaticano per gli auguri di Natale alla Curia romana, quest’anno dedicato al «dire bene» piuttosto che criticare e mettere in cattiva luce gli altri. Ma prima ancora di cominciare, Bergoglio ha chiuso i fogli con il testo ufficiale e ha parlato a braccio. Prima per rendere noto che venerdì al cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, è stato impedito di «entrare a Gaza, come avevano promesso» (le autorità israeliane in serata hanno comunicato l’autorizzazione a entrare nella Striscia).
Il papa ha poi denunciato l’ennesima strage compiuta dall’esercito di Tel Aviv: «Ieri (venerdì, ndr) sono stati bombardati dei bambini. Questo è crudeltà. Questo non è guerra», ha detto il pontefice. Che infine, nel discorso ai cardinali e ai prelati della Curia, citando Doroteo di Gaza (un monaco cristiano del VI secolo), ha ribadito: «Sì, proprio di Gaza, quel luogo che adesso è sinonimo di morte e distruzione, ma che è una città antichissima».
Il giorno precedente, durante una lunga intervista all’emittente argentina cattolica Canal Orbe 21, il papa aveva in un certo senso anticipato il tema di una guerra tesa all’annientamento indiscriminato delle persone che vivono a Gaza: «Quando ti trovi di fronte a una mamma con i suoi due bambini che passa per la strada perché è andata a prendere qualcosa a casa e torna alla parrocchia dove sta vivendo e la mitragliano senza motivo, quella non è una guerra, con le regole normali di una guerra. È tremendo». (Il manifesto – Luca Kocci)
Ho la netta convinzione che papa Francesco sia l’unico personaggio pubblico ad avere il coraggio di dire la verità che sta sotto gli occhi di tutti. Meno male che c’è papa Francesco a rompere quel muro di omertà su cui conta il governo israeliano.
Il ministero degli Affari Esteri israeliano replica: “Le osservazioni del Papa sono particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista, una guerra su più fronti che gli è stata imposta a partire dal 7 ottobre”. “Basta con i due pesi e le due misure e con il prendere di mira lo stato ebraico e del suo popolo”. Parole durissime che mettono una ipoteca anche sui rapporti tra Israele e la Chiesa cattolica locale, che invece spera di poter continuare a condurre la sua azione pastorale tra i cristiani, sempre meno in Terra Santa, anche in Cisgiordania e nella stessa Gaza.
“La crudeltà – ha detto ancora il ministero degli Esteri – è quando i terroristi si nascondono dietro i bambini mentre cercano di uccidere i bambini israeliani; la crudeltà è quando i terroristi prendono in ostaggio 100 persone per 442 giorni, tra cui un neonato e dei bambini, e abusano di loro”. “Purtroppo il Papa ha scelto di ignorare tutto questo, così come il fatto che le azioni di Israele hanno preso di mira i terroristi che hanno usato i bambini come scudi umani”. (ANSA.it)
La difesa d’ufficio del governo israeliano non è affatto convincente. Non si può infatti continuare all’infinito a rispondere alla violenza con violenza ancora maggiore: la difesa israeliana appare spropositata, sconclusionata e crudele e non può essere considerata legittima. Sparare su dei bambini non è ammissibile mai e poi mai. La rappresaglia è una pratica schifosa, che tra l’altro gli ebrei hanno sofferto da parte dei nazifascisti, non è guerra, è crudeltà come ha detto papa Francesco. Il Vaticano conosce benissimo i termini della questione israelo-palestinese ed esprime una valutazione umanitaria incontestabile davanti alla quale bisognerebbe riflettere e non reagire scompostamente.
Inspiegabilmente l’Occidente non va oltre timidi inviti alla prudenza e alla ragionevolezza. Degli organismi internazionali Israele se ne frega altamente e da tempo. Probabilmente con l’elezione di Trump alla Casa Bianca Israele si sente ancor più tranquillo nel suo pazzesco bellicismo. La voce del papa, a giudicare dalle stizzite risposte, infastidisce non poco. La verità fa male, ma bisogna pure che qualcuno abbia il coraggio di dirla.
Se devo essere sincero, mi trovo in perfetta sintonia con le opinioni papali. Mi toccano nel vivo della coscienza e non capisco come nessuno a livello politico reagisca positivamente, magari per timore del risorgente antisemitismo o ancor più per paura di andare contro lo strapotere economico, militare e tecnologico di Israele. Ci rendiamo conto che non si può tollerare oltre il massacro dell’intero popolo palestinese. Con i pochi che rimarranno in vita dopo la carneficina non si potrà certo pensare a stipulare accordi di pace: l’odio permarrà nel tempo e i superstiti non troveranno di meglio che buttarsi nelle braccia dei terroristi. Continuerà un conflitto che non si sa dove potrà andare a sfogarsi. È questo che vuole il governo di Israele!?