Roma, 1 ott. 2010 (Apcom) – Prima il video con la barzelletta sugli ebrei, poi un altro che immortala sempre Silvio Berlusconi che racconta una barzelletta su Rosy Bindi con bestemmia finale. Il sito dell’Espresso pubblica il breve filmato, 32 secondi, del presidente del Consiglio che, in visita in Abruzzo dopo il terremoto e prima del G8 – quindi tra aprile e luglio del 2009 – incontra alcuni militari. Nel video manca l’inizio della barzelletta, ma si capisce comunque la situazione, ovvero una serata danzante: “Il cavaliere va dalla ragazza” scelta per ballare, “lei si presenta con il nome di un fiore al femminile”, e l’uomo “risponde con il nome del fiore al maschile e si balla”. Quindi, racconta Berlusconi, “un uomo si avvicina a una ragazza, ‘Margherita’. E lui ‘Margherito’, poi un altro si avvicina a un’altra ragazza, ‘Rosa’ e lui ‘Roso’. Un altro va verso Rosy Bindi, un po’ coperta nell’ombra, lei dice ‘Orchidea’ e si tira in avanti, lui la guarda e dice ”Orcod…'”, con Berlusconi che simula lo spavento dell’uomo alla vista di Bindi, tra le risate dei presenti. Al termine della barzelletta, Berlusconi rivolge un invito ai presenti: “Oh, nessuno mi tradisca…”. Invito non raccolto.
Roma, 2 ottobre 2010 (Quotidiano Nazionale) – Sul presidente del Consiglio grava un dovere “di sobrietà e di rispetto”, sottolinea il direttore di ‘Avvenire’ Marco Tarquinio, in un editoriale con il quale commenta le ultime battute del premier Silvio Berlusconi. “Ci mancava solo la bestemmia – si legge sul quotidiano dei Vescovi italiani- dentro la barzelletta del premier, mentre un altro video ci ha proposto un Silvio Berlusconi che giochicchia con consunti stereotipi sugli Ebrei”.
Ad ogni modo non tutti, nella Chiesa cattolica, sono ostili a Berlusconi per la barzelletta con bestemmia. Per monsignor Rino Fisichella, presidente del neonato Pontificio consiglio per la rievangelizzazione dell’Occidente (è ormai prossima la pubblicazione del ‘motu proprio’ del Papa che ne definisce i contorni) è necessario evitare di strumentalizzare le situazioni politiche: “Bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose”, afferma il presule, avvicinato dai giornalisti durante un convegno a Pisa.
E la ‘protagonista’ della barzelletta con bestemmia, Rosy Bindi, si mostra amareggiata: “Fin da piccola mi hanno insegnato a non pronunciare il nome del Signore invano. È una profonda, intima convinzione della mia fede, un segno di rispetto verso me stessa e gli altri e una regola di buona educazione. Sarò all’antica, ma mi amareggia profondamente e mi turba constatare che per un pastore della mia Chiesa ci sarebbero occasioni e circostanze nelle quali è possibile derogare anche dal secondo comandamento”, spiega Bindi in una nota.
“Basta solo valutare il contesto per giustificare espressioni sguaiate, irriverenti e persino blasfeme – aggiunge – anch’io penso che contestualizzare fatti e parole sia importante: aiuta a interpretare meglio gli eventi, a capire le responsabilità, a distinguere tra azioni volontarie e involontarie, tra reato e peccato. La contestualizzazione è in fondo un esercizio di laicità ma potrebbe diventare relativismo. Se è così, c’è qualcosa di contraddittorio e profondamente diseducativo nel minimizzare la blasfemia del premier”.
Quanto al felpato ma insopportabile filoberlusconismo a prova di bestemmia messo in campo da monsignor Fisichella, mi sovviene un simpatico, eloquente ed anonimo reportage di un sacerdote, che raccontava di un penitente che nell’accusa dei propri peccati inserì anche la bestemmia, al che il confessore reagì chiedendo: “Ma lei bestemmia molto?”, lasciando intendere di voler capire i contorni di questo peccato. La persona in questione rispose laconicamente: “Una cosa giusta…”. “Adesso c’è una cosa giusta anche per le bestemmie…” commentò il sacerdote. La contestualizzazione invocata da monsignor Fisichella se non è zuppa è pan bagnato.
Perché ho impietosamente richiamato l’imbarazzante episodio della bestemmia berlusconiana (imbarazzante più per Fisichella che per Berlusconi…)? Perché l’illustre presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, sta pontificando sull’imminente Giubileo. Infatti chi meglio di lui può spiegare la misericordia divina elargita a tutti i peccatori, soprattutto ai potenti che fanno gioco alla Chiesa.
Non dimentichiamo che le indulgenze sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso della scissione luterana. Forse il monsignore berlusconiano non è l’uomo giusto per parlare di giubileo. Farà scaravoltare Martin Lutero nella tomba. Forse si scaravolterà nella tomba anche Piergiorgio Welby a cui furono negati i funerali religiosi per avere avuto il sacrosanto coraggio di staccare il respiratore della tortura.
La stessa Chiesa che negò i funerali a Piergiorgio Welby, ospitò quelli di uno dei boss della Magliana ed ha ospitato quelli del boss Casamonica. Non solo: nei giorni in cui Ruini proibì la funzione per Welby, nella cattedrale di Santiago del Cile vennero celebrati i funerali di Pinochet, uno dei peggiori macellai del ventesimo secolo.
Quindi, se giubileo ci deve essere, non diamolo da propagandare ai Fisichella di turno, ma lasciamolo gestire al Padre Eterno, Lui di indulgenza sì che se ne intende.