La pseudo-pace anti-femminista

Il mondo, dicevamo, ha altro a cui pensare e la realpolitik suggerisce che bisogna sacrificare molta verità e molta giustizia se si vuole continuare a dialogare, perfino con i tiranni, per evitare guai peggiori. Accade con i taleban, perché non si può stare a guardare mentre si affacciano nuove fruttuose alleanze con Cina e Russia per lo sfruttamento delle miniere, e dunque si organizzano incontri sotto l’egida dell’Onu (Doha, 30 giugno) eliminando sia la presenza di donne sia la discussione dei dossier sul rispetto dei loro diritti. Cancellate.

Accade con l’Iran, e non da oggi. Le diplomazie stanno lavorando incessantemente per convincere gli ayatollah a soprassedere ai propositi di vendetta contro Israele per l’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sul loro territorio il 31 luglio. Giusto dialogare, ma come? E dimenticando cosa? Intanto il regime ha mano libera all’interno: così non desta il giusto scandalo il fatto che Narges Mohammadi, eroina della resistenza, premio Nobel per la pace 2023, nei giorni scorsi sia stata picchiata nel carcere di Evin, che non possa incontrare i suoi avvocati e che abbia iniziato uno sciopero della fame che ne mette a repentaglio la sopravvivenza. Né suscita orrore così come dovrebbe la triste vicenda di Arezou Badri, 31enne madre di due bambini, che dal 22 luglio giace in un letto d’ospedale, paralizzata a causa dei colpi d’arma da fuoco che l’hanno bersagliata mentre guidava, a capo scoperto, la sua auto nel nord del Paese.

E accade anche in Medio Oriente dove gli stupri feroci compiuti dai terroristi di Hamas nell’attacco del 7 ottobre 2023 sulle donne israeliane hanno fatto il paio con le atroci sofferenze inflitte a centinaia di migliaia di mogli, madri, sorelle, figlie di Gaza; dolore innocente, presto dimenticato, superato da nuove emergenze, da nuove diplomazie, da nuovi tentativi di mettere a tacere gli orrori.

La Guerra cancella le guerre ingaggiate contro le donne in molti Paesi del mondo. Nell’indifferenza di tutti gli altri. (dal quotidiano “Avvenire” – Antonella Mariani)

La donna è sempre stata discriminata a tutti i livelli e in tutti i sensi: su questo punto si sono sempre trovati tutti d’accordo, Regimi, Stati, Chiese, etc. etc.

È molto intelligente l’analisi di cui sopra: persino la ricerca della pace diventa un pretesto per trascurare i diritti delle donne. Come volevasi dimostrare: non si sta cercando la pace, ma un suo surrogato che resisterà fino al prossimo sternuto del dittatore di turno.

La pace senza giustizia non esiste e, se il prezzo per raggiungere una tregua qualsiasi è quello di accantonare i diritti, stiamo creando i presupposti per nuove guerre rivedute e scorrette. Respiriamo a fatica in una stanza angusta dove scarseggia l’ossigeno (richiesto dai diritti) e ci illudiamo di resistere rinunciando ed espellendo certi diritti anziché aprire la finestra per farli entrare.

L’obiezione che viene portata a questi inconfutabili ragionamenti è la cosiddetta realpolitik. In cosa consiste? Nel fatto che certi diritti sono più diritti di altri, che il compromesso non si può cercare fra i diritti (sarebbe una contraddizione in termini), ma fra gli interessi e che quindi alcuni diritti possano essere sacrificati sull’altare degli interessi forti.

Temo che questa impostazione di infimo profilo possa trovare ulteriore spinta nella presidenza di Donald Trump: un accordicchio con Putin non mancherà (tra simili ci si intende…), un equilibrio che andrà bene a Russia e Usa, con il peloso assenso cinese e con l’omertoso placet europeo; ad una guerra tra Russia e Nato sulla pelle degli ucraini non può che seguire una finta pace, che soddisferà un po’ tutti meno gli ucraini malamente governati da un irresponsabile Zelensky.

La potentissima lobby ebrea non mancherà di presentare il conto a Trump. Quindi, in medio-oriente carta bianca a Israele per portare a termine la pulizia e poi si vedrà: un accordicchio con i Paesi arabi si troverà (tra magnati ci si intende…). Solo il Papa avrà qualcosa da ridire. Parlando della crisi mediorientale Francesco ha evidenziato che «a detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». Israele si è infuriato; i Paesi occidentali stanno a guardare e piangono tuttalpiù lacrime di coccodrillo; bisogna reprimere senza pietà chi protesta a favore del popolo palestinese; chi osa parlar male degli ebrei è un antisemita.

È storico l’aneddoto del padrone e del garzone. Il primo assaggia una bottiglia di vino e sentenzia che non va bene per il suo giovane aiutante: troppo brusco e forte! Ed accompagna questa lapidaria sentenza con un eloquente “brrr”. Il giovanotto non accetta la situazione e furbescamente risponde: «Cal spéta un minud…parchè a voi fär “brrr” ànca mi».

Le donne, rappresentanti emblematiche dei soggetti a rischio guerra/pace, in diverse parti del mondo stanno provando a fare “brrr”, ma la stanno pagando molto cara nell’indifferenza ideologica di troppi e addirittura nella pragmatica rassegnazione di tutti. L’aspetto paradossale sta nel fatto che per uno straccio di pace si stracciano le donne.