Un papa impiccione, che tocca nel vivo

Dopo più di un anno di guerra e 44 mila morti tra i palestinesi, la Corte penale internazionale ha spiccato i suoi primi mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella Striscia e in Israele dopo il 7 ottobre 2023.

Nel mirino dei giudici della Camera preliminare sono finiti – su richiesta del procuratore capo Karim Khan – il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant (poi cacciato dallo stesso primo ministro), nonché il capo militare di Hamas, Deif, che però Israele ritiene di aver ucciso in un raid a Gaza. 

Immediata è stata la reazione indignata e irritata di Israele, a partire da quella dei due leader chiamati in causa: dall’Aja “una decisione antisemita” degna di “un nuovo processo Dreyfus”, ha tuonato Netanyahu attraverso il suo ufficio, mentre per Gallant la Corte “mette sullo stesso piano Israele e Hamas, incoraggiando il terrorismo”. Senza citare Deif, la fazione palestinese ha invece apprezzato “il passo importante verso la giustizia”. (ANSA.it)

Parlando della crisi mediorientale papa Francesco ha evidenziato che «a detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». La risposta di cui sopra non ha tardato a farsi sentire. Era ora!

Quante sono le divisioni del papa? È questa la domanda sarcastica che si dice abbia fatto Stalin durante i colloqui di Yalta a chi gli suggeriva di tener conto anche delle opinioni del papa nel definire gli assetti geostrategici del dopoguerra.

Aggiorniamo l’episodio. Probabilmente Benyamin Netanyahu alle parole di papa Francesco sugli eventuali crimini israeliani a Gaza, avrà chiesto: «Quale potere giurisdizionale ha il papa?». Nessuno, gli avranno risposto. Poi è arrivata la Corte penale internazionale…Sarà un caso, forse solo una interessante coincidenza, forse solo il coraggio di formalizzare un’accusa che da tempo bolle nella pur “realpolitica” pentola mondiale, che Israele, con tutto il potere che ha, non è riuscito a tenere coperchiata.

Senza esagerare ricordiamoci che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Papa Francesco, in modo felpato ma incisivo, ha voluto forse esprimere questo elementare e popolare concetto. Chissà che, al di là delle stizzite reazioni, la posizione della Corte penale internazionale non serva a indurre Israele a più miti consigli. Biden e, più o meno, tutti i governanti occidentali ci hanno provato. Il papa ha parlato a nuora perché suocera intenda: la nuora (Corte penale internazionale) ha colto il richiamo; la suocera si è incazzata, ricorrendo al solito vittimismo antipalestinese, perché la verità fa male e la vendetta non porta da nessuna parte. E poi, non è stato spiccato mandato di arresto anche per il capo militare di Hamas? Ma Israele sostiene di essersi già fatta giustizia uccidendolo in un raid. Allora adesso è il turno dei capi di Israele…

Magari questa tosta suocera, che brontola a suon di bombardamenti a tappeto, ricorrerà al consuocero Trump: cosa sortirà da questo connubio? Il papa avrà di che impicciarsi!