La magistratura nel fianco

La procura francese ha chiesto cinque anni di carcere e una pena d’ineleggibilità di cinque anni per la leader dell’estrema destra Marine Le Pen, nel caso dei lavori fittizi degli assistenti parlamentari del suo partito. «Siamo in un tribunale e il diritto si applica a tutti», ha insistito il procuratore Nicolas Barret, chiedendo che questa pena si applichi subito dopo la condanna, anche se la candidata alla Presidenza farà appello. Una pena del genere «impedirebbe agli imputati di candidarsi alle future elezioni locali o nazionali», ha precisato il procuratore davanti a Marine Le Pen, seduta in prima fila tra gli altri 24 imputati (quadri del partito, ex eurodeputati ed ex assistenti parlamentari).

«Penso che la volontà della procura sia di privare i francesi della capacità di votare per chi vogliono» e di «rovinare il partito», ha reagito davanti ai giornalisti la signora Le Pen alla sua uscita dall’udienza, mentre è stata richiesta una multa di 300.000 euro contro di lei. L’accusa ha descritto nella sua requisitoria un «sistema organizzato» di appropriazione indebita di fondi pubblici a danno del Parlamento europeo, con “contratti artificiali” di assistenti parlamentari per «far risparmiare» al partito. (dal quotidiano “La Stampa”)

Pur con tutti i limiti e i difetti, meno male che esiste una Magistratura autonoma che mette a dura prova le prepotenze di una certa politica. Se negli Usa i giudici avessero una significativa autonomia, molto probabilmente non dico che Donald Trump sarebbe in galera, ma non avrebbe potuto candidarsi a presidente. Ecco perché le assurde dichiarazioni di Elon Musk possono essere considerate autentici lapsus freudiani.

Si sta creando una cordata europea contro i giudici e, guarda caso, i capifila sono esponenti politici nell’occhio del ciclone, dotati di mastodontiche code di paglia, ai quali non par vero di contare su una sponda così forte come quella statunitense.

È questa la riforma della magistratura inserita nel programma del governo Meloni? È questo il garantismo tanto sbandierato dalla destra? È questa l’auspicata apoliticità dei magistrati dipinti come quinta colonna del redivivo comunismo?

Non voglio santificare i giudici francesi né tantomeno quelli italiani. In fin dei conti cosa ha combinato di tanto rivoluzionario la magistratura italiana? Ha chiesto alla giurisdizione europea di chiarire se i suoi indirizzi, in materia di salvaguardia dei diritti delle persone immigrate, peraltro perfettamente in linea col nostro dettato costituzionale, siano cogenti per gli Stati europei, che se ne stanno bellamente e altamente fregando.

La legge, nelle sue articolazioni e nel rispetto della gerarchia delle fonti del diritto, viene prima dei governi! O mi sbaglio?  Il popolo non c’entra proprio nulla, o meglio, c’entra in quanto elegge il Parlamento, che dovrebbe fare leggi in linea con la Costituzione e con gli indirizzi giuridici europei. E non con i principi trumpiani e/o muskiani.

Nei cervelli degli attuali governanti italiani, degli aspiranti governanti francesi, tedeschi, etc. c’è troppa strumentale confusione. Ho provato ad ascoltare Matteo Salvini interrogato a otto e mezzo su la 7: un’insulsa tiritera demagogica.

Mi è venuto in mente un episodio della mia vita scolastica. Interrogazione di italiano, se non ricordo male sulla Divina Commedia. Domanda riguardante un personaggio incontrato da Dante nell’aldilà: «Dove guarda?». Risposta: «Verso orizzonti di…». «Sì, orizzonti di non studiare…» aggiunse il professore.

Dove guarda Salvini? Verso orizzonti populisti, nazionalisti e sovranisti… Sì, orizzonti di non saper democraticamente governare…