Il rapporto tra musica e matematica è stato scoperto in tempi molto antichi, che risalgono al genio di Pitagora. Egli fu il primo a intuire l’esistenza di rapporti numerici tra le frequenze, e tramite questi costruì la prima scala musicale. Questo rapporto venne poi studiato da moltissimi scienziati, filosofi e musicisti.
Vuoi vedere che esiste anche un rapporto fra politica e matematica? Azzardo un provocatorio approccio algebrico. Berlusconi sta a Trump come Mussolini sta ad Hitler. Per essere più (in)delicatamente fenomenologici si potrebbe meglio affermare che berlusconismo sta a trumpismo come fascismo sta a nazismo.
Tutti sappiamo, storia alla mano, che Mussolini fornì ad Hitler gli spunti per ideologizzare il nazismo alla faccia di quanti pensano che il fascismo cadde semplicemente nelle grinfie del nazismo “autovocandosi” alla disfatta bellica.
Se sfogliamo l’album del berlusconismo troviamo parecchi tratti distintivi del catastrofico fenomeno trumpiano. Non mi prendo nemmeno la briga di elencarli tanto sono evidenti e incontestabili. Le tracce berlusconiane sono presenti un po’ in tutto il mondo, partendo purtroppo anche dall’Italia, tuttavia è negli Usa che è emersa da tempo questa eredità messa a frutto e rinverdita fino alla paradossale rielezione di Donald Trump.
Indro Montanelli sosteneva che il berlusconismo fosse una malattia virale da sopportare fino alla creazione degli anticorpi. Purtroppo, prendendo spunto dalla scienza medica, bisogna ammettere che i virus si ripresentano con le cosiddette varianti, a volte ancor più pericolose e difficili da combattere. È quel che sta succedendo in Italia, in Ungheria, in altri Stati sparsi nel mondo, fino ad arrivare alla conclamata epidemia statunitense con tanto di ricaduta.
Cosa si può sperare? Che il virus si indebolisca strada facendo e che possa essere contenuto con i minori danni possibili. Speriamo che la malattia trumpiana non venga sostituita da altre malattie altrettanto pericolose e dolorose. Mi riferisco, fuor di metafora, alla Cina a cui guardo con l’atteggiamento di chi si aspetta che possa scaturire qualcosa di buono dalla peggior fonte possibile. La Cina è più vicina di quanto pensasse Marco Bellocchio e potrebbe direttamente o indirettamente calmare i bollenti spiriti degli Usa. Non avrei mai più pensato, pur nel mio storico scetticismo verso gli americani, di arrivare a sperare nella Cina quale facitrice di equilibri geopolitici almeno accettabili a livello di sopravvivenza.
Donald Trump le ha sparate talmente grosse da essere costretto, strada facendo, a ridimensionarsi, perdendo credibilità nei confronti di chi sta nutrendo assurde aspettative nei suoi riguardi. C’è da augurarsi che, al fine di riuscire a tornare in sella, abbia fatto tali e tante promesse da rimanerne schiacciato. Quanto tempo ci vorrà all’elettorato statunitense per rendersi conto del disastro combinato? Probabilmente dovranno anche vincere la tentazione di negare l’evidenza per difendere la propria compromessa reputazione.
Forse l’illusione maggiore di cui sono rimasti vittime gli americani è la glocalizzazione: l’idea cioè di poter essere talmente forti da fregarsene del resto del mondo, la possibilità di sconfiggere la globalizzazione isolandosi dal contesto e chiudendosi nei propri confini culturali, sociali ed economici. I dazi sulle importazioni, la deportazione degli immigrati, i muri di vario tipo alzati contro tutto e tutti non serviranno a dormire sonni tranquilli, ma diventeranno un incubo da cui bisognerà prima o poi liberarsi.
Per superare la prima fase della malattia trumpiana furono necessari quattro anni di cazzate deflagrate in un clamoroso flop anti-covid. Con le ricadute le malattie si aggravano e diventa ancor più difficile guarirle. Non sarà così facile tornare indietro, ma non sarà nemmeno così facile andare avanti su una strada che porta al disastro.
Non vorrei che per portare Trump a più miti consigli occorressero bagni di sangue a livello bellico. Sono partito dalle analogie con fascismo e nazismo e concludo ritornandoci sopra. Fu necessaria una guerra mondiale per farli cadere anche perché l’unico modo di resistere per i regimi antidemocratici è quello di alzare continuamente l’asticella. La guerra ce l’abbiamo già, è probabile che il trumpismo muoia di pace ingiusta e inaccettabile, l’altra faccia della guerra.