Passeranno alla storia come le elezioni che più astensioniste di così non si può, mentre commentatori, vincitori e vinti si guardano l’ombelico della loro politichetta di turno. Mi riferisco alle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria, che hanno visto il (quasi) trionfo (?) del centro-sinistra.
Attenzione però perché l’anagramma di “trionfo” è “tronfio”: il Pd non si illuda di avere trovato la quadra e la squadra della sua linea politica, non tanto per l’incognita delle alleanze future, ma per il carente approfondimento della propria identità e del proprio legame con il popolo della sinistra.
Mi sembra che il voto somministri un brodo abbastanza nutriente all’ammalato, ma è pur sempre un brodo in cui bisognerà far cuocere qualcosa di ben più consistente. Non si tratterà di chiedersi con chi sedere a tavola, ma occorrerà trovare gli alimenti genuini e nutrienti da mettere in tavola. A mia madre che si preoccupava in modo maniacale della pulizia della tovaglia, mio padre consigliava di puntare l’attenzione su quanto mettere sopra la tovaglia.
Non credo che il potenziale elettore di sinistra sia interessato al mix gestionale del ristorante, ma al menù da poter consultare. Per proseguire nella metafora, non avrà grande importanza se in cucina ci saranno o meno cuochi o sguatteri pentastellati, ma l’importante sarà che arrivino in tavola piatti invitanti e gustosi; non sarà di rilievo la presenza di gastronomi centristi che dissertino sui condimenti più o meno moderati e sugli impiattamenti più o meno tradizionali. L’appetito andrà innanzitutto stuzzicato e poi soprattutto soddisfatto con proposte culinarie semplici che non creino difficoltà digestive.
Nelle cucine dei ristoranti comanda lo chef e mi sembra che gli elettori, nonostante tutto, lo abbiano individuato nel partito democratico, che quindi si dovrà far su le maniche, lavorare sodo e smetterla di dissertare sui minimi sistemi.
L’aumento percentuale dei voti piddini non deriva però da scelte convinte da parte degli elettori: è in atto una sorta di cannibalismo strisciante ai danni del M5S, esperienza politica finita, complice la diatriba tra il doroteismo contiano e il velleitarismo grillino; il Pd sta rubando nelle cassette delle elemosine delle chiesette pentastellate, mentre dovrebbe frequentare le impegnative cattedrali dell’astensionismo. La politica deve recuperare la propria mission e non la ritrova nelle scaramucce all’interno del cosiddetto campo largo del centro-sinistra, ma nel rilancio di valori e di idealità in linea con la storia e la tradizione popolare di sinistra.
In un gioco di cerchi concentrici che parte da una situazione mondiale segnata dalla catastrofe delle guerre, dell’ambiente impazzito, da una democrazia messa a dura prova nel fortino americano che dal secondo dopoguerra ha garantito la pace nell’Occidente e ora assiste allo sconcertante risiko di nomi che Donald Trump ed Elon Musk spostano con disinvoltura sul loro scacchiere, passa per un’Europa che non decolla e arriva in un’Italia segnata da un clima di tensione che si sperava archiviato, i risultati delle elezioni regionali di Emilia Romagna e Umbria appaiono come un puntino. (dal quotidiano “Avvenire” – Roberta D’Angelo)
Trovo ridicolo preoccuparsi dei pruriti renziani, delle caldane contiane e delle velleità ipocondriache calendiane, siamo seri… Cosa propone il Pd in ordine alla povertà crescente, al territorio in sfacelo, alla sanità malata, all’istruzione trasandata, alla guerra rassegnata, e via discorrendo?
L’astensionismo in spaventosa crescita grida queste domande. Sembra che la politica italiana in fin dei conti dica paradossalmente: molti astenuti, molti voti. I partiti, Pd compreso, puntano a spartirsi le spoglie della democrazia? Si esercitano nel saccheggio ai danni degli aficionados del voto? Si accontentano di predicare nel deserto dei tartari cioè di illudere a parole quanti si aspettano dalla politica eventi straordinari che possano darle un senso?
Buon lavoro ai presidenti De Pascale e Proietti: dovrebbero tradurre in concrete pillole regionali la politica che la gente sotto-sotto si aspetta anche se non ha più nemmeno il coraggio di sperare. Ogni cittadino tolto alla pessimistica ma giustificata sfiducia e riportato alla critica ma costruttiva partecipazione sarà un bel passo avanti per dare speranza a un Paese e ad un mondo disperati.