Augura anzitutto «tanta saggezza» il cardinale Pietro Parolin, al 47esimo presidente degli Stati Uniti perché «questa è la virtù principale dei governanti secondo la Bibbia». Per il segretario di Stato vaticano Trump dovrebbe «lavorare soprattutto per essere presidente di tutto il Paese» e quindi per «superare la polarizzazione» avvertita in «maniera molto molto netta in questo tempo». Il cardinale auspica che il nuovo presidente Usa «possa davvero essere un elemento di distensione e di pacificazione negli attuali conflitti che stanno sanguinando il mondo». Per far terminare le guerre, sottolinea, «ci vuole tanta umiltà, tanta disponibilità, ci vuole davvero la ricerca degli interessi generali dell’umanità, piuttosto che concentrarsi su interessi particolari». (dal quotidiano “Avvenire”)
Fin qui la felpata reazione vaticana alla rielezione di Donald Trump: l’abilità di dire tutto senza dire niente. Detto fuori dai denti, Gesù non parlava così, se avesse parlato così davanti a Caifa, forse si sarebbe risparmiato la croce. Io da sempre le chiamo “supposte” che…lasciamo perdere.
Mi viene spontaneo mettere a confronto queste parole con quelle pronunciate all’indirizzo di Trump alla vigilia del referendum sulla Brexit durante il quale l’allora candidato alla Casa Bianca sposò subdolamente la causa dell’uscita inglese dalla Ue: quanti pensano che l’Europa abbia da guadagnare da una rinnovata presidenza Usa di Trump sono serviti dalla storia abbastanza recente.
La propensione scozzese, seppure almeno in parte strumentale rispetto alle loro mire indipendentiste, verso l’Unione europea, è sfociata in rabbia ed ha trovato, per ironia del destino, un ulteriore motivo di ribellione nelle parole proferite proprio in Scozia nei giorni del referendum dall’aspirante candidato repubblicano alle presidenziali americane, Donald Trump: «Vedo un reale parallelo fra il voto per Brexit e la mia campagna negli Stati Uniti». Come riferisce Pietro Del Re, inviato di Repubblica, nel pub di John Muir a Edimburgo, quando Trump è apparso in tv, tutti i clienti si sono avvicinati allo schermo. Poi, hanno tutti assieme cominciato a urlargli insulti di ogni genere, il cui meno offensivo è stato senz’altro pig, porco. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere… (dal mio libro “Indagine sulla Brexit e il rischio sfascio dell’Europa – È populismo? Agli europeisti l’ardua sentenza”, consultabile su questo sito)
Mi si dirà che la politica non si fa nelle stanze vaticane e ancor meno nei bar. Sono perfettamente d’accordo, ma, per esprimere in modo plastico e sintetico il mio giudizio su Donald Trump (se qualcuno non lo avesse ancora capito), dirò che mi sento solidale con i profetici e schietti frequentatori del pub di Edimburgo a cui rivolgo i miei complimenti.
In cauda venenum: Gesù si sarebbe trovato più a suo agio nell’ufficio vaticano di Pietro Parolin o nel pub di Edimburgo di cui sopra? A Trump avrebbe riservato la stessa attenzione che dedicò ad Erode: un pagliaccio, pur potente che sia, andrebbe trattato come tale. Invece…