Lo Ius Italiae presentato ufficialmente da Antonio Tajani irrompe sulla scena politica alimentando una violenta bagarre nel centrodestra, con i militanti della Lega che a Pontida attaccano il ministro con striscioni e cori dove viene definito “scafista” e mandato a quel paese. Matteo Salvini interviene direttamente dal pratone scusandosi per l’accaduto ma non cambia la linea: “la legge sulla cittadinanza va bene così e non è una priorità”, dice. Gli attivisti urlano anche cori scandendo dei ‘vaffa…’, lanciando slogan come “noi siamo i giovani padani” e invocando a gran voce “secessione, secessione”. (ANSA.it)
A fare notizia non è stata tanto la presenza di Orban al raduno leghista, ma lo sfogo padan-giovanilista dei militanti: i giovani hanno una grande virtù, non conoscono e non ammettono mezze vie, o tutto o niente, quindi non possono concepire ed accettare i minuetti di Tajani e i patriottismi di Meloni, non possono che tornare all’ideologia secessionista e alla verace ispirazione bossiana.
Tutto sommato mi stanno simpatici, perché hanno il coraggio di gridare nella luce quel che i maggiorenti bisbigliano nelle tenebre. Loro hanno tirato il sasso e Matteo Salvini si è precipitato a nascondere la mano. Non so fino a qual punto si tratti di folclore o di goliardia, certamente è questione di apprezzabile sincerità.
Le reazioni imbarazzate degli alleati (?) forzisti e degli amici(?) fratelli d’Italia hanno messo ulteriormente in evidenza la debolezza ideologica di una destra troppo nostalgica ed estremista per essere liberale, troppo perbenista per essere innovativa.
La ruspante lezione dei giovani leghisti mette in crisi la politica balbettante della destra. In fin dei conti sempre meglio i sogni consistenti nel mandare affanculo Tajani e nell’invocare la secessione piuttosto che il delinquenziale ripiegamento sulle fanatiche riesumazioni fasciste.