La preghiera batte le sottigliezze vaticane

Per Medjugorje arriva il via libera ai pellegrinaggi e al culto, dato che i frutti spirituali maturati negli ultimi quarant’anni sono eccellenti. Ma ciò non significa che ci sia una soprannaturalità dei fenomeni raccontati dai famosi “veggenti”. Su questo per il momento la Santa Sede non si pronuncia. Né che i loro messaggi siano da attribuire alla Madonna, come rivelazioni private. Letti nel loro complesso, e al netto di qualche elemento problematico, sono da considerare, come ha spiegato il prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede, «testi edificanti».
Sono queste in sintesi le conclusioni della Nota “Regina della Pace”, diffusa ieri per mettere comunque un punto fermo sulla dibattuta questione, che va avanti dal 24 giugno 1981, quando cominciarono le presunte apparizioni. Il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvato da Francesco lo scorso 28 agosto, non si pronuncia sulla soprannaturalità ma riconosce gli abbondanti frutti spirituali legati alla parrocchia-santuario della Regina della Pace e formula un giudizio complessivamente positivo sui messaggi pur con alcuni chiarimenti. Tra questi frutti spirituali, vi sono «le abbondanti conversioni, il frequente ritorno alla pratica sacramentale, le numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale, l’approfondimento della vita di fede, una più intensa pratica della preghiera, molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare».
Tutto questo, viene ribadito, non implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale» e dunque «nessuno è obbligato a credervi». (dal quotidiano “Avvenire” – Mimmo Muolo)

La gerarchia ecclesiastica ha sempre tenuto un atteggiamento di estrema prudenza di fronte ai fenomeni di eventuale carattere soprannaturale: ad una sacrosanta cautela verso il pericoloso bigottismo ha sempre fatto riscontro il clericale timore di perdere il potere monopolistico nei rapporti fra la creatura ed il creatore. Difficile stabilire dove arrivi il timore di fuorviare la devozione con un’inflazione di apparizioni, fin dove si tratti di scetticismo aprioristico, fin dove si scada nella paura sacerdotale di perdere carisma.

Certo che fa stupore e stridore la differenza tra la sobrietà, la semplicità e l’immediatezza delle apparizioni da una parte e la lungaggine burocratica delle procedure e delle inchieste messe in atto dai vertici ecclesiastici dall’altra parte. È pur vero che la speculazione commerciale è sempre in agguato e rischia di rovinare tutto.

Sembra che il Vaticano (il dicastero per la dottrina della fede) abbia assunto una posizione, molto politicamente mediana e poco coraggiosamente religiosa, della serie “sì ai pellegrinaggi a Medjugorje”, ma dicendolo piano in un orecchio alle migliaia di pellegrini che non si possono deludere. Sì al devozionismo, no al miracolismo!

Esiste una contraddizione: la devozione, nel caso di Medjugorje, nasce ed è basata sulle apparizioni; se cade l’autenticità delle apparizioni mariane, perde forza la devozione. D’altra parte troppo grande era il fenomeno per poter essere misconosciuto e allora si è scelto il compromesso. Se non vado errato anche la verità di fede dell’Assunzione al cielo di Maria in anima e corpo ebbe un abbondante e lungo preludio a livello di credenza popolare, quindi non sottovalutiamone il peso ed il significato.

Gli amici e conoscenti, che fin dall’inizio si erano recati a Medjugorje, mi dicevano che in quel luogo si respirava un’aria di forte spiritualità ben lontana dal fanatismo e si assisteva ad episodi non miracolosi in senso materiale (guarigioni, etc.), ma in senso spirituale (conversioni, ritorno ai sacramenti, fervente preghiera, etc.).

Da cattolico in strisciante odore di eresia azzardo il mio parere a prescindere dai burocratici pronunciamenti vaticani: non me ne frega (quasi) niente del dicastero della dottrina della fede, mi interessa pregare Maria vergine e quindi ben vengano i luoghi dove regna un clima di spiritualità che aiuta la devozione, senza stare troppo a sottilizzare sulle apparizioni, che qualcosa di straordinario pure avranno (altrimenti sarebbe già crollato tutto l’ambaradan), e senza lasciarsi scandalizzare dagli affari che circondano i santuari mariani di tutto il mondo (che andrebbero evitati, ma che non si riescono purtroppo ad eliminare).

Forse non è un caso che Maria abbia sempre scelto di apparire agli sprovveduti e abbia accuratamente schivato i sacri palazzi: sapeva e sa perfettamente che c’è più disponibilità alla fede da parte dei piccoli che da parte dei sapienti e degli intelligenti.

Ricordiamo la barzelletta che piaceva a don Andrea Gallo, con Gesù che non vuol saperne di andare in vacanza, ma per l’insistenza del Padre e dello Spirito Santo decide finalmente di andare in Vaticano, perché non c’era mai stato. A Medjugorje, evidentemente c’era andato…magari assieme a sua madre.

Mi risulta che Bernadette rispondesse con tanta semplicità ai suoi inquisitori in merito alle apparizioni a Lourdes: “Voi dite quel che volete, ma io l’ho vista!”. D’altra parte anche il cieco nato guarito da Gesù dovette sottostare all’inchiesta dei farisei. Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».

A proposito di pratiche devozionali, certo, mi infastidiscono le abbondanti carezze riservate alle statue del Sacro Cuore e ancor più quelle alle statue della Madonna e ancor più quelle alle statue dei Santi: un devozionismo spicciolo che prescinde dai sacramenti, Eucaristia in primis. Non bisogna però sottilizzare troppo: solo Dio è in grado di valutare il fervore e la buona fede del nostro pregare. Vale in tutti i casi, Medjugorje compreso. Checché ne pensi e ne dica il ministro vaticano della fede.

A proposito, a quando lo sbaraccamento di queste sovrastrutture: non sarebbe il caso che chi ci lavora andasse a fare dell’altro, che so, ad aiutare i poveri e i sofferenti, a servire le comunità di base, a pregare assieme al popolo di Dio, a fare del bene, senza preoccuparsi troppo di certificare il bene fatto dagli altri?