Aumentare la fornitura di armi a Kiev, rimuovere ogni limitazione per il loro utilizzo anche in territorio russo. E dura condanna per la «missione di pace» di Viktor Orbán a Mosca. Appena costituito, come primo atto il nuovo Parlamento Europeo approva una risoluzione sul sostegno all’Ucraina, chiaro il valore simbolico. Un testo approvato con 495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti, e che non fa riferimenti ad azioni diplomatiche né all’idea dello stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky di invitare Mosca alla prossima conferenza di pace (proposta già respinta dal Cremlino). (dal quotidiano “Avvenire” – Giovanni Maria Del Re)
Mi chiedo quale bisogno ci fosse di segnare il territorio, come fanno i gatti in calore: si poteva aspettare che il Parlamento avviasse un dibattito interno a trecentosessanta gradi, che prendesse piede un minimo di dialogo tra i parlamentari, che si avviasse un confronto costruttivo fra le forze politiche rappresentate, in una parola che la politica facesse il suo corso. Invece si è voluto immediatamente battere un pugno sul tavolo facendolo barcollare, mettendo, seppure timidamente, a nudo le diversità e creando da subito casi di coscienza (meno male che qualcuno mantiene una coscienza attiva).
Il testo è stato preparato da Popolari, Socialisti, Renew (liberali-macroniani), Verdi e Conservatori (tra le firme anche quella del co-presidente Nicola Procaccini, di FdI). Un sì sofferto è arrivato dal Pd, con l’astensione di Marco Tarquinio e Cecilia Strada. L’ex direttore di Avvenire sottolinea il suo «sostegno politico e umanitario all’Ucraina», ma respinge «la logica della escalation bellica». «Mi rammarica – aggiunge – soprattutto che le espressioni “conferenza di pace” e “iniziative diplomatiche” non siano parte integrante della risoluzione, mentre ha largo spazio una visione militarista». Per Tarquinio «il dialogo e la costruzione della pace devono tornare a essere colonna portante delle azioni europee».
In realtà l’intera delegazione del Pd non ha apprezzato il passaggio sulle armi, ricordando il ruolo storico dell’Europa «come progetto di pace: per questo nella risoluzione votata oggi abbiamo votato contro la proposta di eliminare le restrizioni all’utilizzo di armi occidentali contro obiettivi militari sul territorio russo». Gesto però solo simbolico visto che poi ha detto sì all’intera risoluzione. Mossa analoga da parte di FdI, ma su un altro aspetto: la condanna di Orbán. «Abbiamo votato – ha dichiarato il capodelegazione Carlo Fidanza – contro la prima parte (del paragrafo relativo al leader magiaro) che conteneva un attacco strumentale al governo ungherese che nulla ha a che fare con le sorti dell’Ucraina». FdI in realtà si è astenuta anche sul paragrafo inerente l’uso delle armi su territorio russo. Poi però il partito della premier ha votato a favore della risoluzione nel suo complesso.
(…)
Contrario alla risoluzione M5S, votano «no» anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano di Sinistra italiana e tre eurodeputati italiani dei Verdi, Cristina Guarda, Leoluca Orlando e Benedetti Scuderi, in dissenso con il proprio gruppo. (ancora dal quotidiano “Avvenire” – Giovanni Maria Del Re)
La Ue, se continua su questa folle linea di politica estera, è destinata alla irrilevanza umanitaria e diplomatica: tutti allineati e coperti in un tunnel che porta al disastro bellico. Come primo passo non c’è male… Nessuna apertura, nessuna proposta metodologica di pace, nessuna fedeltà alla vocazione pacifica e pacificatrice dell’Europa così come l’avevano ideata i pionieri e i fondatori.
In questa Europa non mi riconosco, così come non mi riconosco in una sinistra che non riesce a dire qualcosa di sinistra sul tema della pace: devo guardare ai dissidenti, accontentarmi della loro personale sensibilità, esprimere la mia solidarietà in particolare a Marco Tarquinio, proveniente da quel mondo cattolico di cui mi sento parte, col quale mi complimento vivamente.