Amicizia sì, complicità no, omertà nemmeno

L’ufficio del Comitato internazionale della Croce Rossa a Gaza, circondato da centinaia di civili sfollati che vivono nelle tende, è stato danneggiato da proiettili di grosso calibro caduti nelle vicinanze”: subito dopo il bombardamento “22 corpi e 45 feriti sono stati portati al vicino ospedale da campo della Croce Rossa”. (Ansa)

Il concetto è talmente scontato da essere divenuto un modo di dire. ‘Non sparate sulla Croce Rossa’ è più di una frase comune: denuncia l’impossibilità – a meno di manifesta viltà – di scagliarsi contro gli indifesi. Ancor di più, di scatenare atti violenti contro chi presta il proprio servizio per portare soccorso a persone in pericolo disarmato, neutrale e indipendente. Da qualche anno a questa parte, il principio è messo in discussione con sempre maggiore frequenza. (Limes)

In questi giorni è successo a Gaza un fatto che dimostra la follia bellica da cui siamo circondati. Tutta colpa di Hamas? Ma fatemi il piacere! C’è una precisa responsabilità di Israele: stiamo andando ben oltre la vendetta, c’è la volontà di distruggere il popolo palestinese. La guerra si sta allargando al Libano e tutti stanno a guardare. L’episodio di cui sopra è emblematico: non c’è limite alla volontà di guerra.

Un tempo si usava un atro modo di dire per significare il paradosso di certi comportamenti: bestemmiare in chiesa! Considerato l’ebraismo, religione a cui si ispira lo Stato di Israele, potremmo dire: bestemmiare in sinagoga!

Ascolto narrazioni che continuano a giustificare il comportamento del governo israeliano. Anche per questo conflitto, come per quello tra Russia e Ucraina, chi osa protestare contro i crimini di guerra perpetrati da Israele viene immediatamente catalogato come tifoso di Hamas, come amico del giaguaro, come fazioso scambiatore delle carte in tavola.

Non vado oltre nei miei giudizi, mi rimetto al messaggio di Sergio Mattarella per lo Yom Haatzmaut, festa dell’indipendenza, inviato al presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, che di seguito riprendo da Sir Agenzia d’informazione.

 “Rinnovo la ferma condanna per l’atroce attacco terroristico del 7 ottobre 2023 e le espressioni del cordoglio della Repubblica Italiana e mio personale. Resta viva negli italiani tutti la speranza che gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas possano essere quanto prima restituiti alla libertà e all’affetto dei propri cari. È altresì indispensabile giungere a un’immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, anche per consentire il pieno accesso umanitario alla popolazione civile, da mesi stremata e bisognosa del sostegno della Comunità internazionale”. Lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, in occasione della ricorrenza dello Yom Haatzmaut. “I nostri Paesi – sottolinea il Capo dello Stato italiano – sono uniti da un legame profondo, fondato su valori comuni e cresciuto nel tempo grazie a un’ampia e diversificata collaborazione che ha promosso il benessere dei nostri popoli e una sempre più profonda conoscenza reciproca. È, questo, un patrimonio comune cui l’Italia annette la massima importanza, meritevole di essere preservato e consolidato. In questo giorno di giustificato orgoglio del popolo israeliano, assistiamo con grandissima preoccupazione ai drammatici sviluppi nella regione, sempre più segnata da violenza e tensioni. In tale contesto, desidero ribadire l’impegno dell’Italia affinché Israele possa esercitare in pace e sicurezza il proprio diritto inalienabile a esistere”.
“Auspichiamo che quanto prima il ciclo della violenza possa essere interrotto, che si riducano le tensioni – anche al livello regionale – e che si apra la strada ad un dialogo che porti ad una soluzione a due Stati, giusta, necessaria, sostenibile, in linea con il diritto internazionale”, prosegue Mattarella, parlando di “una soluzione che è nell’interesse di tutti e per la quale tutti dobbiamo impegnarci”.

Il nostro Presidente, dimostra come si possa essere amici di uno Stato, ma proprio partendo dall’amicizia si possa dire la verità, seppure in modo molto diplomatico, e auspicare la fine delle ostilità, senza dimenticare i torti e le ragioni di entrambe le parti in conflitto.

Se la risposta di Israele è quella di “sparare sulla Croce Rossa”, bisognerebbe forse ripensare anche alle amicizie al fine di evitare che diventino occasioni di omertosa neutralità.