La Basilicata, insomma, consegna a Pd e M5s lo spettro di diventare strutturalmente minoritari. E se dopo la Sardegna pareva plausibile che alle Europee la somma dei partiti delle due coalizioni potesse allinearsi, ora questa prospettiva sembra sparire. Soprattutto con la crescita di Forza Italia che va a calmierare le perdite del Carroccio. (dal quotidiano “Avvenire” – Marco Iasevoli)
Mi permetto di non essere d’accordo, innanzitutto perché attualmente in politica non c’è (purtroppo) nulla di strutturale: gli scenari sono intercambiabili, sembra di essere in palcoscenico durante un intervallo fra gli atti della rappresentazione teatrale.
In secondo luogo la debolezza dei partiti di sinistra non è un destino cinico e baro, ma una conseguenza logica della mancanza di un programma serio di governo, che prenda le mosse dagli enormi problemi della gente, del rifugiarsi in tattiche elettorali snaturanti, evasive e controproducenti (la candidatura di Elly Schlein o addirittura il suo nome accanto al simbolo), del giocare a rincorrersi su temi divisivi piuttosto che cercare convergenze su temi condivisibili (la gara al più pulito anziché la comune battaglia allo sporco dell’ingiustizia e delle povertà).
Come ha argutamente, ma forse lapalissianamente, sostenuto Lina Palmerini, editorialista del Sole 24 ore, il programma della sinistra è già fatto ed è sotto gli occhi di tutti e del suo potenziale elettorato: i punti salienti sono il ripristino e la valorizzazione della sanità pubblica, il perseguimento dell’equità fiscale, la sicurezza del lavoro e la sua sprecarizzazione, la lotta alle povertà, etc. etc. Dovrebbe bastare unire questi punti e la proposta agli elettori sarebbe pronta da votare.
L’alternativa non consiste tanto nella contrapposizione delle classi dirigenti e delle candidature personali, ma nelle politiche socio-economiche diverse da quelle di destra e nel conseguente recupero di fiducia dalle classi sociali meno abbienti o comunque insoddisfatte. Ed è quanto manca al potenziale elettorato di sinistra per uscire dallo scetticismo, dall’astensionismo sterile e finanche dall’illusionismo destrorso.
Sono anch’io collocabile in questo scomodo parterre, vedovo di una sinistra credibile, in attesa di un matrimonio se non d’amore almeno di interesse.
Il PD e il M5S sono estremamente carenti su questo piano, fanno opposizione in modo strumentale e polemico alla destra, ma in realtà si fanno paradossale vicendevole opposizione. Le uniche due eccezioni ideologiche alla politica pragmatica di una sinistra credibile sono l’antifascismo e il pacifismo. Il primo non è roba vecchia ma modernissima e fondamentalissima. Il secondo non è roba da sognatori, ma da politici a mondo tutto tondo.
Resto in attesa delle regole socio-economiche costituenti una verace politica di sinistra e delle suddette eccezioni alle regole. Diversamente la prova d’esame rischia di diventare strutturalmente e costantemente rinviabile alla prossima sessione.