Una gonfiata al giorno toglie Giorgia di torno

Dall’entourage di Giorgia Meloni tengono a far sapere che la premier non ce l’aveva affatto col presidente della Repubblica, l’altra sera a Tg2 Post, quando s’è scagliata contro le istituzioni che negano ai poliziotti solidarietà e sostegno. L’eco della smentita ha raggiunto il Colle, ma non è chiaro se lassù vi abbiano creduto o meno. Qualche segnale fa propendere per il no. Del resto Meloni nell’intervista era stata piuttosto esplicita. «Io penso», aveva scandito, «che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi oggi rischia la sua incolumità per garantire la nostra». Ancora: «Non si può parlare delle forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona perché in tutti gli altri casi, in cui vi sono stati 120 agenti di pubblica sicurezza finiti all’ospedale, magari anche con stipendi inadeguati, nessuno ha detto loro grazie». Dunque ai piani altissimi del Palazzo ci sarebbe chi non prova alcuna riconoscenza, anzi tenta di fare il vuoto intorno alla Polizia. E visto che due giorni prima il presidente aveva condannato senza attenuanti l’uso dei manganelli nei confronti degli studenti, a chi poteva riferirsi la premier se non a lui?

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Se si raccolgono gli umori dei Fratelli d’Italia e nella maggioranza parlamentare, sono in molti quelli che privatamente si sfogano contro Mattarella e lo accusano di avere esposto la Celere a possibili violenze di piazza. Anche questo rumore di fondo è stato captato dalle antenne del Colle. Meloni non è certo impermeabile a queste opinioni, e sono in molti a indicare la polemica contro la polizia come intempestiva, visto che il giorno seguente, la domenica, si svolgevano le elezioni in Sardegna, finite male per Fratelli d’Italia. A pesare sui rapporti meno fluidi con il Quirinale, però, nonostante gli sforzi di alcuni ministri, c’è anche la perdita di centralità a Palazzo Chigi dell’uomo che più di tutti curava le relazioni con il Colle: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Definire Mattarella irritato non ne rispecchia lo stato d’animo. Chi frequenta quelle stanze lo descrive semmai «tranquillo e sereno». Ma più degli umori presidenziali è rilevante capire se, dopo l’attacco (per quanto smentito) della premier l’uomo del Colle si lascerà intimorire e in futuro, per evitare tensioni con il governo, sarà più cauto nell’esercitare il proprio ruolo di Garante. Chi meglio conosce il suo personaggio lo esclude categoricamente. In fondo, è l’argomento usato, Mattarella ci ha fatto l’abitudine, non è un pivello. Nei suoi nove anni da presidente più volte ha avuto a che fare con chi, “unto” dal popolo sovrano, s’è mostrato insofferente alle regole che a lui spetta far rispettare. Addirittura Luigi Di Maio e Giorgia Meloni chiesero nei suoi confronti l’impeachment allorché rifiutò la nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. Ecco perché la previsione, dalle sue parti, è che Mattarella non cambierà rotta. E tornasse indietro, ridirebbe tutto quanto ha detto sull’errore di prendere a manganellate i ragazzi che manifestano liberamente. (dal quotidiano “La stampa” – Ugo Magri, Francesco Olivo)

Parto dalle ricostruzioni firmate da un quirinalista molto autorevole come Ugo Magri, che, fra l’altro, ho avuto il piacere di conoscere e nella cui attendibilità confido. Mi sembra che il suo pezzo, condiviso col collega Francesco Olivo della redazione Esteri-Economia, fotografi perfettamente la delicata situazione venutasi a creare nei rapporti tra i due palazzi istituzionalmente più rilevanti. Mi permetto soltanto di aggiungere un po’ di sale sulla coda della premier.

Che Giorgia Meloni si sia montata la testa è realtà sotto gli occhi di tutti. Deve però stare ben attenta, perché forse sta superando il limite di guardia sia a livello istituzionale che a livello mediatico. Andare contro Sergio Mattarella è una gara dura.

Se puntano a devitalizzarlo con la riforma del premierato o del presidenzialismo, dovranno fare i conti con un referendum dall’esito quasi segnato: il popolo italiano è allergico alle riforme costituzionali perché ci sente puzza di bruciato. Figuriamoci se ci fosse di mezzo Mattarella il cui gradimento popolare è sempre e comunque alle stelle. Se pensano di logorarlo trascinandolo in uno strisciante conflitto istituzionale, si sbagliano di grosso, perché Mattarella sta dimostrando di avere nervi d’acciaio e non si fa di certo impressionare da una dilettante allo sbaraglio. Se vogliono metterlo in difficoltà creando dei continui cortocircuiti istituzionali, sappiano che il Presidente della Repubblica è il garante della Costituzione ed usa questo invincibile strumento. Se intendono portare lo scontro politico fin dentro il Quirinale, dovrebbero sapere che Mattarella conosce la politica molto bene, certamente più della signora Cocomeri, dei suoi penosi leccapiedi e dei suoi insulsi pretoriani più o meno prezzolati.

Se si illudono di scalfire il consenso popolare di cui gode Mattarella, creandogli una sorta di contraltare mediatico, allestendo un ring su cui combatterebbero i due presidenti, quello del Consiglio e quello della Repubblica, con tanto di tifoserie al seguito, dovrebbero rendersi conto che contro il Capo dello Stato, così com’è configurato dalla Costituzione, ragion non vale.

Un giorno una rana vide in un prato un bue e, toccata dall’invidia per una così grande mole, gonfiò la sua pelle rugosa. Domandò poi ai suoi figli se non fosse più grossa del bue. Quelli risposero in coro: “Noooo”. Di nuovo, con uno sforzo maggiore, tese la pelle e chiese di nuovo chi dei due fosse più grosso. I figlioletti risposero: “Il bueeee”. Infine, mentre provò a gonfiarsi ancora di più, inspirò moltissima aria finché… BOOOOOM!

Probabilmente c’è una variante da introdurre alla favoletta di Fedro. I figli della rana potrebbero rispondere: “No, ma…”. E allora i tentativi di gonfiarsi andrebbero magari per le lunghe, ma l’esito finale sarebbe comunque ancor più devastante: l’esplosione potrebbe avere un effetto a catena fino a spazzare via tutto l’ambaradan di centro-destra.

Perché chi troppo vuole, anche in politica, nulla stringe e aggiungo…come tutto il mal degli attacchi subdoli a Mattarella non venga per nuocere.