Eravamo alla fine degli anni sessanta del secolo scorso. Ero segretario di una sezione della Democrazia Cristiana intitolata al partigiano cattolico “Giuseppe Vignali”, aderivo alla corrente della sinistra Dc di “Forze Nuove”, la sinistra cattolica sindacal-aclista di Giulio Pastore e di Carlo Donat Cattin. Durante un dibattito osai parlare di disarmo della polizia nei conflitti di lavoro (c’era una proposta di legge al riguardo di cui era primo firmatario il parlamentare democristiano Armando Foschi). Si scatenò un autentico pandemonio, alcuni iscritti inveirono contro di me al grido di “i cannoni alla polizia”; iniziò per me un calvario che culminò nella mia defenestrazione da segretario. Forse ero troppo di sinistra in un partito di centro che, nonostante quanto avesse teorizzato Alcide De Gasperi, faticava a guardare a sinistra.
L’atteggiamento della politica verso l’operato delle forze di polizia è sempre stato un tema caldo: si oscilla tra l’acritico e fideistico riconoscimento del ruolo e il sospettoso scetticismo nei riguardi dei tutori dell’ordine pubblico. La questione è ancora oggi più aperta e politicizzata che mai. Non c’è posto per un’analisi seria di pregi e difetti, di meriti ed errori.
Certi interventi a dir poco eccessivi, come quello ai danni degli studenti di Pisa, fanno sorgere non pochi dubbi sulla gestione faziosa dell’ordine pubblico. Immancabilmente vi è chi insorge a difendere pregiudizialmente la polizia respingendo ogni e qualsiasi se e ma. Poi arriva puntualmente l’episodio, come quello della volante della polizia assaltata da autonomi di centri sociali e anarchici, per liberare un compagno, e scatta la “martirizzazione” con conseguente indulgenza plenaria per tutti i peccati commessi.
“Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle Istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra. Qualche ora fa ci sono stati 50 autonomi dei centri sociali che hanno assaltato una macchina della polizia a Torino per liberare un immigrato che doveva essere rimpatriato: quanti di quelli che in questi giorni hanno attaccato le forze dell’ordine in modo indiscriminato vogliono anche esprimere solidarietà a questi agenti?”. Così il presidente del Consiglio.
E chi ha tolto il sostegno delle Istituzioni alla polizia? Il Presidente della Repubblica perché “ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulle capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni e che con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”?
E chi non ha il coraggio di esprimere solidarietà agli agenti assaltati? Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “ha chiamato il capo della polizia per essere informato di quanto avvenuto e per esprimere solidarietà agli agenti della pattuglia aggredita a Torino, ribadendo fiducia e vicinanza” nei confronti delle forze dell’ordine: lo fa sapere il Quirinale.
Giorgia Meloni è pertanto servita. È lei che purtroppo non ha il coraggio di ammettere gli errori della polizia e del suo governo. Forse ha ragione, perché, se lo facesse, canterebbe un quotidiano ritornello contro la sua governativa armata Brancaleone.
Torno alla questione di fondo riguardante i comportamenti della polizia, che automaticamente, se vengono condizionati dall’aria che tira a livello governativo, rischiano di diventare faziosi e in odore di regime. Si può pertanto criticare le forze dell’ordine proprio perché se ne rispetta il ruolo e se ne apprezza la funzione.
In questa società, soprattutto dopo che al governo siede la destra, non si può ragionare: prendere o lasciare, a favore o contro, con me o contro di me, vale chi vince le elezioni e gli altri (che sono la maggioranza più o meno silente) si vergognino. In poche parole viene messo sostanzialmente in discussione il diritto al dissenso, aggirandolo persino con una populistica riforma costituzionale (premierato o repubblica presidenziale come dir si voglia).
Attenzione, perché questo modo di impostare la politica e il rapporto con i cittadini e le Istituzioni non può reggere e durare nel tempo, deve per forza di cose sfociare nello scontro fra autoritarismo, più o meno subdolo e strisciante, e resistenza, più o meno forte e attiva. La polizia si prepari…