Il 20 per cento o meno della metà? La percentuale massima di alunni stranieri nelle classi italiane continua a interrogare la politica, strascico della vicenda di Pioltello. Se una scuola densamente popolata da alunni musulmani ha ritenuto di chiudere nel giorno conclusivo del Ramadan proprio perché le aule sarebbero state comunque vuote, ecco che si ricomincia a ragionare su “tetti” e “quote”. Ma quale potrebbe essere una equilibrata distribuzione delle presenze per una didattica che da una parte non penalizzi gli alunni italiani e dall’altra garantisca una corretta integrazione? Le ricette divergono. (dal quotidiano “Avvenire”)
Al solo pensare a simili regole mi vengono i brividi. Ci vogliamo mettere in testa che la presenza degli stranieri è una realtà imprescindibile e per certi versi molto favorevole? Anche su questo tema sto dalla parte di papa Francesco, che chiede pressantemente di “accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti”.
Se non vogliamo ascoltare il papa, diamo almeno un po’ di attenzione a quanto emerge dai dati Istat: “Gli stranieri nel 2023, oltre a contrastare il calo della popolazione con un saldo migratorio che compensa, quasi del tutto, il saldo naturale negativo, contribuiscono a rallentare il processo di invecchiamento”. Siamo chiusi in un egoistico recinto e abbiamo la presunzione di vivere sempre più soli, sempre più vecchi e sempre più disperati.
Il caro e indimenticabile amico don Luciano Scaccaglia, operava evangeliche provocazioni liturgiche. I gesti erano genialmente ed immediatamente allargati dal loro religioso simbolismo all’impatto esistenziale. Durante la celebrazione del Battesimo sull’altare venivano posti due riferimenti essenziali: la Bibbia e la Costituzione italiana. L’una chiedeva al cristiano la fedeltà alla Parola di Dio, l’altra al cittadino l’attivo rispetto dei principi democratici posti a base del vivere civile.
Il Vangelo e tutta la Bibbia, dietro cui si nascondono molti benpensanti cattolici, insegnano ad accogliere lo straniero che deve essere considerato sacro (ero straniero e mi avete accolto…).
La Costituzione riconosce espressamente agli stranieri (anche agli stranieri non presenti regolarmente nel territorio italiano) parità di trattamento con il cittadino italiano per la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi; penso che fra i diritti ci sia quello all’istruzione senza discriminazioni di sorta.
E noi stiamo a disquisire sulla modica quantità, come per le droghe. Lasciamo perdere! Oltre tutto sono battaglie di retroguardia, perse in partenza. Preoccupiamoci di integrare al meglio i bambini stranieri a livello scolastico e non consideriamoli come una medicina amara da ingoiare dopo averla dosata.
Il ministro dell’istruzione non perde occasione per affrontare i problemi nel modo sbagliato. Ne ha già dette e fatte di tutti i colori. Basta! Faccia il ministro e non l’agit-prop del centro destra e della sua visione sociale asfittica.
Dal punto di vista burocratico-amministrativo un tetto di presenze in caso di alunni con ridotta conoscenza dell’italiano esiste già, è al 30% ed è contenuto in una circolare del 2010 dell’allora ministra Gelmini, che ammetteva però deroghe.
Chiudo dando un occhio ai dati del fenomeno degli stranieri a scuola come pubblicato sempre dal quotidiano “Avvenire”. Le scuole italiane nel 2022/23 erano frequentate da circa un milione di studenti con cittadinanza non italiana, l’11,3% del totale degli iscritti. L’anno precedente erano 865.388. Un terzo è inserito alle elementari, il 19% alle medie e il 21% alle superiori. Le scuole del Nord-Italia ospitano più della metà degli alunni stranieri, e la Lombardia da sola ne totalizza il 25% (238.254). Ultima notazione: il 67 degli alunni con cittadinanza non italiana è nato… in Italia.
La questione può essere affrontata in modo costruttivo e senza alcuna ansia emergenziale e pseudo-culturale. Ricordiamoci di cosa dice il Papa: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Il di più viene dalle farlocche difese identitarie di Salvini e dalle nostalgiche smanie nazionalistiche di Meloni, a cui troppa gente fa attenzione e dà ascolto.