Guglielmo Zucconi sosteneva simpaticamente che gli Italiani vorrebbero “i servizi segreti pubblici”. Perfino Angela Merkel cadde tempo fa in questa contraddizione: si accorse che la CIA spiava tutto e tutti. Ma mi facesse il piacere… Chi è senza spie, scagli la prima pietra…
Aldo Moro, dall’alto del suo saggio scetticismo, non si scandalizzava e commentava: «Non sono forse le spie le peggiori persone che esistano in terra?». Come volevasi dimostrare: Moro era nel mirino degli Usa, della Nato e dei servizi segreti americani, israeliani, inglesi, che volevano bloccare la sua operazione politica, vale a dire l’apertura al partito comunista per agevolarne la completa democratizzazione e la partecipazione alla vita democratica in ossequio allo spirito resistenziale e costituzionale. Sapeva di essere sotto battuta e nessuno lo ha aiutato. Le BR con ogni probabilità infiltrate da spie occidentali, forse addirittura a loro insaputa, sono state protagoniste di un gioco ben più grande, pilotato da forze occulte, molte e di varia natura, unite dall’interesse di chi non voleva assolutamente un nuovo corso politico a livello italiano ed europeo.
A fronte di queste vicende, cosa volete che sia il nostro attuale immancabile scandalo, che tuttavia si sta allargando a macchia d’olio. Da una parte sembra la macchiettistica fotografia della versione all’italiana dell’uso delle informazioni segrete, dall’altra dimostra l’inquietante debolezza del sistema facilmente aggirabile e strumentalizzabile a fini inconfessabili e addirittura incomprensibili.
Una mole «mostruosa» di accessi, quella del finanziere Pasquale Striano, nell’ordine di 10mila accessi e download di oltre 33mila file scaricati dalla banca dati della direzione nazionale Antimafia. Un’attività di «ricerca spasmodica di informazioni» in cui Striano non era solo, visto che gli accessi illegittimi emersi durante l’indagine di Perugia sono continuati anche dopo l’avvio dell’inchiesta su di lui e il suo trasferimento ad un incarico non operativo. Nel giorno dell’audizione prima in Commissione Antimafia e poi al Copasir del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, titolare dell’indagine sul caso di dossieraggio di personaggi del mondo della politica e di vip ad opera del tenente della Guardia di Finanza Striano (e il giorno dopo l’audizione del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, anch’egli ieri al Copasir) emergono nuovi «inquietanti» dettagli su quella sorta di «verminaio» – come lo bolla Cantone – che ruota intorno alle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos). Ed è il titolare dell’ufficio umbro a non lesinare nuove informazioni su un’indagine ben più ampia di quanto si pensasse all’inizio. (dal quotidiano “Avvenire”)
Naturalmente c’è chi soffia sul fuoco. Il centro-destra si sente nel mirino dal momento che la maggior parte delle spiate lo riguarda e quindi non trova di meglio che fare la vittima anche e soprattutto in funzione elettorale. Cose peraltro risapute relative ai conflitti di interesse ed altri eventuali comportamenti opachi. Stiano quindi tranquilli, gli italiani, fin dai tempi di Berlusconi, reagiscono all’americana (vedi Trump), se ne fregano delle “marachelle” dei politici, arrivano addirittura a considerarle furbate da elogiare e imitare.
Qualcuno sostiene che se la sinistra fosse nel mirino degli spioni farebbe altrettanto casino. Possibile! Ciò non toglie che in discussione non ci sia tanto la politica quanto un malcostume che investe anche gangli molto delicati della nostra società. E allora dovrei ripartire daccapo, dall’incipit di questo commento.
Il sistema informativo segreto dovrebbe difendere la società dagli attacchi provenienti da forze occulte: una sorta di antivirus socio-politico. Purtroppo verifichiamo che l’antivirus è pieno di virus, che occorre paradossalmente lanciare gli sos (segnali per la richiesta di soccorso) contro gli sos (segnalazioni di operazioni sospette).
Le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) sono attività con cui le banche portano a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria (Uif, organo che fa capo alla Banca d’Italia) movimenti finanziari dietro i quali si può ragionevolmente sospettare si nascondano operazioni di riciclaggio o di finanziamento illecito (ad esempio a gruppi terroristici e comunque fuori legge). Tali segnalazioni finiscono poi nelle banche dati a disposizione di magistrati o ufficiali di Polizia giudiziaria che possono ricavarne ipotesi di reato o materiale di inchiesta ritenuto in qualche maniera utile al proprio lavoro. Le operazioni di accesso alle Sos sono tracciabili e attraverso le password si può risalire al loro autore. Le segnalazioni sono schermate da codici criptati dove i nomi non sono leggibili e diventano accessibili solo a seconda delle ipotesi di reato: nel caso della Procura nazionale antimafia, arrivano soltanto quelle che riguardano riciclaggio di denaro compiuto da organizzazioni mafiose o terroristiche. L’ufficio sulle Segnalazioni di operazioni sospette, dal 2023 coordinato da tre pm, è inserito nell’ambito del Servizio di contrasto patrimoniale. (dal quotidiano “Avvenire”)
Un sistema molto complesso, utile ma che si presta ad abusi, molto difficile da controllare: giustissimo partire dai giri di danaro da cui dovrebbe scaturire una sorta di valanga informativa che può sì travolgere il marcio che esiste nella società, ma che può finire col creare una trasversale confusione socio-politica in cui non ci si raccapezza più.
Poi c’è il discorso della libertà di stampa. Queste informazioni segrete che vengono subdolamente alla luce devono o non devono essere pubblicate? Democrazia vuole che vengano divulgate se e in quanto prevalga l’interesse pubblico all’informazione sull’interesse pubblico alla discrezione. Tracciare un confine tra questi due interessi è praticamente impossibile, quindi meglio pubblicare tutto e sempre, rischiando la bulimia democratica piuttosto che l’anoressia.
Infine c’è la funzione della magistratura. La storia è piena di cortocircuiti tra indagini per scovare chi delinque e intoccabilità dei servizi segreti che, per loro natura, devono operare ai limiti se non al di fuori della legalità. Il caso esploso in questi giorni è così clamoroso da mettere i giudici in grado di controllare i comportamenti e punire i reati. Non vorrei però che in prospettiva si venisse a ripetere a rovescio quanto spesso succede nei rapporti tra forze di polizia (tributaria in particolare) e magistratura: noi li scopriamo e loro li assolvono. Nel caso delle spie: come facciamo a combattere il malaffare se non possiamo metterci dentro il naso…
Più ci penso e più aveva ragione da vendere Aldo Moro anche se ci lasciò la vita. Sì, perché si comincia con gli Striano e non si sa dove si va a finire. Pure Guglielmo Zucconi aveva le sue buone ironiche ragioni: rendere pubblico il processo informativo segreto è un folle controsenso. Mi viene però spontanea una domanda: siamo proprio sicuri che le informazioni segrete siano necessarie per difenderci dai pericoli più o meno sovversivi? Non sarà “pezo el tacón del buso”?