Proprio mentre i partecipanti alla riunione del Consiglio d’Europa si dedicavano al gioco delle pignatte, in Russia avveniva un fatto eclatante e inquietante: un attentato in piena regola con abbondanza di morti e feriti.
I leader europei tiravano bastonate all’aria in cerca della difesa comune europea, dei fondi per sostenere militarmente l’Ucraina e per autofinanziarsi in un’economia di guerra; qualcuno imprecava contro Putin vagheggiando persino un intervento armato sul campo, qualcuno frenava e si accontentava di fare la guerra a distanza, qualcun altro arrivava persino a complimentarsi con Putin per il recente successo plebiscitario, qualcun altro ancora, leggi Giorgia Meloni, sembrava dire cinicamente che, in fin dei conti, per la sua navigazione da premier tutto fa brodo, anche e soprattutto la guerra (come da sempre succede a chi brancola nel buio e distrae così l’attenzione dalle proprie malefatte interne), che inopinatamente legittima la sua collocazione internazionale (doveva essere il punto debole e si sta rivelando il punto forte).
Di pace e di iniziative diplomatiche serie in funzione almeno di uno straccio di cessate il fuoco neanche a morire. Sul più bello arriva la notizia, è proprio il caso di dire esplosiva, di un attentato a Mosca, preparato con molta cura a giudicare dagli effetti devastanti che ha avuto nella sala da concerto: morti e feriti in abbondanza.
Questa azione, al momento inspiegabile nel teatro bellico, sembrava dire agli europei: lasciate perdere perché qui si fa sul serio mentre voi scherzate col fuoco e state bene attenti che la guerra può arrivare anche, con qualche attentato, nei vostri Paesi a rendere incandescenti le prossime urne elettorali.
Tutti si interrogano su chi possa stare dietro questa azione di stampo terroristico: tutte le ipotesi sono buone, nessuna esclusa. Forse è l’ulteriore dimostrazione che la situazione bellica è completamente fuori controllo: la guerra fine a se stessa, che alimenta se stessa. Ha sempre più ragione papa Francesco quando trova il filo della matassa aggrovigliata nell’industria delle armi e nell’economia di guerra che su di essa si basa.
E l’Europa continua a stare a guardare, non trova un rigurgito di vitalità in chiave pacificatrice. Le Istituzioni europee sono impegnate nella ricerca di equilibri per il post-elezioni. Gli Stati europei sono ancorati all’abc dell’europeismo. Gli Usa fanno il gioco delle tre carte: Biden, Trump e la guerra nucleare. La Cina si limita a rompere le uova nel paniere a tutti (Onu compresa) pensando di salvaguardare la propria gastronomia con le frittate altrui.
Comincio, seriamente anche se paradossalmente, a pensare che in un casino simile l’unico personaggio in grado di battere un colpo possa essere Donald Trump. Anzi, diciamo meglio. L’unico personaggio capace di formulare un’ipotesi strategica nell’interesse dell’umanità è papa Francesco: o lui o Trump. Voglio esagerare: o la logica evangelica o quella demoniaca. Nella seconda ipotesi che si fa sempre più strada, l’uomo giusto è Donald Trump. Se vogliamo distruggere tutto facendo finta di salvare il salvabile affidiamoci al tycoon americano. Lui sì che se ne intende. Magari in Europa c’è qualcuno che ci sta facendo più di un pensierino: non mi riferisco solo al diavoletto Orban…